Il furore di Londonderry di Giorgio Fattori

Il furore di Londonderry NON C'È SPERANZA DI PACE PER L'IRLANDA DEL NORD Il furore di Londonderry Intervista sulle barricate cori Bernadette Devlin, la " Giovanna d'Arco dei diritti civili « E' finito il tempo dell'ingiustizia » I cattolici hanno applaudito i soldati britannici: «Non amiamo gli inglesi, ma odiamo la nostra polizia» al servizio del governo protestante - Le due comunità vivono separate dalla faziosità e dal sospetto: non praticano nemmeno gli stessi sport (Dal nostro inviato speciale) Londonderry, 16 agosto. Accoccolata su una cassa di birra, fra le macerie degli ultimi incendi di Bogside, la condottiera delle cinquanta ore d'assedio contro la -polizia irlandese tiene una ràpida conferenza stampa. La battaglia è finita, i soldati del 1" reggimento Principe di Galles srotolano matasse di filo spinato per isolare il quartiere cattolico di Londonderry, sconvolto dagli assalti e dalle bombe Molotov. La condot-t tiem è, piccola, con i papetti] scuri e lisci sulle spalle, gli' occhi grigi e spiritati per due notti senza sonno. Indossa blue-jeans ed una stinta maglietta verde. Ventidue anni, abbastanza graziosa, ha l'aria di una studentessa a corto di soldi per le sigarette. E' Bernadette Devlin, detta la «Giovanna d'Arco dei diritti civili », cattolica nordirlandese, deputato laburista a Westminster. All'inizio dell'assedio, l'abbiamo vista sulla. Sacqwille Street chiamare i giovani del quartiere dietro le barricate per chiudere il passo alla polizia. I protestanti l'accusano di aver guidato di persona gli attacchi e chiedono che sia espulsa dal Parlamento intglese1 jjer-sedizione e tradimento.' L'on. Bernadette ha altre idee: « I conservatori di Belfast — dice — ormai sanno che il tempo dell'ingiustizia è finito. Quanto sta accadendo' in questi giorni in Irlanda, impone l'urgente convocazione di una conferenza costituzionale fra il Comitato dei diritti civili, il governo dell'Ulster e quello inglese ». Perché i gas? E' vero, le domando, che da dietro le barricate gridava «bruciate. ì poliziotti»? Miss Devlin si gira freddamente: «Chiedete piuttosto alla polizia perché ha usato i gas. Chiedetele dove sono i fucili, i trotzkisti stranieri che avrebbero difeso il nostro assedio. Qui ci sono solo i poveri di Bogside, umiliati per tanti anni. E ci siamo difesi con la rabbia dei poveri contro i ra¬ strellamenti punitivi degli estremisti ». Poco lontano un centinaio di giovani cattolici corrono attorno ad una casa distrutta con urla da pellirosse. Festeggiano la sconfitta della polizia, che ha dovuto cedere il passo all'esercito perché la battaglia di Londonderry avesse fine. E' strano vedere dei nazionalisti irlandesi che acclamano l'arrivo di soldati britannici; ma ì~iumulti sanguinosi che devastano tutta la nazione hanno, dalla parte dei cattolici/ un obiettivo diffondo: 'la, resa,dei. conti eo»i^5flfl_il0mini della polizia e gli 8500 riservisti delle forze speciali, efficienti e spesso spietati strumenti di potere dei protestanti orangisti. Il de- putato nazionalista cattolico Eddie McArdee ha riassunto lo stato d'animo di tutti: « Non è che amiamo i soldati inglesi; odiamo la nostra polizia ». Dal lontano 1916, l'esercito inglese non interveniva direttamente nei disordini interni dell'Irlanda. Alcuni giornali si domandano se l'impiego dell'armata non sia in contrasto con la Costituzione del '21; ma sono sofismi irrilevanti dopo i' morti di Belfast e i due giorni di furore rivoluzionàrio di.-Zondonderry. Jn-tutto il JPaese c'è l'atmosjera _de,l\a "guerra civile e i cattolici oltranzisti chiedono lo scioglimento dello Stormont, il Parlamento irlandese. Il primo ministro Chichester Clark è naufragato nelle esitazioni e nella debolezza. Ha avuto delle vacanze sfortunate. Era in Svizzera; alla pesca di trote, quando due settimane fa dovette rientrare in fretta per i pogrom degli estremisti protestanti a Belfast. Alla vigilia della marcia orangista di Londonderry era in campagna, sempre impegnato a pescare. Ora lo accusano di avere sbagliato tutto. Per miope partigianeria ha autorizzato la parata « patriottica » di Londonderry, scatenando la crisi più grave nella storia dell'Irlanda del Nord. Costretto a chiamare in soccorso le truppe britanniche, sta affossando il paese in una situazione coloniale. Chichester Clark, 46 anni, educato a Eton, figlio e'1 nipote di deputati orangisti, è il tìpico rappresentante dell 'establishment protestante nord-irlandese. Deplora gli estremisti del reverendo Paisley, quelli che dicono ai cattolici: «O ve ne andate, o bruciamo le vostre case ». Ma esita a metterli fuori legge e a smantellare i privilegi politici e sociali dei presbiteriani. Per lui, e per la classe al potere, i rivoltosi di, Belfast, di Londonderry, di Newry sono vagabondi e teppisti, forse al soldo della Cina e di Cuba. Non sembra venirgli in mente che la disoccupazione e la miseria siano all'origine dei ricorrenti disordini di Bogside e degli altri « ghetti bianchi » delle comunità cattoliche. Il « ghetto » cattolico Per tanti, come il Primo ministro ulsteriano, la superiorità politica e sociale dei protestanti è un fatto scontato e irreversibile. Ancora fino, a pochi anni fa, c'erano candidati delle liste umaniste (il partito di maggioranza) che si vantavano con gli elettori di non aver mai dato lavoro a un cattolico. Con la campagna dei Diritti civili (com'è noto, i poveri, cioè in larga percentuale i cattolici, non hanno diritto di voto alle elezioni municipali) la situazione è cambiata solo in apparenza. Ecco i dati della cittadina di Cookstown, pubblicati in questi giorni: 40 per cento della popolazione cattolica. nessun cattolico fra i 42 impiegati del Comune; 2 su 22 nella sezione locale del ministero dell'Agricoltura; 20 su 248 in due fabbriche finanziate dallo Stato. E' un esempio fra ì tanti: anche nelle città a maggioranza cattolica valgono identiche discriminazioni. 1 protestanti rispondono che l'intolleranza è reciproca e che i cattolici non si regolerebbero diversamente se avessero il potere, come lo dimostra l'Irlanda di Du- , blìno. Il fanatismo settario avvelena -le due comunità; ma, con le leggi attuali, per i cattolici l'Irlanda del Nord (ha scrìtto Z'ObserverJ è come l'Alabama per i negri. « Dopo anni di proteste e di disordini — ci dice un prete di Bogside — la nazione è entrata inevitabilmente in una fase rivoluzionaria. Voler ridurre .tutto a un'esplosione di bigottismo, come fanno molti inglesi con una punta di disprezzo colonialista, non ha senso. Non è questione di bigottismo: Londonderry ha 5 mila di- soccupati su meno di 60 mila abitanti e i senza lavoro sono quasi tutti cattolici. Lo stesso avviene a Belfast, dove gli operai cattolici son i primi a perdere il posto: il Paese è povero e una élite protestante detiene a tutti i livelli il potere economico ». Ai rancori religiosi e sociali si aggiunge un forte spirito nazionalista dei cattolici, che vorrebbero l'unificazione dell'Irlanda «libera». In questi giorni di drammatiche battaglie la loro voce si è fatta più forte e chiara. Il tricolore che ha sventolato per un giorno su Bogside assediata e sulla barricata di Newey ha scatenato in tutto il Paese i sogni dei repubblicani. «Ormai la lotta per i diritti civili è solo una tappa — ha detto un deputato nazionalista ~-.'L'obiettivo finale è ■ l'indipendenza». Sono frasi che., raddoppiano il furore degli estremisti presbiteriani di Paisley, impegnati negli scontri a fuoco per le strade a fianco della polizia. I protestanti sono ancora la maggioranza del Paese (due contro uno), ma, se Londra abbandonasse al suo destino la turbolenta Irlanda del Nord, farebbero la fine dei pieds noirs francesi in Algeria. L'ordine col mitra / moderati che con radicali riforme credono ancora possibile la convivenza civile delle due comunità, sembrano adesso travolti dà un'esplosione d'odio inarrestabile. Le divisioni sono antiche e profonde. Vi sono cattolici e protestanti che vivono da sempre in amicizia, ma rappresentano una piccola minoranza. L'incomunicabilità comincia dalla infanzia. I ragazzi vanno a scuole diverse, non si frequentano. A Londonderry vi sono certi giovani cattolici che non hanno mai parlato a un protestante, rinchiusi nella vita di ghetto, cresciuti nel rancore. A Belfast il punto di partenza dei tumulti è sempre tra Hooker Street (cattolica) e Disraeli Street (protestante), che distano non più di dieci metri. I protestanti hanno pochi figli, case spaziose e ricche: dìsprezzano i cattolici accusandoli di essere fannulloni e ignoranti. I cattolici si moltiplicano più rapidamente, non hanno facilitazioni dì studio, sono spesso costretti ad emigrare per sfuggire alla disoccupazione. Niente avvicina i due clan: ì giovani protestanti hanno la passione inglese del calcio, mentre i cattolici hanno un loro campionato con un gioco leggermente diverso, un foot ball gaelico. Che fare di due comunità dove i giovani non hanno in comune nemmeno la passione per il goal? Fra gli spari e gli incendi l'Ulster entra nella crisi più drammatica della sua recente storia, senza speranza di una soluzione veramente giusta ma solo dì qualche faticoso compromesso. Chiamati in • extremis a salvare il Paese dalla guerra civile, i soldati britannici potranno forse portare l'ordine dei mitragliatori e del coprifuoco. Ma sarà una breve pace fino a che non 'scompariranno i ghetti bianchi e il fanatismo. Giorgio Fattori Ut «lift 111 * Belfast. Incendi e devastazioni nel quartiere cattolico di Falls Road, durante gli scóntri dei giorni scorsi con la fazione protestante (tel. Associated Press)