Qualche lettura per l'estate

Qualche lettura per l'estate Qualche lettura per l'estate Per Boris Vian meritato ritorno « Bisognerà bene rendergli giustiziar), scriveva una grande rivista letteraria francese quando morì, il giugno del 1959, Boris Vian, romanziere e^chansonròer, suonatore di cornetta nelle cavés àFSàiriiGermain-des-Prés, amico di Sartre, di Camus e di Prévert. Sono passati dieci anni, in Francia si moltiplicano gli amici dello scrittore, mentre qui da noi Rizzoli pubblica il suo terzo romanzo (L'autunno a Pechino), dopo Lo Sterpacuore e Schiuma di giorni. La lettura di Boris Vian è più piacevole che facile: occorre stare al gioco dello scrittore, seguirlo nella sua metamorfosi surrealìstica delle cose, avvertire il fondo melanconico delle sue destrezze da giocoliere. Occorre anche rifarsi all'epoca della sua maggiore attività, i primi dieci anni del dopoguerra,- dominata ancóra da Sartre e. dalla De Beauvoir, mentre già spuntano all'orizzonte i Nimier' e i. Blondin,, gli « ussari » degli Anni '50 che han deciso di farla finita con la metafisica della nausea, e di ricantare l'estrosità della vita. Tra quei poeti nuovi, che contestano il mondo col riso e lo sberleffo, e quasi tutti sono morti giovani, Boris Vian appare il più dotato; quello che prendeva più sul serio, attraverso scetticismo e mistificazione, il reale impegno di correggere la vita degli uomini, di descriverne il caos assurdo su cui galleggia sola la favola dell'amore e dell'amicizia. Gli amori di Colin e dì Chloé, nello Sterpacuore, quelli di Angel e Rochelle, nel presente romanzo, sembrano usciti dalle illustrazioni di Peynet, benché più incisivi, e, ..compiette sono frutifl della medesima filosofia: l'uomo ha \ abbandonato le cose più preziose, la bellezza e la gentilezza, si accanisce anzi a umiliarle, fin che la poesia sì vendica abbandonando l'uomo; e il mondo ne è fatto più piccolo e più misero. La fragile poesia di Vian è. appunto nei tentativo di preservare almeno il profumo di quel mondo gentile, anche al di là della morte dei personaggi (la morte dì Chloé o di Rochelle sono fra le pagine più belle dello scrittore). Per aggirarsi in una scena popolata di creature che dal gioco dei t*'rattini da cui derivano ha conservato un che di piacevolmente legnoso, occorre una leggerezza di stile miracolosa, che faccia pendere le immagini da un filo di ragnatela. Boris Vian ci riesce quasi sempre. Luigi Bàccolo BORIS VIAN: L'autunno a Pechino. Ed. Rizzoli, pagg. 276, L. 2500.

Luoghi citati: Francia, Pechino