L'architettura dell'Illuminismo in mostra a Castelfranco Veneto di Marziano Bernardi

L'architettura dell'Illuminismo in mostra a Castelfranco Veneto Dal 30 agosto nella città di Giorgione L'architettura dell'Illuminismo in mostra a Castelfranco Veneto Il significato di una grande stagione culturale nella rassegna che sta per aprirsi e in due importanti opere monografiche (Nostro servizio particolare) Castelfranco V., 25 agosto. Le ville venete d'interesse artistico ancor oggi esistenti sono 1400, e delle principali compilò nel 1952 un particolareggiato catalogo Giuseppe Mazzotti, il quale, con Renato Cevese ed altri appassionati studiosi del patrimonio culturale del Veneto, è stato lo strenuo propugnatore di quell'« Ente per le Ville Venete» che, costituitosi con la legge del 1958, ha salvato dalla completa rovina un notevole numero di questi straordinari monumenti; ed in seguito non ha smesso di illustrarne e propagandarne in Italia e 'all'estero il significato storico e il valore artistico con successive importanti pubblicazioni, l'ultima delle quali è, se non erriamo, il magnifico volume intitolato appunto Ville Venete, stampato a Roma da Carlo Bestetti nel 1963. Di esse 250 risalgono al Cinquecento, quando il gusto delle «case di villa» cominciò ad attirare i patrizi della Serenissima, favorito da Alvise Cornaro, l'autore del libretto Della vita sobria che inneggia alla naturale vita di campagna, dalle prime ville costruite dal veronese Giovanni Maria Falconetto, e persino dalle commedie così forti di sapore agreste d'Angelo Beolco detto il « Ruzante ». E' di questo tempo la celebre « Soranza », opera nei dintorni di Castelfranco Veneto di Michele Sanmicheli, grandiosamente decorata dal Veronese, demolita al principio dell'Ottocento col parziale salvataggio dei meravigliosi affreschi accortamente staccati da Filippo Balbi, ma poi dispersi nel mondo (alcuni ne rimangono nella sagrestia del Duomo di Castelfranco). Al secolo XVII ne apparten- a i gono 330, testimonianza del, nuovo Obiettivo economico — investimento di capitali nell'agricoltura — del patriziato"! veneziano, entrato in crisi [ quello dei tradizionali commerci marittimi. Ma le più numerose, circa 400, son le ville del Settecento, che,, vere e proprie « officine del lavoro, agrario », offrivano contemporaneamente quei diletti campestri, georgici, quella «contemplazione del paesaggio», di cui l'epoca in tutta Europa era bramosa. Quest'ultime, con altre costruzioni cittadine e soluzioni architettonico - urbanistiche, delle quali il « Prato della Valle» a Padova, realizzato intorno al 1775 da Andrea Memmo, è esempio insigne, costituiscono il tema della grande mostra che sabato 30 agosto, con l'intervento del ministro della Pubblica Istruzione Ferrari-Aggradi, s'inaugura nelle sale del restaurato Palazzo- Del Monte a Castelfranco Veneto, luogo natio di Giorgione: una mostra che, raccogliendo più di 500 quadri, diseghi originali, stampe, pannelli fotografici, e polarizzandosi sulla Villa Pisani a Stra — progettata dal padovano Frigimelica circa il 1720 ma terminata su nuovo disegno dall'architetto di Castelfranco Francesco Maria Preti (ed è la villa del famoso « labirinto » descritto nel Fuoco dannunziano) —, e sul «Prato della Valle» di Padova, ha per titolo « Illuminismo e architettura del '700 veneto ». Qui il medio lettore vorrà forse un chiarimento: qual è il rapporto fra l'Illuminismo e l'architettura del Settecento? che cosa significa la dizione « Architettura dell'Illuminismo »? Lo potrà informare, ad vocem, il terzo volume del Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica in corso di stampa presso l'Istituto Editoriale Romano sotto la direzione di Paolo Portoghesi (finora ne sono usciti quattro volumi, i due ultimi in quest'anno); un'opera di eccezionale utilità che per le 8000 biografie, per il lessico dei tipi edilizi e degli elementi costitutivi dell'architettura e dell'urbanistica, per i paragrafi concettuali, per le voci storiche relative alle civiltà architettoniche e alle categorie estetiche, per le indicazioni topografiche, geografiche e attinenti ai gruppi etnici, non si rivolge soltanto agli specialisti, ma rende accessibile al pubblico la cultura architettonica e interessa tutti i tecnici che operano nel settore edilizio Trascriviamo: « Alla corrente di pensiero sviluppatasi nel secolo XVIII e nota come Illuminismo, corrisponde in architettura il movimento Neoclassico, caratterizzato, nei suoi fondamenti teorici. i . - ' dalla polemica contro l'irra-o è n , i zionalismo barocco e rococò ». Non occorre rammentare che alla base del pensiero illuministico, sorto in Inghil terra e nei Paesi Bassi ma affermatosi con classica chiarezza in Francia dove troverà o e la sua summa nell'Encyclopédie (1751-1772) del Diderot e del D'Alembert, sta — per usare parole di Federico Chabod — « la fede assoluta, dogmatica, si potrebbe dire religiosa nella unità e nella validità della ragione umana»: e quindi fede nell'esperienza, nelle leggi che regolano la vita degli uomini e delle cose. Perciò, trasferendo questa «ragione» nel campo dell'arte del costruire, ne deriva che una progettazione razionale doveva utilizzare gli elementi dell'architettura secondo la logica della «funzione», non secondo l'estro «bizzarro » del Barocco (si pensi alle invettive del Milizia contro 11 Borromini, al suo disprezzo per il Palazzo Carignano di Torino del Guarirli). E' precisamente in questo tentativo di rinnovamento architettonico la polemica — in Italia, e in modo particolare nel Veneto — del veneziano padre Carlo Lodoli (16901761), teorico dell'arte, uno dei primi assertori del funzionalismo architettonico che nulla lasciò di scritto ma i cui principi furono raccolti' e tramandati dal Memmo e dall'Algarotti; e che ha il suo riscontro in Francia in un altro religioso, il gesuita Laugier (1713-1769): entrambi assertori del Neoclassicismo. Il pensiero critico dei primi teorici neoclassici coincide dunque col più vasto pensiero illuministico. Va però notato in proposito, ricorrendo ancora al citato Dizionario, che « l'atteggiamento iconoclasta del Lodoli, ed anche del Laugier, venne limitato e costretto prima dai nobili dilettanti, poi dagli architetti impegnati nel rinnovamento architettonico europeo, alla sola polemica antibarocca, in nome di una restaurazione — sia pure creativa — dell'antico Classicismo: un tipo di ordine e di scienza afferrabile e consumabile da tutti ». E' chiaro che nel Veneto, compiendosi questa restaurazione classicistica, non si poteva non guardare ai sublimi modelli del Palladio. Ove il nostro medio lettore, incuriosito da tale coincidenza, intendesse guardare a un quadro più ampio, potrebbe valersi di un testo fondamentale: Architecture in the Age of Reason, di Emil Kaufmann, uscito (1955) due anni dopo la morte dell'autore e pubblicato in italiano da Einaudi nel 1966 con un'introduzione di Enrico Castelnuovo, col titolo L'architettura dell'Illuminismo. Il libro pone in luce quanto l'architettura inglese del Settecento debba allo « stile palladiano », analizza la « rivoluzione » teoretica del Lodoli, esamina la evoluzione francese dal Lemercier al Soufflot, tratta degli architetti « giacobini », segnala il « barocco raggelato » del Piranesi 1769, che intendeva con « le maniere egizie » presentare al pubblico « qualche cosa di nuovo ». E slamo sempre nell'ambito dell'Illuminismo europeo. Tornando a Castelfranco, che ha preparato con molta cura la sua mostra ricorrendo a musei e biblioteche di tutto il Veneto e divulgando anche il saggio di Manlio Brusatin edito dal Rotary locale, il panorama allestito comprende ben 36 architetti e teorici dell'età illuministica, spingendosi dal Benoni, dal Frigimelica, dal Massari, dal Muttoni, dal Poleni, fino al Quarenghi, al Selva, al Canova, allo Jappelli, a sfiorare l'epoca romantica. Sarà una rassegna d'alto livello culturale, di carattere ! « aperto » perché fertile di proposte e di scoperte. Marziano Bernardi