E' lenta la macchina statale quando si tratta di spendere di Ferdinando Di Fenizio

E' lenta la macchina statale quando si tratta di spendere Il «Libro bianco» sui residui presentato al governo E' lenta la macchina statale quando si tratta di spendere Tra le cause: l'aumento dei compiti affidati allo Stato, il gioco di norme istituzionali, le decisioni di spesa alla scadenza di un esercizio, i piani pluriennali - Anche l'acquisto di calcolatori richiede interventi politici - Le « armi » del Parlamento A proposito dei residui del bilancio statale sono state scritte, In questi anni, cose di fuoco. Si è detto che il loro aumento denunciava la pigrizia della burocrazia oppure manifestava il desiderio del Tesoro di non perseguire una politica di pieno impiego od anche di non lottare, con decisione, per il sollevamento dell'area depressa meridionale; peggio, rendendo vane deliberazioni urgenti del Parlamento. Si è pure scrìtto che i residui mettevano in pericolo la stabilità monetaria, quasi fossero tutti liquidabili contemporaneamente. Problemi grossi. Problemi che andavano chiariti in modo da non lasciar dubbi. Tre anni fa pertanto, nell'ottobre '66, il ministro Colombo nominò un'ampia commissione d'indagine sulla spesa pubblica, chiamandovi esperti del Tesoro, delle Finanze, della Banca Centrale, oltre che economisti e pubblicisti. Fu creata così la commissione che s'intitola in breve alla «spesa pubblica, risparmio pubblico, mercato monetario ». Ora, 11 « gruppo residui », che appartiene a quella commissione, ha chiuso in questi giorni 1 suoi lavori. L'on. Colombo ha presentato al Consìglio dei ministri un « libro, bianco » gius t'appunto su questo tema. Il libro è unito ai documenti stessi che costituiscono il preventivo statale per il prossimo esercizio 1970. A quali conclusioni giunge questo «libro bianco»? Accenniamo soltanto a talune di esse, poiché il documento è di quasi 200 pagine ed accoglie migliaia di cifre. Prima di tutto i fenomeni di residuo (attivi e passivi) sono dovuti, alla constatazione più ovvia del moido: al fatto cioè che i flussi economici non nascono a si estinguono in un determinato periodo di tempo, un anno, un biennio, anche un quinquennio. I cosiddetti fenomeni di residuo sono dunque ineliminabili, ogni volta si abbia che fare con un bilancio, anche dì cassa, a « costi e benefici», ecc. Il bilancio di competenza adottato in Italia dalla Contabilita generale dello Stato (e quindi riguardante non solo, per l'appunto, l'amministrazione statale in senso stretto, ma Regioni, Provincie, Comuni, ecc.), ha il vantaggio, se non altro, di « porre in luce » questi fenomeni di residuo, permettendo con ciò di controllarli anche da parte del Parlamento. Un vantaggio non trascurabile. Taluni fenomeni di residuo inoltre sono puramente apparenti. Dipendono da partite che comportano soltanto regolazioni contabili, a carattere compensativo, ecc. Partite che sono registrate sia all'attivo sia al passivo e riguardano, ad esempio, 1 rapporti fra lo Stato e le Regioni ad amministrazione autonoma, le Provincie, altri enti territoriali minori. Se il volume globale dei residui è depurato da queste partite contabili, esso si riduce di parecchio. I residui attivi e passivi vanno pertanto di pari passo col volume delle entrate e delle spese statali. Questo prepara ad un'altra constatazione. All'amministrazione centrale dello Stato sono stati richiesti dal Parlamento compiti più ampi, in questi ultimi tempi. Ora, poiché le cosiddette spese correnti sono meno agevolmente « liquidabili » delle spese in conto capitale, nessuna sorpresa che certi ministeri palesino l'accrescersi, in questi ultimi anni, del volume dei loro residui; l'accurata analisi posta in luce da questo « libro », mette in chiaro il diverso comportamento dei ministeri dell'Agri coltura e dei Lavori Pubblici da un lato, del dicastero di Grazia e Giustizia dall'altro. Ancora. La tanto lamentata lentezza dei « centri di spesa » appartenenti all'amministrazione centrale, indubbiamente esiste. Ma non è tanto dovuta a pigrizia dei funzionari, a qualunque livello della gerarchia essi siano, quanto al gioco di norme istituzionali. La riforma della legge di contabilità dello Stato potrebbe giovare, anche se non è agevole. Ma l'ef¬ flclbngvvmie■ ficienza della macchina amministrativa statale non dipende da norme di ' contabilità. Dipende da una serie di decisioni, anche politiche, che riguardano argomenti di varia natura: dall'acquisto di calcolatori alla creazione delle ben note « agenzie » pubbliche, favorite da alcuni, avversate da altri. Nell'uno e nell'altro caso, non senza ragione. Il Parlamento stesso (ultima particolarità sulla quale vogliamo richiamare l'attenzione) non è disarmato, se vuole ridurre i residui passivi. Se ciascun singolo parlamentare volesse approfondire il funzionamento della « macchina dello Stato», potrebbe evitare certe decisioni di spesa che, cadendo in taluni periodi dell'esercizio annuale, generano inevitabilmente residui. Inoltre, voluminosi residui si hanno spesso allorché si decide di finanziare « particolari piani » pluriennali (il piano della scuola, ad esempio) prescrivendo in più che siano ascoltati certi organi ■periferici. In conclusione, il fenomeno dei residui, nei pubblici bilanci, è assai complesso. Ferdinando di Fenizio Le somme non erogate

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