Il sindaco di Alassio ha pronte 90 denunce per «scandali» edilizi

Il sindaco di Alassio ha pronte 90 denunce per «scandali» edilizi Alle inchieste in Riviera seguono le azioni giudiziarie Il sindaco di Alassio ha pronte 90 denunce per «scandali» edilizi Sarebbero coinvolte personalità molto in vista - Anche a Loano si intènde usare la massima severità contro gli speculatori delle aree fabbricabili - «Sono stati commessi errori enormi» (Dal nostro inviato speciale) Alassio, 26 agosto. Alle Inchieste seguono le denunce. Il quadro confuso delle irregolarità nell'edilizia della Riviera si illumina con episodi inaspettati: il sindaco di Alassio, Sisto Pelle, ha pronte novanta denunce alla autorità giudiziaria contro responsabili di abusi e di costruzioni sorte violando le leggi e i regolamenti locali. Il fatto assume valore esemplare non soltanto in Riviera. Un sindaco, confortato da ripetuti inviti di consiglieri comunali di parti diverse, decide finalmente di assumersi le responsabilità proprie del suo ufficio e di adempiere gli obblighi prescritti dalla legge. I suoi poteri sono ampi: pub revocare licenze di costruzione anche contro il parere della Commissione edilizia (organo consultivo, quasi sempre dominato da rappresentanti degli impresari e da professionisti interessati), può far sospendere lavori iniziati, può anche intimare demolizioni. Se non agisce è passibile a sua volta di dennuncia per « omissione di atti d'ufficio». Il caso di Alassio è senz'altro clamoroso. Le novanta denunce non ancora inoltrate al pretore (il quale le passerà probabilmente alla Procura della Repubblica) ma già pronte toccano quasi tutte protagonisti dell'attività edilizia, coinvolgendo nomi di grande rilievo locale. Qualche abuso è di portata minima; finestre aperte senza licenza, balconi più sporgenti del consentito, piccoli edifici in parte diversi dal progetto. Non è in queste infrazioni la sostanza dell'episodio. Contano, invece, le denunce di abusi massicci avvenuti dalla fine del 1964 in poi, 0 in corso di esecuzione: «attici» fraudolenti, sòpraelevazioni disinvolte, ville divenute condominii, edifici sorti senza alcuna licenza. Le conseguenze possono essere gravi per i denunciati: fino a sei mesi di arresto. Imprevedibili gli sviluppi per quel che riguarda gli uffici comunali incaricati dei controlli e delle segnalazioni. L'episodio di Alassio suona ammonitore nel momento della rincorsa alla realizzazione di progetti frettolosamente allestiti entro il 31 agosto dello scorso anno, termine stabilito dalla « legge-ponte» per i centri urbani non provvisti di strumenti urbanistici adeguati (Alassio non ha piano regolatore, sta per darselo dopo decenni di disordine). Il 31 agosto prossimo scade il tempo per l'inizio dei lavori autorizzati dalle licenze concesse in massa nell'estate del 1968. Si stava gonfiando, ad Alassio come in tutta la Riviera, una nuova ondata di costruzioni (diecimila vani in pochi comuni fra Capo Mele e Loano) decise non per seguire una richiesta di mercato ma per cogliere l'ultima opportunità di concludere operazioni speculative imbastite negli anni del massimo disordine. Allora bastava comprare un terreno, o un vecchio edificio da demolire, per moltiplicare il capitale investito. Quelle operazioni riuscivano meglio in assenza di un'ordinata programmazione dello sviluppo urbano e col favore di una cronica assenza di controlli. 1 guadagni più forti erano dati dal gioco degli abusi, praticato con la tolleranza dei pubblici amministratori. Era ormai norma comune costruire un piano oltre il consentito, un condominio dove era stata autorizzata una villa, una serie di palazzine dove mancavano le premesse legali e le infrastrutture per una disciplinata lottizzazione. Il gesto del sindaco di Alassio segna una svolta. Rompe la tradizione di taciti consensi alle irregolarità; avverte gli amministratori di altre cittadine. «Non è piacevole compiere questo passo », dice il sindaco Pelle. Lo crediamo. I legami di vecchie solidarietà sono forti nei piccoli centri; una denuncia diventa atto di guerra contro persone amiche da anni. Ma l'interesse della collettività non consente appoggi ad avventure private che diventano prove di potere Individuale nel disprezzo della legge. Alassio era divenuta un campione dell'edilizia speculativa, vero e proprio spec¬ chio di una parte di società che fugge la condizione reale (si costruiva come se i milionari capaci di acquistare la « seconda casa » al mare fossero innumerevoli) e sfoggia l'illegalità per usare beni comuni, come il territorio ed il paesaggio, a finì di arricchimento o di godimento di pochi. In sette anni, dal 1961 agli inizi del 1968, erano stati aggiunti diecimila vani nuovi ai 24.861 esistenti. Un terzo del reddito prodotto era stato investito nell'edilizia; la stessa misura di città dove il fenomeno ha assunto dimensioni patologiche, come Bari e Catania. Essendo poverissimi gli spazi entro ima cintura urbana di poche decine di ettari (la vecchia città rinchiusa nelle mura cinquecentesche misurava tredici ettari), vennero cancellati gli orti e i giardini. Si coprì ogni lembo disponibile fra la ferrovia e il mare. Poi vennero attaccate le colline, fidando in un vecchio regolamento edilizio che consentiva di edificare ben 115 mila vani. Le pur timide limitazioni di quel regolamento vennero ignorate largamente. Non ci fu alcuna riserva di verde pubblicò (la media è oggi di un metro quadrato per abitante estivo) né di spazi per i parcheggi e i servizi. I massicci insediamenti in collina provocarono la paralisi delle modeste strade esistenti. Quarantamila residenti e turisti dovettero concentrare le loro automobili in parcheggi sufficienti ad una popolazione di quindicimila abitanti. " Oggi Alassio reagisce col gesto del sindaco e con un piano regolatore, progettato dall'architetto milanese Demetrio Costantino, che limita drasticamente l'edificabilità per il futuro. Alassio non dovrebbe accogliere più di 56 mila abitanti, fra residenti e turisti, conservando larghe estensioni verdi sulle sue colline, autentica ricchezza del luogo per disegno e opulenza di vegetazione (dagli uliveti ai giardini creati dagli inglesi alla fine del secolo scorso). Il piano non è . innovatore. Si limita a razionalizzare lo stato di fatto e ad evitare danni maggiori in avvenire. Ma, prima ancóra di essere approvato e pubblicato, ha mosso violente opposizioni. E' dura a morire la vecchia concezione dell'edilizia come attività disgiunta dal fabbisogno reale di case, moltiplicatrice quasi automatica di fortune. Lo stupore per il gesto del sindaco di Alassio arriva alla costernazione, benché si diffonda la coscien¬ za dell'assurdità dei vecchi sistemi. Il sindaco di Loano, Rembado, altra cittadina devastata dall'edilizia speculativa, dice: «Sono stati commessi errori enormi. Ora tutti valutano il danno arrecato da una espansione inizialmente ritenuta benefica. La nuova Loano conta più di mille appartamenti, addensati come tutti sanno. Abbiamo avuto anche qui abusi. In passato ci fu chi costruì un palazzo di undici piani su un'area destinata a verde pubblico. Oggi siamo divenuti severissimi». Per anni anche a Loano tutto fu accomodato con le sa¬ natorie, cioè con il pagamento di ammende. E il piano regolatore disegnato da Nello Renacco, portato ad esempio come modello di reinvenzione di un vecchio centro ligure (Loano conserva parti nobilissime nel suo cuore antico), fu avversato con furia, seppellito da 808 ricorsi. Un certo legame esiste fra Alassio e Loano, nelle diverse esperienze. In seguito potranno essere rivelatrici della capacità : di restituire ordine alla Riviera, riguadagnando valori, non soltanto paesistici, che sembravano compromessi per sempre. Mario Fazio

Persone citate: Demetrio Costantino, Mario Fazio, Pelle, Rembado, Renacco, Sisto Pelle