Ufficiali in Brasile di Sandro Viola

Ufficiali in Brasile Ufficiali in Brasile fDaJ nostro inviato speciale) Rio de Janeiro, agosto. « Salga su un tram di mattina presto — mi dice uno scrittore appena uscito dal carcere militare — e li vedrà. Malvestiti, le scarpe consunte, ma ben rasati e dritti nel portamento. Sono i 'capita/ii, i maggiori che vanno al lavoro nei ministeri o negli uffici militari. Li, appena giunti, indosseranno la divisa; ma in tram viaggiano in borghese perché si vergognano di non avere la maethina ». I capitani, cioè i gradi medio-inferiori dell'esercito, sono divenuti la speranza degli oppositori più disillusi. A furia di non vedere alternative al regime, di constatare ogni giorno la scarsa consistenza' delle varie opposizióni (i .guerriglieri marxisti-leninisti, la.vecchia classe politica, le forze cattoliche progressiste), qualcuno ha finito col convincersi che i capitani sono l'unico gruppo che potrebbe ribaltare la situazione brasiliana. E' vero che la capovolgerebbero in senso altrettanto autoritario del regime attuale: ma se non ci dev'essere la libertà, dicono questi oppositori, che ci siano almeno le riforme. Come sta accadendo in Perù. L'esercito brasiliano non ha i connotati di casta militare che posseggono gli eserciti dei paesi di cultura spagnola, Argentina e Venezuela in special modo. Al contrario, ha una tradizione vagamente populista, ha fornito al partito comunista centinaia di membri e un leader leggendario come Luis Carlos Priestes, e i suoi quadri inferiori costituiscono uno dei settori più poveri della classe media. Gli stipendi oscillano tra le 150.000 lire d'un tenente e le 180.000 d'un capitano (ma il potere d'acquisto di queste.cifre è più basso che in- Italia), e le pensioni sono ancora più modeste (200 mila; lire, per un^-generalei).Tutto — i privilegi, la visione delle alleanze, gli obiettivi sembra separare i gradi inferiori dal vertice dei marescialli e dei generali che detengono il potere. Non a caso un recente documento, che reca le firme di quattrocento tra capitani e maggiori, mette in guardia il ministro delle Forze Armate e il Presidente della Repubblica contro il pericolo di « proletarizzazione » delle nuove leve di ufficiali. * + L'idea d'una rottura tra gradi inferiori e superiori dell'esercito che potrebbe dar luogo a un regime diverso, non basato come quello attuale su alleanze < classiche » (l'industria, la Banca, il Pentagono Usa), bensì aperto ad esperienze più originali come il nazionalismo riformatore degli ufficiali peruviani, non è insomma assurda. Ma quanto è probabile, concreta? L'impressione è che attualmente lo sia poco. Uno stretto controllo viene esercitato sulla classe degli ufficiali dai quattro uomini forti del Brasile: il ministro delle Forze Armate Lira Tavares, il capo della casa militare del Presidente della Repubblica, Jaime Portela, il comandante del primo Corpo d'Armata (di stanza a Rio) Sizeno Sarmento, il comandante del terzo Corpo d'Armata (ed ex capo del servizio informazioni militari) Garrastazu Medici. Tutti e quattro generali. Per vigilare sugli umori e le tendenze di circa 14.000 ufficiali medi e inferiori essi hanno a disposizione altri 121 generali, 30 ammiragli e circa 1500 ufficiali superiori. Si vigila, ma si cerca anche di blandire. C'è stato un aumento degli stipendi nella primavera del '68, ce ne sarà un altro — a quanto si dice — verso la fine di quest'anno. Inoltre si assiste a qualcosa di simile a quanto accadde in Egitto quindici anni fa, poco dopo la rivoluzione: i militari entrano nelle sfere dirigenti delle aziende di Stato, partecipano con forti gettoni di presenza a varie commissioni di inchiesta (di fronte a una di esse, accusato di arricchimento illecito, è stato portato giorni fa l'ex presidente Kubittchek), mentre l'industria pri- vata cerca di togliere il maggior numero possibile di generali dalla noia e dalle strettezze della pensione, offrendo loro posti direttivi. Sempre più stretti, intanto, divengono i rapporti con i militari statunitensi. La missione militare americana in Brasile è ora di HO ufficiali. L'80 j per cento degli ufficiali d'aviazione e oltre il 30 per cento ] delle altre Armi vengono addestrati negli Stati Uniti. La sola U. S. School of the Americas (la scuola per « forze speciali » installata sulla riva atlantica dèi-Canale di Panami) ha già diplomato 23.000 ufficiali sudamericani. Mentre Washington decurtava il programma dei prestiti destinati allo sviluppo economico del Brasile, i prestiti militari non sono stati ridotti d'un solo dollaro. • I capitani, insomma, non dovrebbero darv luogo a sorprese. Se il regime, come sembra, accentuerà il suo carattere moralista (portando in tribunale qualche milionario truffaldino, limitando il parassitismo degli apparati burocratici, censurando i film e le commedie cosiddetti « immorali »), il capitano finirà col credere che è lui, la sua mentalità, a dare il tono al regime, e le sue frustrazioni si placheranno. Non bisogna dimenticare che il Brasile conosce un forte processo di militarizzazione, il che non può non apparire positivo agli occhi d'un ufficiale. Nel 1965, gli allievi dei collegi e delle scuole militari erano 21.000 contro 112.000 studenti universitari. Un dirigente su cinque si preparava dùnque a portare le spalline. Da allora la situazione si è fatta anche più abnorme. Gli studenti universitari in carcere sarebbero più di 500. Quelli sospesi (l'arrestò durante una dimostrazione porta automaticamente, ajja.perenta,, per un an^ no, del diritto eli frequentare i corsi e dare esami) sarebbero 3000. Tra incarcerati e dimessi d'autorità, circa 150 professori hanno lasciato le loro cattedre nelle università del paese. Nell'ultima lista di proscrizione c'erano alcuni dei nomi più prestigiosi della scienza brasiliana: da Mario Schomberg (forse il- maggiore fisico di cui disponga il Brasile) a Elisa Prota Pessoa, da José Leite-Lopes a Jaime Tiomno. Famosi intellettuali hanno lasciato da anni il paese perche il regime rendeva praticamente impossibile un libero esercizio delle loro attività: Celso Furtado è a Parigi, Hclio Jaguaribe ad Harvard, Milton Santos a Bordeaux, Josue De Castro anche lui a Parigi. Contemporaneamente a questo incalzante processo di impoverimento intellettuale, si assiste a una serie di sforzi del regime per ammodernare e potenziare le strutture dell'istruzione militare. I posti annuali alla Scuola Comando e Stato Maggiore sono stati aumentati già due volte, e una parte sempre più rilevante dell'enorme bilancio militare viene dedicata a questa famosa istituzione: la Escola comando estado mayor esercito, che senza la minima ombra di ironia i militari brasiliani chiamano « la Sorbona ». A questo punto vale forse la pena accennare all'alleanza tra militari e tecnocrati, sbandierata dalla propaganda come la « spina dorsale del regime ». In una conversazione con uno dei ministri « tecnici » del governo, ho avuto la netta sensazione che il margine dialettico tra ministri civili e militari sia assai ridotto, praticamente nullo. La discussione è ammessa sull'argomento tecnico-specialistico, non lo è su quelli politici. Nella riunione del consìglio dei ministri dell'inizio di luglio, i civili trovarono sul tavolo, una copia ciascuno, l'ultimo decreto punitivo .del governo con cui 81 persone venivano sospese dai diritti politici. Il compito dei « tecnici » si limitò alla firma collegiale del decreto; nessuno di loro avanzò una sola richiesta di precisazioni, nessuno esn'rifwr dubbi o riserve. Benché, evidentemente, fossero tutti convinti della imbecillità del decreto. Sandro Viola