Il giudice sulla Luna di A. Galante Garrone

Il giudice sulla Luna Il giudice sulla Luna Si può essere certi, come YEconomist argutamente prevedeva qualche giorno fa, che Armstrong e Aldrin, nel mettere piede sul suolo lunare e nel muovere i primi passi, a tutto avranno pensato, fuorché ai problemi giuridici sollevati dalla grande impresa spaziale di questi giorni, e non avranno molto sofferto della mancanza di un giurista al loro fianco. Eppure quei problemi esistono, o almeno si porranno in futuro. Le centinaia di telefonate giunte alla tv nelle ultime ore dimostrano che non si tratta di una curiosità oziora, di una scolastica pedanteria. Intanto ce da dire — come il prof. Ambrosini ha ricordato a milioni di telespettatori — che secondo il trattato spaziale, in vigore dal 1967, è esclusa ogni pretesa di sovranità sulla Luna o su altri corpi celesti. E anche le ultime dichiarazioni ufficiali di parte statunitense hanno ribadito questo principio di fondamentale importanza. La bandiera stellata che tutti abbiamo visto piantare sul suolo selenico è come il biglietto da visita dell'alpinista che primo ha scalato una vetta. Ma non è il caso di abbandonarsi a una ditirambica esaltazione del carattere universale, < umanitario » del trattato del 1967, quasi che ogni questione di diritto internazionale fosse stata messa a tacere per sempre. A parte la possibile tentazione di rimettere in questione quanto è.stato deciso, il giurista sa che non c'è legge, o convenzione pubblica o privata, che non possa prestarsi a dubbi interpretativi o dar luogo a spinose controversie. Anche il trattato del '67, con le sue locuzioni non sempre esaurienti e meditate, può suscitare, come ha già suscitato, qualche perplessità, ;i0 speciosa argomentazione. Per esempio, mentre alcune sue clausole si riferiscono specificamente a « la Luna e gli altri corpi celesti », la norma che mette al bando le basi ' militari e le armi sperimentali menziona soltanto i « corpi celesti ». Da ciò qualcuno ha già tratto l'assai poco convincente deduzione che il divieto non vale per la Luna. E non è neppure mancato chi, interpretando restrittivamente la norma che consente l'esplorazione solo per « scopi pacifici », sostiene che ciò comporterebbe il divieto di collocare sulla Luna armi offensive, non anche armi difensive. Ma a prescindere da questi che a noi sembrano argomenti capziosi e di mala fede, è innegabile che fra dieci o vent'anni (e forse anche prima, dato il ritmo portentoso del progresso tecnologico a cui assistiamo) inevitabilmente si porranno, in concreto, problemi giuridici tutt'altro che agevoli. Ne indichiamo alcuni. E' evidente che le prime fasi dell'esplorazione lunare non consentiranno se non strutture di esigua mole, e transitorie. Per esse, non sorgeranno problemi di sovranità di fatto. Si tratterà di un controllo limitato ad esse, e allo spazio circostante. Ma quando, a un certo momento, si vorranno e si potranno installare opere permanenti di vasta estensione, la necessità stessa di un soggiorno prolungato dell'uomo, congiunta all'elevatissimo costo del trasporto dell'ossigeno dalla Terra, potrà costringere alla edificazione di grandi cupole per il contenimento dell'atmosfera artificialmente raccolta, o anche, nell'ipotesi di scoperta di ghiaccio o acqua sotto la superficie lunare, ad opere di estrazione dall'ossigeno per la respirazione. Tutto ciò potrà condurre gli Stati concorrenti a esercitare poteri sempre più vasti ed esclusivi sul suolo lunare, implicanti un effettivo esercizio di poteri sovrani. Non tocca a me, profano, indicare altri possibili usi della Luna a scopi, sia pure pacifici, ma largamente impegnativi e concorrenziali, come lo sfruttamento dei suoi minerali, o l'allestimento di piste di lancio per capsule di¬ rette ad altri pianeti. E a un certo momento, dato anche l'enorme interesse degli scienziati alla conservazione del suolo lunare nelle sue intatte caratteristiche, potrà sorgere il problema di un impegno internazionale per la conservazione di tali caratteristiche. Guai se, in nome della libertà di esplorazione e sfruttamento, si consentisse la contaminazione e l'alterazione dei corpi celesti. Ci pare che basti lo scempio perpetrato sulla terra. Un altro problema che a un certo punto dovrà pur essere in qualche modo disciplinato, è quello dei danni che potrebbero derivare dall'infittirsi degli esperimenti spaziali, e delle esplorazioni, con la congiunta possibilità di incidenti, scontri, inquinamenti, interferenze paralizzanti e così via. Potrebbe insomma accadere — su scala enormemente più vasta e pericolosa — qualcosa di non troppo dissimile da quel che avvenne più volte in mare aperto, nel corso di esperimenti nucleari. A dirimere le possibili controversie e prevenire paurosi conflitti, occorrono norme giuridiche ben precise. E' bene non illudersi. Gli uomini sono e rimarranno quello che sono, almeno per qualche tempo ancora: cioè pronti alla sfida, alle risse, alle questioni di prestigio, ai contrasti delle ideologie e degli interessi, al rihollire delle passioni. Questo è. in definitiva, l'ammonimento del giurista siuastafeste. Gravi problemi giuridici si porranno in un avvenire non troppo remoto. Sarebbe bene preoccuparsene sin da ora,, perfezionando il trattato del 1967, e predisponendo effettivamente altre precise convenzioni internazionali, in vista degli immancabili sviluppi dèlia esplorazione spaziale;' insomma non lasciarsi ancora una volta sorprendere dagli avvenimenti, dal crescente divario fra il prodigioso volo della scienza e il passo affannoso e claudicante della po-. litica e del diritto. Per finire, una nota ottimistica. Le imprese spaziali hanno già messo in crisi il dogma dell'illimitato potere sovrano dei singoli Stati (basta pensare al volo dei satelliti permanenti, che esercitano una continua ed illimitata azione di spionaggio). L'evento odierno gli assesterà forse un colpo decisivo. Sarebbe ora che gli studiosi del diritto internazionale, e gli uomini tutti, cominciassero a prenderne atto, rinunciando per sempre ai sanguinosi feticci ormai condannati dalla storia. Ma anche per questo ci vuole un briciolo di coraggio e di fantasia. A. Galante Garrone

Persone citate: Aldrin, Ambrosini, Armstrong