Chiesti due anni per Capanna e Banfi Pene minori per altri dieci imputati di Giampaolo Pansa

Chiesti due anni per Capanna e Banfi Pene minori per altri dieci imputati La requisitoria al processo di Milano per il caso Trimarchi Chiesti due anni per Capanna e Banfi Pene minori per altri dieci imputati Proposte cinque assolutorie - Il P.M. giudica «azioni squadristiche» il sequestro in aula e l'aggressione per strada del prof. Trimarchi • «Questo non è un processo politico, come invece sostiene il Movimento studentesco: ci vorrebbero altri protagonisti e di ben diversa statura, signor Capanna» (Dal nostro inviato speciale) Milano, 17 luglio. Dodici condanne (per un totale di 14 anni e 8 mesi di carcere) e 5 assoluzioni: questo è il conto che il Pubblico Ministero, dott. Antonio Scopelliti, ha presentato stamane ai giudici per l'affare dello «statino» e per il sequestro e l'aggressione del prof. Trimarchi. Ecco In dettaglio le richieste dell'accusa: Mario Capanna ed Andrea Banfi 2 anni e un mese ciascuno: Giuseppe Liverani, Giovanni Cappelli e Marco Laurini un anno e 8 mesi ciascuno; Lucio Trevisan, Antonio Bonini e « Jo» Pallisi un anno ciascuno; Joseph Ergas ed Emanuele Criscione 10 noesi ciascuno; Salvatore Toscano e Ferruccio Cattoretti 5 mesi ciascuno. Assoluzione, con formule varie, per Luca Pozzi, Massimo Cipriani, Giuseppe Saracino (tutti e tre in carcere), Camillo Spinelli e Maria Grazia Longoni. «E' con malinconica amarezza, signori del tribunale —ha concluso il P. M. — che formulò queste richieste di condanna. Malinconica amarezza perché vivo nel mondo e non ignoro il diffuso stato di insoddisfazione e di malessere delle classi studentesche: insoddisfazione per una società organizzata in centri dì potere economici e politici ai quali è difficile l'accesso e che paralizzano un'ampia e sincera dialettica democratica ». «Io non ignoro tutto questo, ma — e qui la voce della pubblica accusa si è fatta vibrante — ho anche il dovere di intervenire quando 'ili viatico per raggiungere il traguardo che i giovani si pongono è la violenza, è la sopraffazione, è il dileggio del¬ le istituzioni, è il dispregio della libertà degli altri. Abbiamo il dovere di intervenir re per evitare che ogni violenza diventi lecita e giustificata, per evitare che ogni violenza abbia diritto all'impunità, per evitare che la violenza diventi, col tempo, una specie di sport nazionale». Gli imputati lo hanno ascoltato in silenzio. Capanna era rannicchiato su sé stesso, e ogni tanto si lisciava la barba. Saracino stava a testa china. « Jo» Fallisi era nervosissimo ed in preda ad un tic che gli scuoteva la gamba destra (in mattinata era giunta al P. M. una lettera di suo padre che riferiva su «determinate situazioni ambientali e familiari» con riflessi sul comportamento del figlio, ma «Jo» e il suo avvocato si erano opposti alla lettura). Banfi, come al solito, ascoltava con la bocca semiaperta e con estrema attenzione. Solo Laurini, l'accusato con il viso da bambino, è diventato tutto rosso e ha guardato verso la madre che era scoppiata in lacrime. Anche altre madri piangevano. Il fascino del leader Le richieste sono venute alle 11,10, dopo un'ora e 40 di requisitoria. Una requisitoria piana, calma, precisa, attenta ai fatti e alle argomentazioni giuridiche più che agli effetti, come è tipico delle nuove leve dei magistrati. Una requisitoria detta e non gridata. Soltanto una volta, la voce del P. M. ha avuto come un'impennata, uno scatto repentino: ed è stato per gridare « Vergogna! Vergogna! Vergogna! » per l'aggressione, gli insulti é gli sputi a Trimarchi in via Albricci. Il dott. Scopelliti ha iniziato prendendo subito di petto l'affermazione degli imputati che «questo non è un processo normale, ma un processo politico ». Ha detto il P. M.: « No, non discutiamo di processo politico. Vede signor Capanna, mi rivolgo a lei perché lei si presenta a noi come il capo, come il rappresentante più qualificato di un certo movimento politico. A parte il fascino del protagonista, lei è una persona certamente intelligente, di eloquio facile anche se un po' tribunizio, Ebbene, io dico a lei: questo non è un processo politico, il processo politico ha ben altre dimensioni, ben altri protagonisti e di ben altra statura. Leggìi il libro di Jacques Verges. " Strategia del processo politico" (ma credo che lei lo abbia già tetto) e si renderà conto che ci sono processi politici, processi di rottura, e ci sono altri processi che possiamo chiamare di connivenza: cioè con un imputato che si difende e vuole uscire, e con iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii un giudice che fa il suo dovere. Ebbene: diciamo che questo è un. processo .di cont nivenza, di fatti comuni, anche se rischiarato dalla pan ticolarità dei protagonisti». Il prof. Trimarchi fu trattenuto e sottoposto a violenza e minacce. Perché? Qual era l'obiettivo degli studenti? Che cosa volevano da Trimarchi? «Qui il discorso diventa molto importante », ha detto il P. M. e diventa anche spiacevole verso alcuni docenti di giurisprudenza che, chiamati a testimoniare, «hanno avuto un racconto non sempre limpido, e si sono lasciati andare a molte inesattezze ». «Ma sono ragazzi! » Qualche esempio? Il P. M. li fa, con nomi e cognomi, senza peli sulla lingua. Il prof. Scherillo — ecco un caso — affermò di non aver mai verbalizzato ritiri e bocciature, e fu smentito puntualmente dal collega Delitala. Il prof. Liebman. che non ricorda (« Dico coni- perchè non voglio credere che ricordi e non voglia dire... ») gli insulti contro di lui: « Buffone, va' via » e gli slogans come «Il potere siamo noi ». O il prof. Nuvolone, «pronto a dire che dagli studenti non ha mai ricevuto affronti; anche lui non ricorda di avere invece presentato tempo fa una denun eia per oltraggio, danneggiamento e interruzione di pubblico ufficio». Poi l'Accusa ha esaminato il secondo e più grave episodio: l'aggressione a Trimarchi in via Albricci, il pomeriggio del 21 marzo. Il P.M. non ha concesso nulla agli imputati e il suo tono si è fatto indignato e sferzante. «Se vogliamo dare un giudizio sintetico — ha detto — di quell'episodio, diremo soltanto: Vergogna! Vergogna! Signori del Tribunale, vergo gna! In quell'episodio si avverte il sapore dell'intimidazione, del teppismo, dello squadrismo! Lo avvertono gli stessi protagonisti, come'Banfi, ad esempio, che dice: "Qui stiamo decadendo, torniamo dentro l'università questo sta diventando un fatto goliardico che politicamente non darà frutti". E a chi oggi osserva, a mo' di scusante: "Ma lasciamo perdere, sono ragazzi, sono i boy-scouts della rivoluzione", noi rispondiamo: no, già altri, 50 anni fa, dopo la prima guerra mondiale, parlando di altri giovani disse: "Lasciamoli fare, sono dei boyscouts". Ma i fatti della sto ria si incaricano di smentire quella miope interpretazione. Alcuni degli accusati affermano: Trimarchi, però, ci ha provocato... Come vi hccmvsfaubmpvcscgmvldhilptsquodslusv ha provocato? Vi ha provocata perché voleva andare a caaap La veHtài.è^cJgtffè marchi fu sputacchiato, violo e vilipeso aen»«wwwvenie. Vergogna! Fu una còsa ignobile, fu un dileggio infame, quel codazzo attorno a Trimarchi come attorno a un Cristo sputacchiato... ». Il P. M. grida, ha il volto bagnato di sudore e la camicia fradicia. Subito dopo, però, analizza l'aggressione di via Albricci con puntigliosa cautela, distinguendo ì presunti responsabili da coloro che forse sono innocenti. Aggiunge che Capanna è certamente colpevole di oltraggio verso Trimarchi, e che per lo studente Colùcci e il bidello Sangesi (i due testi che hanno ritrattato) 1» Procura indagherà sino in fondo. Poi le richieste. Sono richieste pesanti? La domanda è inevitabile, ma anche di difficilissima risposta. Il dott. Scopelliti, comunque, ha risposto cosi: «In un regime democratico, ogni opinione ha diritto di cittadinanza e di libera espressione, anche nelle forme più llllllllilllllllMIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIItllllllllllll wft*^8l|BP o r e a i e n i ù vivaci e passionali, purché non degeneri in inammissìbili odi di violenza e di intl.-Out ■jA^.traviamfffa ^&ar&Ol'colpiti pene con un limite massimo di 20 anni di reclusione. Nel formulare le mie richiestè\ ho, con profonda umanità, gettato un ponte tra la legge e il fatto. Adesso tocca a voi, signori giudici: il vostro compitò è più arduo del mio. Io non vi chiedo una sentenza esemplare: vi chiedo soltanto una sentenza giusta ». E una sentenza giusta — cioè di assoluzione con formula piena — hanno chiesto anche i primi difensori intervenuti stasera, gli avvocati Giuliano Spazzali, Mauro Janni e Leopoldo Leon. Il loro discorso ha battuto in due direzioni, quella politica e quella penale. Ne parleremo domani: un'intera giornata è infatti dedicata alle arringhe che saranno, in tutto, più di dieci. Poi le repliche e, per sabato sera, la sentenza. Giampaolo Pansa llllllMllllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIMIIIlll Milano. Mario Capanna durante l'udienza di ieri. Alla sua sinistra, Giuseppe Liverani cpP aiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiniiiiiiiiiiMilano. Il P.M., Antonio Scopelliti durante la requisitoria (Assoc. Press)

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