Backhaus, una vita dedicata alla musica di Carlo Moriondo
Backhaus, una vita dedicata alla musica Backhaus, una vita dedicata alla musica Il grande pianista tedesco è morto a 85 anni, dopo avere suonato per un settantennio • L'ultima esibizione al Maggio fiorentino Vienna, 5 luglio. Il pianista Wilhelm Backhaus è deceduto questa sera all'ospedale di Villach. Aveva 85 anni. Domenica scorsa, durante ima serata dedicata a musiche di Beethoven, ad Ossiach (Carinzia) era. stato colto da malore e aveva dovuto essere ricoverato in ospedale. Le sue condizioni, dapprima giudicate molto gravi, avevano poi lasciato adito a qualche speranza, ma oggi è giunto improvviso un collasso. La morte è dovuta a sclerosi cerebrale. (Ansa) Backhaus, come già Cortot e come ancora Rubinstein, altro grande vegliardo, apparteneva a quella schiera di artisti (guai a chiamarlo «virtuoso »!) per i quali la musica è vocazione assoluta. Come Cortot e Rubinstein per Chopin, così Backhaus si era limitato nella scelta degli autori dedicandosi con intento quasi didascalico a rivelare al pubblico i misteri sublimi delle trentadue sonate di Beethoven, portandole, nel corso di infinite esecuzioni in cinque continenti, in un cielo apollineo, olimpico, come forse nessuno, all'infuori di Gieseking o di Fischer, aveva mai fatto prima di lui. Perché le sale dove egli appariva, sempre più magro e pallido, sempre più simile, nel volto ossuto, nei capelli scarmigliati, a Beethoven, erano tempre gremite fino al¬ l'ultimo strapuntino? Perché il pubblico sapeva che da o vado a spasso, le dita non Backhaus avrebbe avuto l'esecuzione più onesta, più pura, forse la meno scintillante, certo la più esatta che egli si potesse proporre. « C'è solo ima strada per suonare come si deve — dichiarava — lavorare e lavorare ancora. C'è solo un consiglio da dare ai giovani: cercare e cercare sempre, con la stessa umiltà che predicava Toscanini ». Si può dire che Backahus avesse cercato e lavorato tutta la vita, poiché non aveva ancora sei anni (era nato a Lipsia, nel 1884, tra sette fratelli che tutti suonavano il pianoforte) e già sapeva leggere un pezzo a prima vista e trasportarlo dal modo maggiore al minóre, o viceversa. Ad otto anni suonò in pubblico Mozart, come solista; a tredici faceva parte di una famosa orchestra; a quindici, ad Amburgo, cominciò la carriera del solista. Premi, onorificenze, successi, non si contano. Giunse a dare cento concerti in un anno, ma avrebbe potuto darne molti di più: lo tratteneva l'esigenza, da luì sentita profondamente, di presentarsi al pubblico sempre in condizioni perfette, quasi in stato di trance. « Sono chiuso in una prigione dagli spazi infiniti » diceva di sé e della propria arte. Quest'anno era tornato in Italia per il Maggio Fiorentino, ed aveva confessato: « Sono vecchio, molto vecchio. Ma studio lo stesso: anche quando viaggio in treno smettono di agitarsi nemmeno per un istante, come non smette di lavorare quel poco di cervello che ho ». Con la semplicità dei grandi, aggiungeva: « Non sono ancora contento: devo sforzarmi di più per essere un interprete misurato, essenziale ». Di lui, assieme alle sue prodigiose esecuzioni, resterà quest'esempio di formidabile coerenza. Carlo Moriondo
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