Approdo all'inizio di un'alba lunare

Approdo all'inizio di un'alba lunare Sul Mare Mia Tranquillità profondo appena tre chilometri Approdo all'inizio di un'alba lunare I raggi del Sole saranno più obliqui e le condizioni del clima meno lontane da quelle terrestri - Infatti il Sole impiega due settimane ad attraversare il cielo sulla Luna e la temperatura passa dai 150° sotto zero dei periodi notturni ai 110° sopra zero del giorno (Dal nostro inviato speciale) Houston, 17 luglio. Ogni minuto che passa la Terra si allontana per gli astronauti a velocità prodigiosa. Ma Armstrong e Aldrin difficilmente perderanno il loro tempo a osservare uno spettacolo fino a ieri entusiasmante e ormai già consueto: il nostro pianeta che diventa sempre più piccolo sul nero fondale del cosmo. I tre protagonisti, e tutti co-loro che da terra partecipano alle loro avventure, sono ormai protesi verso la Luna, la nuova frontiera del secolo ventesimo, il mondo di cui quasi nulla si sa. Dice Ralph Baldwin, specialista in astrofisica: « N n esiste una teoria che possa dare una spiegazione soddisfacente sull' Origine della Luna e della Terra». Robert 1 Jastrow, direttore a New York del centro di studi spaziali, è certo che la Terra e la Luna si formarono quattro miliardi e mezzo. dì anni or sono, «ma di ciò che accadde nel primo miliardo di anni non sappiamo proprio niente ». Harold Vrey, Premio Nobel della fisica, dice che sarebbe « più facile dimostrare che la Luna non esiste piuttosto che raggiungere un ac- cordo plausibile sul modo con cui si è formata». Chi sostiene che la Luna è gemella della Terra, è che si formò dalla stèssa primeva nuvola di polvere da cui avrebbe avuto origine l'universo. Chi afferma che la Luna è soltanto un pezzo di Terra, che a suo tempo si staccò incominciando a vagolare nello spazio; altri invece credono che la Luna sia un corpo cosmico inizialmente risucchiato dalla forza di attrazione terrèstre e che poi, qualche miliardo di anni fa, riuscì a trovare, nella sua attuale orbita, il definitivo equilibrio. Sono tre secoli e mezzo eh? la Luna discioglie i suoi veli, e lo fa con lentezza sapiente. Galileo ne scoprì ì primi segreti: le montagne, i crateri e i « mari ». Appena qualche anno dopo gli astrologi si resero conto che i mari erano senz'acqua e furono capaci dì fabbricare carte lunari che già erano abbastanza esatte. La beffa del «Sun» Per moltissimi anni la Luna non mostrò altro. Wells, nel secolo scorso, poteva ancora immaginare una mostruosa vegetazione che. nasceva al sorgere del Sole per scomparire durante la notte: altri si abbandonavano a fantasie ancora più ardite, senza- che gli studiosi, con quel poco che ne sapevano, osassero smentirli. Richard Adam Locke, che era direttore del Sun, un giornale di New .York, fece credere ai suoi lettori che sul Capo di Buona Speranza fosse stato installato un prodigioso telescopio, dal dia¬ metro di otto metri, che consentiva di scorgere la Luna net particolari. I lettori del Sun seppero che la Luna era ricca di foreste, di montagne e di caverne e popolata da strani animali: liocorni, bisonti in miniatura e pavoni ornati da una coda di un blu splendente. Altri esseri erano più strani ancora: assomigliavano in tutto agli uomini e alleMonne, ma in più erano corredati di ali gigantesche, simili a quelle' dei pipistrelli. L'astronomo che guardava attraversa il telescopio, e dì cui il Sun aveva acquistato in esclusiva le «corrispondenze », sosteneva che questi esseri . « costituivano un miglioramento rispetto all'orangutan, in quanto la loro espressione appariva più aperta e intelligente ». Gli articoli, corredati da illustrazioni altrettanto immaginose, fecero quadruplicare la tiratura del Sun. Nessuno avanzò dubbi, neppure i giornali concorrenti. Il New York Times, un quotidiano serio e soprattutto cavalleresco, giudicò le rivelazioni del Sun « meravigliose, probabili e plausibili». La delusione è stata grande. Più l'uomo si è avvicinato alla Luna, prima attraverso le fotografie trasmesse dalle sonde spaziali, poi guardando di persona dai finestrini della capsula « Apollo », più le sue descrizioni hanno perduto di smalto. « La Luna è una estensione di niente — disse l'astronauta James Lovell, al ritorno dalla missione "Apollo 8" —. Lassù il mondo è in bianco e nero. Nell'intero universo, dovunque guardassimo durante il viaggio, l'unico sprazzo di colore era dietro di noi, era la Terra. Guardavo spesso in basso, verso la superficie lunare, sperando, sempre di vedere . qualcosa di inatteso, un cratere che potesse definirsi uri vulcano che spremesse l'ultimo rivoletto di lava. Invece nulla. La Luna è il vuoto. Sembra un continente df gesso ». E Bormann, il capo della spedizione, aggiungeva: «Scorgemmo un pianeta deserto e ostile, privo non soltanto di vita, ma di qualunque segno che la vita sia esistita o possa esistere. Niente altro che ima distesa di pietra pomice grigia e cariata ». Dimensione nuova John Young ha partecipato alla missione « Apollo 10 » ed è l'uomo che fino ad oggi ha visto la Luna più da vicino, a circa tredici chilometri di distanza, la stessa altezza da cui possiamo osservare la Terra quando siamo a bordo di un jet. Ma neppure lui ha fornito dettagli molto interessanti. Montagne altissime, tanti crateri, e canali così lunghi e regolari che sembrano proprio dei fiumi senz'acqua. Young, semmai, è rimasto colpito dal contrasto dei colori, « dai bianchi brillantissimi e dal nero più nero che avessi mai visto ». Alcuni crateri apparivano come dei circoli perfetti: «SemGianfranco Piazzesi (Continua a pagina 2 seconda colonna)

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