Per la squadra di calcio minacciano di provocare una nuova Battipaglia di Giampaolo Pansa

Per la squadra di calcio minacciano di provocare una nuova Battipaglia A Sant'Angelo di Pescara si vive come in stato d'assedio Per la squadra di calcio minacciano di provocare una nuova Battipaglia Si sentono ingiustamente condannati a rimanere nella serie inferiore - «E' un affronto alla città», dicono - Da due giorni tutte le attività sono paralizzate; giunta e consiglieri, senza distinzione di partito, si sono dimessi - Una delegazione capeggiata dal sindaco a Roma per chiedere giustizia (Dal nostro inviato speciale) Pescara, 30 luglio. «Faremo un'altra Battipaglia, se la nostra squadra di calcio non potrà giocare in Serie D. Lo scriva, dottore, lo scriva! E scriva pure che questa volta il morto non sarà della città ma di qualche altra parte... ». Il giovanotto in maglietta urla e duecento cittadini applaudono con determinazione feroce. Io sto seduto sullo scranno del sindaco, nella sala del Consiglio comunale di Città Sant'Angelo, e mi guardo attorno sgomento. Sono arrivato in paese mezz'ora fa e in pochi minuti mi sono scoperto circondato, travolto, festeggiato, accolto al palazzo municipale come il cavaliere coraggioso che penetra nella cittadella assediata. Questa gente si sente davvero in guerra per la squadra di calcio, ingiustamente condannata a non salire nell'empireo della serie superiore. Una guerra che è già cominciata, con lo sciopero generale (siamo al secondo giorno di blocco totale delle attività cittadine), con il sindaco sequestrato e poi liberato, la Giunta e tutti i consiglieri dimissionari, falò per le strade, interventi a catena dei vigili del fuoco, pattugliamento dei carabinieri, una massiccia delegazione — trecento persone guidate dal sindaco, il geom. Giancarlo Di Camillo — inviata a Roma per protestare sotto le finestre della Lega calcio e poi sotto quelle del Quirinale. Ci sarebbe da morire dal ridere, se non fosse tutto vero e questa storia italiana è tutta vera, terribilmente vera. Comincio a capirlo alla stazione di Pescara. « Non ci sono mezzi pubblici per Città Sant'Angelo. Lassù c'è lo sciopero generale, — mi avverte subito il barista — le autolinee Bosica sono state bloccate.- - • •••• Prendo un taxi e mi avvio. Sono sedici chilometri attraverso le colline angolane che hanno dato il nome alla squadra di calcio al centro di questa rivoluzione paesana: A.S. « Angolana ». Un paesaggio dolcissimo, fra vigneti, oliveti, oleandri, lontano si intravede il mare e il profilo di Pescara. Sull'Adriatica, accanto a Montesilvano, incontro le prime pattuglie dei ribelli. Sono due «500». Su di una c'è l'altoparlante. Una voce dura grida: « Ancora oggi persiste lo sciopero generale di protesta che blocca Città Sant'Angelo. Angolani! la mafia iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii calcistica continua a perpe-1 trare delle ingiustizie, negandoci un diritto conquistato sul campo... ». L'auto si allontana gracchiando, il mio taxi infila la strada panoramica degli Oleandrì, incrocia subito i primi sintomi di questa Battipaglia calcistica. E' il campo « Foschi », chiuso, sbarrata, tutto tetro. Sulla porta uno striscione rosso: « Sciopero ». Al cantiere dell'autostrada BolognaCanosa, grazie at-cielo, invece sì lavora. E' chiusa in compenso la fabbrica di una bibita famosissima nel mondo: « Per far sciopero anche loro — mi diranno poi nella sala del Consiglio — è stata chiesta l'autorizzazione a Milano, e Milano l'ha chiesta a New York ». Quasi non ci credo, ma poi mi mostrano il chilometrico telegramma di solidarietà. (« Formuliamo auguri futuri successi... ») e devo arrendermi all'evidenza. Il campo di calcio è all'oriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii gine di questa faida sportiva. E' troppo piccolo, e per questo l'Angolana si è vista rifiutare la promozione alla serie D, una promozione conquistata a suon di calci in aspre battaglie domenicali. Il terreno di gioco è tutto sconvolto. Ci hanno- lavorato decine e decine dì tifosi nell'intento *rpòt fàlMfj'df ampliarlo a tempo debito. «Io ci ho zappato per cinque giornate intere — mi dice il carpentiere Antonio Verzella —; anche dei professionisti ci hanno faticato ». Chi? domando. «Ad esempio i fratelli Lavane, uno ingegnere e l'altro geometra, e pure diversi maestri elementari». «Ma vada in paese, vada — mi gridano delle donne. — LI vedrà il campo di calcio nuovo che il comune sta riparando, costerà 42 milioni». Arrivo finalmente a Città Sant'Angelo. Diecimila abitanti, economia agricola, giunta di centro-sinistra, il più antico istituto magistrale d'Abruzzo, culla dei primi moti carbonari in Italia, « niente disoccupati » giurano tutti. Cosa vi manca? « Niente, non ci manca niente, tranne la serie D » dice serissimo il prof. Mario D'Alessio, segretario del msi ed anche lui consigliere dimissionario. Per quésta Serie D la città è bloccata da quarantotto ore. La situazione mi viene illustrata da un esponente del «comitato di salute pubblica », Giorgio Baiocchi, economo della Provincia di Pescara: « Ferme le autolinee, chiuso l'ufficio postale, chiusa la "Banca Popolare di Teramo e Città Sant'Angelo", l'unica che abbiamo, chiusi tutti i negozi, le due farmacie, le pompe di benzina, il municipio, i bar, le tabaccherie... Anche il custode del cimitero è partito per Roma. Siamo sorpresi di questa compattezza, anche perché oggi era giorno di mercato! ». Sono le diciannove e sembra il mezzogiorno di Ferragosto. I negozi hanno grandi striscioni che dicono: « Chiuso per l'ingiusta esclusione di Città Sant'Angelo dalla Serie D ». Ma tutta la gente è nelle strade. In un attimo la folla mi circonda. Si passano la voce: « E' un giornalista venuto appositamente dal Nord... ». Per poco non vengo portato in trionfo. Mi conducono in municipio, mi fanno sedere al posto del sindaco. Accanto ho Corrado Dogali, assessore al Personale («dtmissionario », precisa), del partito repubblicano: il prof. Giuseppe Verzella, preside della scuola media «Nicola Giansante», consigliere della de, anche lui dimissionario; un altro preside di scuola media, il prof. Antonio Gabriele, e decine e decine di cittadini angolani che fremono e scalpitano, in attesa di sfogarti. Confermano tutto. «Si, è vero, il sindaco è stato sequestrato domenica nel suo ufficio dai tifosi». Perché? « L'avevano preso come ostaggio per attirare l'attenzione delle autorità ». Ma è vero che sono stati appiccati degli incendi? «Certo,, molti incendi ». Non pericolosi, vero? « Altro che:':T>ericolosissimi! », Sabato una colonna di duecento automobili stracariche di tifosi hanno manifestato nel centro di Pescara. E poi ieri sera, alle 20,30, il sindaco e quasi tutto il Consiglio comunale (17 consiglieri su venti, senza distinzione di partito: de, psi, pei, psiup, pri e msi) si sono recati dal prefetto Giacinto Nitri e gli hanno consegnato diciassette lettere di dimissioni. Io ascolto e mi sembra di sognare. Il mio colloquio con la folla è caotico. L'assessore Dogali mi mostra il telegramma del ministro del Turismo Lorenzo Natali, che ha il collegio elettorale da queste parti. Sembra una dichiarazione di guerra, o un appello alla resistenza contro l'invasore: « Riaffermo mio ulteriore impegno at seguire da vicino sviluppo situazione che appassiona cittadinanza angolana... ». Poi la gente grida. E' infuriata contro Teramo che, benché sconfitta nella finale, ha preso il posto dell'« Angolana » in Serie D. Una situazione senza vie d'uscita. A meno che la delegazione inviata a Roma non torni con notizie di pace. E se non riceverete giustizia? «Rimarremo sempre sul piede di guerra ». « Faremo una seconda Battipaglia! » urla il giovanotto nerboruto. « SI, si — replicano i tifosi — ma il morto stavolta non sarà cittadino». «Ci rifiuteremo di votare...» aggiunge, pensoso, il preside Gabriele. «Faremo delle cose che adesso non vo- i ! : : 11111 < ■ j 111 ■ l 111111111111111 r [ 11111111 ■ ■ 11111111111 ■ 11 gliamo rivelare al giornali, se no la legge individua subito il responsabile». «Vedrete che sorprese! ». « Dottore, ci creda: fra noi e Teramo ci sarà la guerra come fra Honduras e San Salvador», aggiunge uno studente occhialuto. Che cosa aggiungere? Mi sento schiacciato da questa atmosfera di battaglia. Ho però ancora la forza di chiedere: ma tutto questo vi sembra una cosa seria? Ed ecco esplodere la verità, gridata da dieci, venti, cento, duecento bocche: « E' un sopruso che non possiamo accettare. Non è soltanto in gioco la squadra di calcio. E' stata calpestata la dignità di Città Sant'Angelo. E' stato offeso un nostro diritto. Hanno mancato di rispetto a noi tutti! ». Scende una sera dolcissima. Esco dal palazzo municipale come da una fortezza dell'età dei Comuni. L'assessore Dogali e l'economo Baiocchi sembrano vestire l'armatura. Dì lontano i carabinieri vigilano. Stanotte veglieremo in attesa dei messaggeri da Roma. Ma intanto la guerrìglia continua. Questa sera, alle 22,30, è stato appiccato un altro incendio, stavolta a 20 metri da una pompa di benzina. Giampaolo Pansa Roma. Abitanti di Città Sant'Angelo protestano davanti alla Federazione Calcio (Telef.)

Persone citate: Antonio Gabriele, Antonio Verzella, Giacinto Nitri, Giancarlo Di Camillo, Giorgio Baiocchi, Giuseppe Verzella, Lorenzo Natali, Mario D'alessio, Nicola Giansante