Giù nello spazio sempre più veloci di Mario Ciriello
Giù nello spazio sempre più veloci Tatto "O.K." sull'Apollo Giù nello spazio sempre più veloci (Dal nostro inviato speciale) Houston, 22 luglio. Gli esploratori lunari sono sulla via del ritorno. Alle 12,56 di New, York, le 6,56 di questa mattina in Italia, l'« Apollo 11» con un'altra manovra piena di «suspense», è strecciato fuori dell'orbita selenica e ha imboccato la traiettoria che lo condurrà alla Terra. Alle 8 (italiane) di domattina viaggerà a oltre cinquemila km orari e sarà a circa 270.000 km dal nostro globo. Gli astronauti cominciano ad essere stanchi, ma è l'effetto più deUe emozioni e degli entusiasmi che degli sforzi fisici. L'ultimo perico- lo da superare è adesso quello del « rientro » quando la velocità arriverà a 40.000 chilometri orari e un errore di calcolo potrebbe distruggere il veicolo neU'atmosfera o proiettarlo verso remote orbite senza possibilità di ricupero. L'ammaraggio . nel Pacifico è previsto per giovedì aUe 18,51 (italiane). Per l'« Aquila » non vi è ritorno. Il fedele veicolo lunare — il Lem — è rimasto nel mondo per il quale fu creato. La metà inferiore, con le quattro lunghe zampe, fu usata ieri come piattaforma di lancio per il decollo dì Armstrong e Aldrin dalla Luna:' e ivi resterà nel Mare della Tranquillità con le impronte dei primi uomini, tozzo e goffo monumento al loro sbarco. Soltanto altri uomini potranno smuoverlo o abbatterlo. Non vi sono bufere, né aria: non sarà neppure corroso. La metà superiore del Lem, in cui Armstrong e Aldrin risalirono ieri sera dalla Luna al modulo di comando, veniva abbandonata poco dopo il docking, il congiungimento. Naviga e navigherà, con le sue antenne, le sue protuberanze, il suo computer, in orbita lunare. La manovra odierna è l'opposto di quella compiuta sabato. L'« Apollo » si trasferì allora dalla traiettoria TerraLuna ad un'orbita attorno al satellite: oggi, è uscito dall'orbita per rimettersi — come ha detto Armstrong — sulla « via di casa ». Come la precedente operazione, anche questa è avvenuta alla spalle della Luna, sul lato a noi invisibile, il che significa che per circa trenta ansiosi minuti non se n'è conosciuto l'esito. Le onde radio seguono la linea retta (« neppure la tecnologia moderna è riuscita ancora a piegarle», scherza un giornale), non possono aggirare l'astro. Cessano quindi le comunicazioni e nessuna immagine appare sugli schermi dei radar. Los chiamano a Houston questa interruzione, la sigla di loss of signal, perdita del segnale. Alle 0,56, ora di New York, il computer di bordo accendeva il motore. Era un istante critico. Se il Service pròpulsion system, tale è il nome del motore, non avesse reagito all'impulso, i tre astronauti sarebbero rimasti, naufraghi, in un'orbita lunare, senza possibilità di salvezza. Non era l'unica minaccia. Un'accelerazione insufficiente lì avrebbe spinti verso una collisione con il satellite. Invece, successo. In 200 secondi, il motore innalzò la velocità da 5750 chilometri orari a 8880, quella necessaria per evadere dalla gravità lunare. Ristabilite le comunicazioni, Armstrong riferiva: «Che scatto! Mai visto nulla di più bello ». Dopo il docking, la conver¬ sazione Apollo-Houston si faceva più briosa. Il Mission Control Center chiedeva a Collins, Analmente non più solo: «Che impressione fa avere un po' di compagnia? ». Collins rispondeva: « Damn good, I teli you», maledettamente buona, ve lo assicuro». E Houston: «Come si sta lassù? ». Collins: « E' una bella casetta. Bisognerebbe trovare il modo di mandare qui adesso quei duecento milioni di americani, cosi vedrebbero cos'hanno in cambio delle tasse che pagano ». Più tardi,.dopo l'inserimento nella traiettoria terrestre, Aldrin: « Neil Armstrong eri io ci siamo un po' ripuliti, dopo la nostra visitina alla Luna ». E da Houston, l'ufficiale di collegamento, l'ex-astronauta Donald Slayton: « Avete fatto un magnifico lavoro. Adesso lavatevr la faccia e mettetevi a dormire ». E tutti e tre chiusero gli occhi per un lungo sonno di quasi nove ore. Domani, ad un'ora ancora imprecisata — il calcolo è dìnicile, perché l'« Apollo » segue una « traiettoria curva » e la Luna non è più allo stesso punto di sabato — l'« Apollo 11 » arriverà a metà strada fra il satellite e la Terra. Più lo scafo si avvicinerà al nostro pianeta, più ne sentirà la possente attrazione: e la velocità salirà fino a 40.000 chilometri orari. Nel viaggio di andata, il massimo fu di 39.000 km. Poco prima d'incontrare a 120.000 metri dal suolo, la resistenza dell'atmosfera, il vascello si libera del modulo di servizio (peso 25 tonnellate) con le sue complesse apparecchiature. Rimane così il solo modulo di comando (meno di 6 tonnellate) che precipita verso la Terra e discende indi nel Pacifico. Nello sprint finale, la frizione dell'atmosfera innalzerà la temperatura esterna dell'« Apollo » a 2700 Mario Ciriello (Continua a pagina 2 in quinta colonna)
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