Fra gli amici di Nenni a Formia di Giampaolo Pansa

Fra gli amici di Nenni a Formia CHE ABBIAMO CAPITO DI QUESTA CRISI? Fra gli amici di Nenni a Formia Nel suo tranquillo luogo di vacanza tutti gli vogliono bene: «Avvicina la gente, non tiene delle arie» - Nessuno ha capito perché i socialisti si siano divisi: «E' una cosa senza senso, non gli hanno avuto il rispetto che gli dovevano» - La crisi ministeriale è ancora più incomprensibile: «Mai un governo che duri, ma le facce sono sempre le stesse» - Malati di «superiorità»? (Dal nostro inviato speciale) Formia, agosto. Formia sema Nenni. La sua villa è chiusa, le tapparelle abbassate sono grandi macchie verdi sulle pareti di piastrelle grigie, il Campetto per le bocce è vuoto sotto un pergolato carico d'uva che si sta guastando. La casa è alla periferia della città, sulla collina che dalla via Fiacca scende verso l'Appio. A sinistra, il golfo di Gaeta. A destra, una montagna brulla solcata dai treni della NapoliRoma, dove c'è anche la tomba di Cicerone: una tor¬ re grigiastra, tutta sbrecciata, che spunta fra campi di pomodori. , Picchia su Formia il sole dell'una, ci sono soltanto cicale, il cancello cigola. «L'onorevole non c'è, è andato in Svizzera» mi dice una signora dall'accento straniero che si affaccia dalla, casa di un ambasciatore in pensione, padrone dell'orto confinante con quello di Nenni. Mi inoltro nel piccolo viale. C'è silenzio, molto verde, e anche un po'* di fresco. Ecco una cassa piena di quotidiani intatti, ogni giornale ancora con la sua fascetta: «On.le Pietro Nenni - Formia ». Giornali non letti perché quando lui è qui «non tiene pazienza di aspettare la posta — mi dice un vicino — e se li fa portare tutti, un pacco così, dall'uomo dell'edicola, prestissimo, appena arrivano...». ' Uno dei giornali sta in mano all'agente di polizia comandato a montare la guardia alla villa e al giardino vuoti. La casa del vecchio leader socialista è sorvegliata giorno e notte, estate e inverno, a turni alternati: un agente, un carabiniere, poi ancora un agente. E' un servizio casalingo, senza pompa. La mia guardia ha la faccia del capofamiglia calabrese capitato dentro una divisa; sta seduto all'ombra, in maniche di camicia, e legge senza interesse. Il caldo lo ha vinto; il berretto non c'è più, la cravatta nera è slacciata, la rivoltella penzoloni. Ma è scrupoloso: «Via, anùàce via, niente foto, niente domande! ». Nell'orto accanto una famìglia riempie bottiglie di conserva: «Lasciate perdere anche loro, non fatemi passare un guaio, Sua Eccellenza è partito e sta lontano...». Sua Eccellenza: l'agente è l'unico a Formia a chiamarlo così. Per gli altri, il padrone di quella villa è solo Nenni: una figura sempre presente, un amico, quasi una persona di casa della quale si parla anche quand'è lontana. Ognuno, qui, è pronto a consegnarti il proprio frammento di ricordo, e ti aiuta a comporre una immagine familiare e bonaria del vecchio capo socialista. Ecco Nenni a spasso con la signora Carmen per piazza Vittoria, Nenni incoritrato sul treno per Roma, Nenni che si bagna sulla spiaggia di Vindicio, o che va al mercato sulla bicicletta da donna e con la borsa al manubrio, o mentre corre ad avvisare i vigili che al bivio di Gaeta c'è stato un incidente. «Fu qualche anno fa. Mi disse: ho visto un ferito, prendete la mia macchina — racconta il vigile Ottavio Capolino —, non importa se si sporca di sangue, ma fate voi, io non ho il coraggio di tentare il soccorso». Troppe risposte Un ritratto amichevole e cordiale, «di un uomo che avvicina la gente e non tiene delle arie» spiega Capolino. « E' la persona più retta che possa esserci, per me» dice Gustavo Ferrone, vicino di casa del capo socialista, 78 anni, nato venticinque giorni prima di Nenni. E Giovanni Papa, 63 anni: « Un uomo che rispetta tutti». E' un discorso quasi unanime, a Formia. Ma è anche un discorso che comincia ad incrinarsi, a farsi più incerto, quando dal senti¬ mento si passa alla ragione politica, ? dal ricordo del Nenni in villa a Vindicio s; passa alle Ultlm- vicmdt del Nenni di Roma. Che cosa è accaduto al partito dell'onorevole? Perché si è ancora una volta sparciuo in due? Era giusto u sbagliato che si spaccasse? E Nenni, adesso, che cosa dovrà fare? Sul « perché » ho avuto le risposte più diverse e anche più incredibili. E' colpa del psdi, che voleva andare troppo a destra. E' colpa di De Martino, che voleva andare troppo a sinistra. E' colpa degli americani. E' colpa della de, che ha incaricato di tutto Tartassi. E' colpa del pei, che vuol prendere il posto dei socialisti nel governo. « Non è colpa di rv selo — dice invece Salvu- tore Ciano, un elettricista dì 22 anni —. Si erano uniti per fare una forza, poi si spno accorti di essere sempre deboli contro la de e allora si sono lasciati ». « Si sono spaccati per lotte interne di potere» dice il dott. Amino Massese, 37 anni, funzionario del comune e di tessera democristiana. «Certo, volevano ciascuno un posto di comando dentro il partito e cosi hanno rotto » aggiunge Luigi Amendola, 29 anni, operaio alla Ginori e centravanti del « Minturno ». Ma sono anche più numerose le risposte di chi confessa schiettamente dì non saper rispondere nulla, di non aver capito niente della scissione e di non comprenderla neppure come fatto di cronaca. « Il motivo ideologico, quello di De Martino che voleva schierarsi un po' di più col pc? — chiede l'ing. Di Paola — Va bene, ma non mi sembra un motivo valido per rompere un partito, soprattutto se penso ai problemi da risolvere in Italia ». E il vecchio Ferrone: «A me l'unificazione non era piaciuta, ma debbo dire che questa scissione i socialdemocratici l'hanno fatta per questioni infondate: noi del psi non teniamo la mentalità dei comunisti, noi non siamo autoritari... ». Natale Cannabale, 61 anni, muratore, si chiede: « Non so perché si sono spaccati. E' una cosa senza senso, visto che avevano impiegato quattro anni ad unirsi». E Francesco Forcina, 48 anni, carpentiere: <: Non ci capil vo più nulla con tutti qu*..« I mutaraent:. ]a politica è rJa7varo un po' fcmmfcia, vx.i> volta vogliono l'uniscanone, una volta 1p. scissione i>. « Hanno scassato il socialismo, con tutte 'sto divisioni — dice Attilio Morezzi, 36 anni, commesso in vacanza a Formia — con chi si deve andà, adesso: coi rossi o con la Chiesa? ». E Roberto Beniamino, 58 anni, commerciante di coltèlli: « Non capisco perché l'abbiano fatto: quando le famiglie non vanno più d'accordo, è un disastro! ». Aria di famiglia Ecco: una famiglia sfascia¬ ! ta> 8enza una ragione tanto n i a i o ' e , n e e , n . o E importante da essere comprensibile a tutti. Qui a Formia — bella, carica di colori, con una dolce aria di benessere, e per questo forse un po' apatica, aliena dalle passioni forti e dalle controversie ideologiche («da noi nessuno si scalda, da noi nessuno si è mai picchiato per la politica») — la scissione socialista assume i contorni di una immotivata sciagura familiare. Una sciagura che vede al centro papà Nenni tradito dai figli, quelli di destra e quelli di sinistra (« ma soprattutto da De Martino e da Lombardi, che non hanno avuto per lui il rispetto che gli dovevano » insiste un commerciante di mezza età, forse liberale, che non vuol darmi il suo nome), e travolto suo malgrado da una bufera che aveva cercato in tutti i modi di allontanare. E adesso, che cosa dovrà fare Nenni? A questo punto, inaspettati, ho raccolto dei pareri quasi unanimi, che sembrano trovare risposta nell'atteggiamento dì questi giorni del vecchio capo socialista. «Ha fatto bene a tenersi in disparte » dice un commercialista passato al psu, «con amarezza», il rlott. Antonio Greco, 40 anni. «Ormai tutto è distrutto: per che cosa potrebbe ancora combattere Nenni? » ci domanda Marzio Antimo, 39 anni, impiegato. Un'elegia per Nenni, con molto affetto, ma anche con molto rammarico per un tempo colmo di speranze che ormai sembra essersi chiuso per sempre. Questo è il sentimento che no coir to a Fornii. Senza la rabbia di Si còli, il prete di De Martino, però con lo stèsso stupore ai laggiù ver ie tose incomprensibili, per il capello politico svaccato hi quattro, per le vicende aggrovigliate e che invece potrebbero essere semplici. Come la crisi di governo seguita alla scissione e alla sconfitta di Nenni: « Uno di quei sentieri di bosco tutti a bisce, che cammini e cammini e poi ti ritrovi al punto di partenza e per giunta più stanco, privo di tutto e senza saper più che fare» dice Ilario Zaffata, 43 anni, un insegnante in vacanza a Scauri che ama le immagini didascaliche. La crisi è stata capita anche meno della scissione. Il vigile Elio Testa non ne sa niente, niente ne sa pure la maestra Teodora Parasmo, dirimpettaia di Nenni in traversa Vindicio. Un commerciante, Franco Papa, 30 anni, ci vede soltanto «la non bravura del nostri politici ». Il vecchio Ferrone è disgustato: «Una crisi inutile, presto ne occorrerà un'altra. Da noi il politico ha il vizio di parlare molto e di concludere poco ». E quattro operai incontrati alla « Trattoria del buongustaio » al Castellane, nella Formia vecchia: «Oggi un governo, domani un altro! Mai uno che duri! Le facce però, sono sempre le stesse: che deve pensarne il cittadino? ». Anche Formia, dunque, sembra-aver capito ben poco di questi due mesi caldissimi e soprattutto non sembra aver alcun interesse a capire. « E' logico, la gente è stanca —mi dice al Castellane un formiano più vecchio di Nenni, Tommaso Turchetti, 82 anni, già installatore di linee elettriche, sguardo scettico e stanco sotto un berrettuccìo a visiera —: la gente non capisce più. I partiti non danno direttive, discutono e si prendono a cazzotti, invece di girare per l'Italia e vedere e sentire quanto c'è di bisogno. I partiti sono malati di superiorità: fanno la politica alta, ma quella bassa no». Giampaolo Pansa Formia. Arianna, senza filo, davanti al labirinto (Tel. Pressphoto)