"Squadroni della morte,, in Brasile di Sandro Viola

"Squadroni della morte,, in Brasile IL PAESE, GOVERNATO DAI MILITARI, VIVE NELLA VIOLENZA "Squadroni della morte,, in Brasile Nella capitale, in diciotto mesi, 154 persone sono state assassinate nello stesso modo: cinque colpi di pistola in testa - Forse sono fuorilegge uccisi da «giustizieri» della polizia, forse vittime politiche - «Commandos» di estrema destra e di estrema sinistra si combattono con attentati ed a colpi di bomba; operano decine di polizie segrete - La rigorosa censura sulla stampa (Dal nostro Inviato speciale) Rio de Janeiro, luglio. Al tavolo dell'obitorio c'è il cadavere di un uomo biondo, alto, robusto. «Come tutti gli altri cinquanta cadaveri trovati quest'anno nel fiume Macacu —I riferisce il Jornal do Brazil — l'uomo reca cinque colpi calibro 45: uno nell'occhio destro, uno sulla fronte, uno nella bocca, due nella nuca». La firma dell'» Esquadrào da morte », lo « Squadrone della morte», cui si attribuiscono 154 assassini in dìciotto mesi: novantaquattro nel '68, sessanta quest'anno. Cos'è l'« Esquadrào »? Esiste una tesi ufficiale. In polemica con la magistratura penale che manda assolti troppi trafficanti di droga, protettori, biscazzieri (che qualche volta, appena liberi, si sono vendicati a pistolettate degli agenti che li avevano arrestati), i poliziotti delle grandi città avrebbero deciso di farsi giustizia da soli. Gli uomini trovati t Rio, a S. Paolo, a Belo Horigante con. cinque pallottole nella testa sono insomma, almeno nei casi in cui è possibile effettuare il riconoscimento, dei fuorilegge. Per quanto criticàbile (dice sempre la tesi ufficiale), tant'è vero che esìstono varie inchieste giudiziarie, il fatto riguarda i bassifondi e non ha veri riflessi sulla vita brasiliana. Il prezzo del delitto Sì capisce, il discorso non torna. In un paese dove quasi ogni mattina viene trovato un morto ammazzato senza che si individuino gli autori del crimine, l'assassinio (l'assassinio politico in particolare) diviene troppo facile. A Rio è in corso un processo contro un gruppo di poliziotti, sospetti di appartenere allo « Squadrone della morte », che avrebbero trucidato^ due fidanzati per il modesto compenso di 900 mila lire. A Recìfe ci sono i due attentati politici, di cui parleremo più avanti, a Candido Pinto de Hello e a don Henrique Pereira Nunes. E proprio a Recife, parlando dell'« Esquadrào da morte », don Helder Camara mi ha detto: « Il fenomeno è grave, perché in questo modo la gente si abitua alla idea della morte violenta, e non reagisce più nei termini giusti di responsabilità e punizione ». A cinque anni dall'ascesa al potere dei militari, la cronaca brasiliana appare sanguinosa. Bombe, raffiche di mitra, incendi di stazioni televisive, rapine alle banche, furti d'armi nelle caserme. Da destra, da sinistra. Le bombe all'Universa miiiHiwiiimiiiiiiiwiiimiiiiiiiiniiiiiiiiiiiii rà di Rio vengono da destra, come le raffiche contro l'arcivescovado di Recife, come gli attentati contro ì leaders studenteschi; le bombe al jgfarnali,,legati. a{ regime, gii incèndi delle stazioni televisive, ma soprattutto le rapine alle banche e i furti d'armi, vengono da sinistra. « Uno strano risultato — mi dirà un editore di San Paolo, — per un regime che si presentava con le credenziali dell'ordine. Se uno dei nostri maggiori sociologi, Hélio Jaguaribe, ha ragione a definire il regime militare un " colonial-fascismo ", bisogna dire che come fascismo non è poi molto efficiente ». Il « ciclo delle polizie » Neppure ciò che gli oppositori chiamano il « ciclo delle polizie » può niente contro il proliferare della violenza. «Il Brasile — dicono gli oppositori — ha ! avuto il ciclo dello zucche¬ ro, quello dell'oro, quello del caffè: ora ha quello delle polizie». E in effetti, il solò inventario delle fòrze di polizia brasiliana può rappresentare una difficoltà.. C'è la polizia federale, con la sua sezione politica, il Sops; e ci sono quelle statali, ognuna col suo Dops (il « Departemento da ordem politico e social »), che è. una specie di gigantesca squadra politica. Ogni Stato ha inoltre a disposizione una Policia militar e una Guarda civil. Ecco quindi il potentissimo Sni, il Servizio d'informazioni militare, che funziona sul modello greco, con un ufficio distaccato in ogni ramo dell'Amministrazione; infine ecco i Servizi segreti dell'Esercito (Sse), della Marina (Seìnmar) e dell'Aeronautica (Ssa), cui se n'è aggiunto ultimamente un altro, ancora dell'Esercito, il de. Ogni apparato ha i suoi consulenti (la Marina si serve dell'ex capo della polizia di Getulio Vargas, Cedi Borer; il Dops di San Paolo è ricorso, all'Fbi per consìgli sulla prevenzione delle rapine alle banche), le sue spie (i « tiras »), il suo bilancio che rode implacabile ogni altro stanziamento (le spese per l'educazione sono scese dall'11 per cento del 1965 al 7 per cento del '68 del bilancio federale). Così l'episodio della visita di Rockefeller, quell'incredibile calma che ha accolto in Brasile la visita del rappresentante di Nixon mentre dappertutto in Sud America si scatenava il pandemonio, va forse rimeditato. E' stato l'apparato repressivo del regime a mettere la museruola all'anti-americanismo brasiliano (non meno rabbioso, per valutazione comune, di quello degli altri Paesi del sub-continente), o sono state le centrali della opposizione a decidere di non dare battarlìa? La risposta non è facile. L'apparato repressivo fun¬ zionò attivamente: 120 professori universitari a Rio, una trentina tra S. Paolo, e Brasilia, almeno 500 studenti furono messi in galera per tutto il periodo della visita. Nidi di mitragliatrici vennero piazzati attorno agli aeroporti; carri armati apparvero sugli angoli della Avenida Atlantica, a Rio, per ostacolare il passaggio verso il «Copacabana Palace» dove Rockefeller aveva, preso alloggio. Ma che tutto questo sia bastato ad impedire il lancio d'un solo sasso, la comparsa d'un solo cartello, il grido d'un solo slogan, è per lo meno dubbio. Un volto violento Il Brasile ha un volto violento, dunque, né potrebbe essere altrimenti: perché, è proprio dal di dentro del regime, nell'ambito delle forze che lo sostengono, che scaturisce la violenza. Questi tre episodi lo dimostrano. Nell'ottobre scorso, al¬ cuni ufficiali del Parasar (unità addestrate al salvataggio di equipaggi caduti in mare o nella foresta) vengono contattati da un alto ufficiale dello Stato Maggiore dell'Aeronautica che espone loro un piano dì «missioni speciali». Sì tratta dì confondersi alle manifestazioni studentesche, esercitare la provocazione, eliminare i personaggi più attivi dell'opposizione caricandoli sugli aerei della polizia e scaricandoli nell'oceano. Il pianò è chiaro, tanto chiaro che alcuni degli ufficiali si rendono conto che è criminoso e decidono di denunciarlo. Risultato: il piano va a monte, ma gli ufficiali che lo hanno svelato finiscono agli arresti. Qualche mese fa, l'arcivescovo mons. Camara dichiara di sapere che i C.C.C. (Commandos per la caccia ai comunisti, una delle organizzazioni più attive dell'estrema destra) hanno approntato una lista di trenta - due persone da eliminare nella sola Recìfe. La dichiarazione viene ripresa da alcuni giornali stranieri (non da quelli brasiliani, sui quali grava una legge sulla stampa molto severa), ma non provoca alcun commento da parte delle autorità. Caccia ai « comunisti » Si giunge ad aprile, ed i C.C.C, entrano in azione. La sera del 22 il presidente dell'Unione studentesca dello Stato di Fernambuco, Candido Pinto de Metto (23 anni, quarto anno d'ingegneria), è atta fermata d'un autobus quando si avvicina una macchina. Qualcuno si sporge e gli intima di salire. Pinto rifiuta, e poiché dalla macchina intanto si cerca di tirarlo dentro, reagisce a calci. Risuona un colpo di rivoltella, il giovane cade al suolo, gli assalitori fuggono. Colpito alla spina dorsale, Pinto de Métto è paralizzato dalla vita in giù. Nel suo letto d'ospedale non ha potuto leggere sinora sui giornali brasiliani una riga >sul suo caso: le autorità militari hanno infatti proibito che se ne facesse parola. Il 1° giugno ì C.C.C, colpiscono ancora. E' la volta di padre Henrique Pereira Nunes ( ventotto anni, sociologo), uno dei collaboratori più stretti di Camara, ucciso a colpi di rivoltella e poi impiccato a un albero. Per cinque giorni i giornali non possono parlare dell'accaduto, ed è soltanto quando le agenzie di stampa straniere — informate da mons. Camara — danno la notizia, che le autorità militari tolgono la censura sull'omicidio di Recife. Passano un paio dì settimane durante le quali la polizia cerca di accreditare la tesi di un regolamento di conti fra omosessuali, poi, di fronte alla fermezza dell'arcivescovo «rosso» e al clamore sollevato dai grandi organi di stampa internazionali, le autorità ammettono che il crimine è politico. Viene arrestato un giovane, Rogerio de Matos, che è molto probabilmente l'esecutore materiale del delitto. Rogerio è un informatore della polizia, un anticomunista fervente. Netta sua stanza viene trovata una foto di Robert Kennedy morente; attorno al foro d'entrata di una delle pallottole calibro 22 sparate da Shiran Shiran, Rogerio de Matos ha disegnato un cerchio rosso e scritto queste parole: «Na cabeca para mutar», «nella testa per uccidere ». Sandro Viola Rio de Janeiro. Da cinque anni i militari sono al potere. Ma la cronaca è ricca di delitti e moti di piazza (Foto « Team »)