Ora Londra è esitante? di Carlo Cavicchioli

Ora Londra è esitante? ANALISI Ora Londra è esitante? (Wilson non sembra più così ansioso! di aderire al Mec) « Londra, 23 luglio. Il discorso tenuto ieri da Maurice Schumann in Bruxelles è interpretato a Londra come una. chiara indicazione ohe la Francia non intende pili sbarrare alla Gran Bretagna la strada verso il Mercato comune: o almeno non più. con 1 veti intransigenti ed ostinati che caratterizzarono la politica di De Gaulle. Sénonché, posta realmente di fronte alla eventualità d'una-.decisione, l'Inghilterra sembra esitare, un poco còme una promessa sposa cui i genitori prima ostinati . abbiano dato all'improvviso il consenso. Fino a che all'Eliseo comandava il Generale, il problema, era confinato In termini per cosi dire accademici. Si discuteva sul matrimonio « ad infinitum » senza il rischio di doverlo consumare. Al fondo v'era sempre il «no» di De Gaulle, un argine che, assurdamente, placava e catalizzava le polemiche interne. Caduta la barriera, il dibattito s'è acceso, aspro e drammatico. Londra ha cominciato a interrogarsi sul prezzo che dovrà pagare per l'ammissione alla Comunità, cioò sulla dote che le verrà richiesta. Il Guardian, attingendo a indiscrezioni che sarebbero trapelate da uno studio governativo, valutò la cifra tra i 300 e i 400 milioni di sterline annui (da 450 a 600 miliardi di lire) per il periodo iniziale. VEconomist insorse la settimana successiva contestando tutti questi calcoli, basati a suo giudizio sull'assunto che tutta una serie di fattori, variabili col tempo, rimanessero costanti. L'uomo della strada ha subito comunque uno choc nell'apprendere che nel Mec il burro, 11 grano e vari a}-; fri prodotti agricoli costano" circa il triplo tìelfa:i quotazione corrente inglese. ■■ - Su tale disorientamento fanno ora leva in Parlamento gli avversàri dell'integrazione europea, numerosi sia tra i laburisti che tra 1 conservatori, e preoccupati dal canto loro per i riflessi che l'ammissione avrà sulla politica britannica, resa incapace di scelte indipendenti. Può essere illuminante in questo senso l'attacco sferrato ieri ai Comuni contro il Gabinetto, in una interpellanza su dichiarazioni europeistiche che il ministro degli Esteri Stewart avrebbe fatto a Bruxelles, alla riunione del « Comitato Monnet » (cui aderiscono tutti i tre partiti inglesi: laburista, conservatore e liberale), il 15 luglio. : Stewart, stando alla versione riferita dal leader liberale Jerem Thorpe, «aveva dato l'impressione che da parte del governo di Londra non ci fosse la minima riserva all'integrazione polìtica dell'Europa nel quadro delle proposte di Hallstein ». Era d'accordo il premier con questa interpretazione? L'ammissione al Mec coinvolgerà l'integrazione politica? Wilson ha risposto di no ad entrambi i quesiti, apparentemente smentendo il suo ministro, fra la costernazione degli «europeisti». L'impressione è che Wilson non solo abbia contraddetto Stewart, ma anche le proprie convizioni. La dichiarazione anglo-italiana in aprile al termine della visita di Saragat, tanto per citare uh esempio, era ben un auspicio di integrazione europea. Si può comunque scusare il premier tenendo presente che ieri, ai Comuni, era pressato da ragioni tattiche interne. Il Guardian di stamane glielo rimprovera e nell'editoriale dedicato al discorso di Maurice Schumann scrive: «... Le ragioni che spingono la Gran Bretagna verso il Mec non sono mai state meramente economiche. La comunità non è solo un glorioso blocco commerciale... Economicamente noi potremmo anche cavarcela fuori del Mec, ma politicamente non abbiamo dove andare. Abbrndonato il ruolo di potenza mondiale, il futuro della Gran Bretagna risiede inesorabilmente nell'Europa: una Europa però che noi stessi dobbiamo contribuire a modellare». Carlo Cavicchioli

Persone citate: De Gaulle, Hallstein, Maurice Schumann, Monnet, Saragat, Thorpe