Stato e Chiesa in Spagna

Stato e Chiesa in Spagna ANALISI Stato e Chiesa in Spagna (L'alto clero a Madrid dà spesso segui di insofferenza Terso il regime) Madrid, luglio. Alcuni episodi e prese di posizione hanno recentemente richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica sullo stato dei rapporti correnti, in Spagna, fra il governo e la Chiesa: deferimento ai tribunali dell'ordine pubblico, (tribunali politici), o addirittura ai Consigli di guerra, di sacerdoti quasi sempre poi condannati, rifiuto della congrua da parte di una pattuglia di sacerdoti d'avanguardia, che intendono conservare la più completa libertà di azione e di critica nei confronti dello Stato, scambio di lettere fra Paolo VI e Franco sulla possibilità di modificare la procedura concordataria per la nomina dei vescovi. Il ministro della Giustizia, don Antonio Maria de Oriol y Urquijo (che si occupa dei rapporti ChiesaStato) in una intervista al quotidiano dei sindacati Pueblo (uno dei più ostili al « nuovo corso » della Chiesa spagnola) ha cercato di minimizzare i contrasti degli ultimi tempi fra la Chiesa ed il regime: ha avvertito tuttavia che la procedura per le nomine vescovili non potrà essere modificata unilateralmente e che gli ecclesiastici non dovranno occuparsi di politica. Quello di cui la Chiesa ha bisogno — secondo Oriol y Urquijo — è un numero sempre maggiore di «preti santi». Il Concilio Vaticano sta incidendo sulla Chiesa spagnola più di quanto gli stranieri immaginino. Un esame della personalità e delle idee di quanti guidano la Chiesa di Spagna rivela una tendenza generale certamente più conciliare di quella che rivelerebbe un eguale esame dell'Episcopato italiano e fors'anche francese-.1 Tuti' ti sanno che mons. Mordilo, arcivescovo di Madrid e presidente della conferenza episcopale, è un acceso franchista, ma pochi sanno che vescovi come il cardinale Bueno y Monreal, arcivescovo di Siviglia, mons. Anoveros Ataun, vescovo di Cadice, mons. Benavent Escuta, arcivescovo coadiutore di Granada, mons. Cirarda, vescovo di Santander ed amministratore apostolico di Bilbao (coinvolto negli arresti dei preti baschi), il cardinale Enrique y Tarancon primate di Spagna ed arcivescovo di Toledo, in più di una occasione hanno saputo tenere le distanze nei confronti del governo in omaggio alle direttive del Concilio, più di una volta hanno detto o fatto chiaramente capire il loro dissenso. I lavori dell'ultima assemblea plenaria dell'episcopato dimostrano quanto stia cambiando il volto della Chiesa spagnola. Si parla spesso dell'integralismo di destra di mons. Guerra Campos, vescovo ausiliare di Madrid, e si dimenticano 1 vescovi progressisti. I rapporti Chiesa-Stato passano oggi in Spagna attraverso la soluzione di un problema: la revisione del Concordato. I principi che dovrebbero ispirare questa revisione sono stati illustrati di recente da Amadeo de Fuenmayor, decano della facoltà di diritto canonico dell'Università di Navarra. Essi dovrebbero essere due: il principio della libertà della Chiesa, il principio della sua collaborazione con la comunità politica in tutta indipendenza da questo o quel regime particolare. Una revisione del Concordato — secondo il prof. Fuenmayor — dovrebbe » dapprima affrontare 1 problemi di più facile soluzione, quindi quelli più difficili. Fra i primi: la nomina dei nuovi vescovi (con rinuncia da parte del capo dello Stato ad un diritto di veto sui candidati politicamente poco graditi) e l'abolizione della speciale giurisdizione ecclesiastica. Fra 1 secondi: la legislazione matrimoniale (un cittadino cattolico non può contrarre matrimonio civile, che è possibile solo ai non cattolici), l'insegnamento privato (monopolio della Chiesa), 1 sussidi governativi (2 miliardi di pesetas all'anno). Massimo Olmi

Persone citate: Anoveros Ataun, Antonio Maria De Oriol, Benavent Escuta, Bueno, Cadice, Campos, Massimo Olmi, Paolo Vi, Urquijo