Le isole beate di Remo Cantoni

Le isole beateDA TOMMASO MORO A ERNST BLOCH Le isole beate Negli ultimi due secoli le utopie sono state ripetutamente avvolte di scherno e di ridicolo. L'aggettivo «utopistico» significa, ancora oggi, il contrario di pratico o di reale. Il termine di utopia fu inventato, come è noto, dall'inglese Tommaso Moro, il quale scrisse nel 1516 un libro intitolato La miglior forma di repubblica e la nuova isola Utopia. La parola utopia, composta dal greco, vuol dire pressappoco « paese che non esiste in alcun'luogo». £ Moro descrisse, come un luogo che non'c'è, la sua isola felice ove è abolita la proprietà privata, e regna una perfetta uguaglianza, ove tutte le religioni sono liberamente ammesse e nessuno lavora più di sei ore, ove non esistono guerre offensive e gli animali vengono uccisi solo per necessità e mai per divertimento. L'utopia divenne un genere letterario e, come tale, ebbe ampia fortuna. Di Tommaso Moro e della sua Utopia si occupò, non a caso, il marxista Kautsky in un suo scritto del 1887. Ma la tendenza dominante nella cultura illuministica e positivistica, nel socialismo e nel marxismo, fu quella di relegare le utopie nel regno di Bengodi o nel mondo dei sogni. Socialisti e marxisti menarono vanto di aver sostituito all'evasiva é irreale utopia la solida e utile scienza. L'ostracismo decretato alle utopie era simile, in parte, alla messa al bando dei miti e delle metafisiche, costruzioni immaginarie, inverificabili, prive di senso, destinate a dissolversi come vaghe nebulosità sotto l'azione dirompente del Sole, simbolo della ragione e della scienza. Il XX secolo assiste ora, con animo discorde, al ritorno delle utopie dal loro esilio, alla resurrezione, talvolta patologica, delle mitologie, alla riemersione inquietante di quella metafìsica che il positivismo di Comte1 e' dei suot'.segiiaci aveva considerato una "efflorescenza di una età ormai « superata » dell'intelligenza. * ★ A guardare le cose un po' dappresso, ci si accorge che non ritornano immutati gli antichi miti, le vecchie metafisiche, le utopie estinte o, le religioni tradizionali. Non riemerge l'uomo antico nella sua immutabile condizione. Affiorano esigenze di nuovi valori e di .nuovi significati. Conferire alla vita. un senso accettabile, indagare la genesi delle cose, fondare un'etica moderna, inquadrare i fatti e gli eventi in un contesto unitario e significativo, sono queste le aspirazioni dell'uomo moderno, che non si accontenta più di vivere alla giornata, appiccicato ai fatti, rinunciando a ogni perché e a ogni fondamento. Non si sta verificando una ripetizione del passato o una resurrezione di antichi idoli. Utopie, miti, metafìsiche del mondo moderno sono proiezioni nel futuro, richieste di una metamorfosi della condizione umana, restituzione alla fantasia dei suoi diritti. Ci si accorge che la dimensione che caratterizza l'uomo è l'avvenire .e che l'anticipazione di questo avvenire, magari in forma utopistica, mitica, metafìsica, religiosa, artistica è, o può essere, una fonte vitale per l'uomo che cerca per la propria specie qualcosa di qualitativamente nuovo. Non si ritorna al socialismo utopistico di Saint-Simon, di Fourier, o di Owen. Ma la filosofìa e la politica sembrano riscoprire la funzione creativa delle utopie, il significato del mito, il valore della tanto vilipesa metafìsica. Marcuse scrive ad esempio che « noi dobbiamo... perseguire l'idea di una via al socialismo che dalla scienza porti all'utopia e non, come ancora credeva Engels, di una via che dall'utopia porti alla scienza ». Egli è convinto che nel mondo moderno le cosiddette possibilità utopistiche non sono affatto utopiche. A me pare che il pensiero di Marcuse — uno strano cocktail di erotismo freudiano, di estetismo edonistico, di dialettica hegeliana radicalizzata, di atteggiamenti beat, di marxismo romantico e di anarchismo politico-sessuale — sia già nella sua fase di declino. Non si può tuttavia negare che il grandioso successo mon-, diale ottenuto dal filosofo della contestazione in questi ul timi anni sia dovuto proprio alla carica negativa, utopistica e romantica che il suo pensiero contiene. Molti giovani, moralmente offesi per come vanno le cose nel mondo, hanno creduto di trovare nell'utopismo marcusiano quel po' di acqua pulita che cercavano. ★ * Un altro sintomo curioso del revival delle utopie, è, ad esempio, il rinnovato interesse che molti universitari hanno per il libro Ideologia e utopia di Karl Mannheim, un sociologo tedesco-ungherese nato a Budapest nel 1893 e morto esule a Londra nel 1947. Mannheim non andò mai politicamente al di là di un atteggiamento social-democratico. Il suo è un riformismo illuminato vagamente marxistico. Ciò che a parecchi giovani piace in Ideologia e utopia, un libro scritto quarant'anni or sono, non è certo il programma politico di Mannheim, bensì la valorizzazione del significato storico delle utopie. Le grandi rivoluzioni religiose e sociali, sostiene Mannheim, non sono figlie delle ideologie. Derivano piuttosto dalle utopie, che agiscono in tempi lunghi e contengono più verità e sostanza che non le effimere ideologie, espressioni fluttuanti della « falsa cosciènza ». Le utopie si pongono in contraddizione con la realtà presente e tendono, in maniera parziale o totale, a infrangere l'ordine costituito. Esse trascendono la situazione attuale, e orientano la condotta verso elementi che la realtà presente non contiene affatto. L'utopia, così intesa, è una « verità prematura » che potrebbe tuttavia divenire la realtà di domani e che già oggi opera come strumento di trasformazione sociale. Esempi di utopie . .sono il , millenarismo « orgiastico » degli Anabattisti nella prima metà del Cinquecento, la concezione liberaleumanitaria di tipo illuministico, le teorie socialistiche. Naturalmente occorre distinguere tra utopie assolute, che 'son mere fantasticherie, e utopie relative, che sono, invece! progetti non chimerici o gratuiti. L'ideologia, e, ancor peggio l'ideologismo, sono schemi statici; l'utopia autentica è un principio attivo e innovatore. Non so se si possa agevolmente distinguere, come vuole Mannheim, tra ideologia e utopia. Ma credo che vi sia nelle grandi utopie storiche una spinta morale generosa e non un gretto calcolo politico. L'utopia non si lascia strumentalizzare opportunisticamente e non è disponibile per il piccolo cabotaggio politico. * * L'apologia più vigorosa e ragionata di quel che sono le utopie l'ha compiuta, in questi ultimi decenni, il filosofo tedesco Ernst Bloch, ch'io ritengo la figura di maggior rilievo e di più spiccata originalità nel marxismo contemporaneo. Nato nel 1885 come Lukàcs, esule in America nel 1938, rimpatriato nel 1949, quando. accettò la cattedra di Filosofia nell'Università di Lipsia, Bloch è stato duramente attaccato, per le " sue - idee, dal comunismo ufficiale. Le violente polemiche di cui è stato oggetto, per la sua «idealistica» accentuazione delle funzioni della coscienza nella storia, lo hanno indotto a trasferirsi, nel 1961, a Tubinga. Già il titolo della sua opera principale, Das Prinzip Hoffnung (Il principio Speranza), indica l'orientamento del suo pensiero. Mi limiterò a compendiare il senso dell'opera di Bloch, che è molto complessa e difficile, in poche frasi tratte dal suo capolavoro. « La speranza illusoria è uno dei più grandi malfattori e debilitatovi del genere umano; quella positiva e genuina il suo più serio benefattore ». — « Quello che importa è imparare a sperare ». — « Pensare vuol dire oltrepassare. In modo, tuttavia, che quanto è presente non venga né soppresso né saltato... Perciò il vero superamento non sbocca mai sognando e fantasticando in un futuro assolutamente vuoto... Il superamento reale conosce e attivizza le tendenze fondate nella storia... In forma originaria l'uomo vive unicamente teso al futuro; il passato giunge solo più tardi, e il vero e. proprio presente, si..può dire che non è ancor, giunto ». Bloch, il filosofo..della speranza e dell'utopia, della coscienza anticipatrice, è una delle voci più alte del pensiero senza aggettivi, anche se la sua formazione è hegeliana e marxiana. L'uomo (è questo il monito di Bloch che trova oggi tanti consensi) non vive di soli fatti e constatazioni, di conformistiche adesioni allo slatu quo o di passive registrazioni. Progetta, costruisce, spera, si proietta in un futuro che non è mai certo e garantito. Remo Cantoni

Luoghi citati: America, Budapest, Londra, Mannheim