Walter Gropius, rinnovatore dell'architettura contemporanea di Marziano Bernardi

Walter Gropius, rinnovatore dell'architettura contemporanea IL CREATORE DELLA BAUHAUS SCOMPARSO A 86 ANNI Walter Gropius, rinnovatore dell'architettura contemporanea Boston, 5 luglio. Walter Gropius, il grande architetto tedesco, che fondò la celebre Bauhaus di Weimar, è morto oggi in ospedale, a 86 anni. Gropius era stato ricoverato il 7 giugno e sottoposto ad intervento chirurgico il 25 dello stesso mese. E' morto a seguito di « complicazioni da endocardite batterica»._ (Ansa-Upi) L'ora tarda in cui giunge la notizia della scomparsa di Walter Gropius impedisce di proporzionare tempo e spazio all'entità del lutto che colpisce la cultura architettonica mondiale. E diciamo cultura in quanto la sua opera, a parte le realizzazioni pratiche, cospicue ed esemplari, era, è, e rimarrà come la bandiera del maggior rinnovamento attuatosi nel concetto stesso dell'architettura del nostro secolo: con un'influenza sulle arti figurative che neppure Frank Lloyd Wright o Le Corbusier determinarono in ugual misura. Il suo nome è infatti legato alla celebre Bauhaus, concezione e creazione esclusivamente sua, benché ampliatasi e perfezionatasi con uno stuolo di maestri dell'arte moderna, da Kandinsky a Klee. Come ha scritto Bruno Zevi nella sua Storia dell'architettura moderna, pubblicata in prima edizione da Einaudi nel 1950, se Le Corbusier si identifica con le sue maggiori opere (e lo stesso si può dire di Wright), Gropius potè creare la Bauhaus perché aveva una personalità elastica e ricettiva che s'impegnava in realizzazioni di cultura assai più che in astratte coerenze linguistiche, e la sua vita artistica è il riflesso dello svolgimento architettonico internazionale dal 1914 in poi, cioè a partire dal padiglione industriale del Werkbund alla Esposizione di Colonia del 1914. Nato a Berlino il 18 maggio 1883, aveva cominciato prestissimo la sua attività di costruttore, progettando fra il 1906 e il 1919 delle case per lavoratori in Pomerania. Ma fu soltanto dopo la prima guerra mondiale, conchiusasi disastrosamente per il suo Paese, che gli si delineò chiara la sua missione, e, fondendo due istituti artistici che era stato chiamato a dirigere in Weimar, potè dar vita alla Bauhaus, da lui poi .diretta per un decennio, finché l'opposizione politica del governo di Turingia lo costrinse a trasferirla nel 1925 a Dessau. Tre anni dopo la lasciava, per riprendere la libera professione a Berlino, finché la persecuzione nazista lo obbligò a rifugiarsi in In- ghilterra e di qui in America, dove fino a ieri ha svolto la sua opera di insegnante e di costruttore, anche in collaborazione con Marcel Breuer. Che cosa sia stata la Bauhaus chiunque può apprenderlo leggendo il libro di Giulio Carlo Argan edito da Einaudi nel 1951, Walter Gropius e la Bauhaus. Ma l'architetto stesso l'ha spiegato in Architeletur nel 1956. Dopo lo sconvolgente mutamento della guerra — egli scrisse — ciascuno nel proprio campo si sforzò di colmare l'abisso che separava realtà e ideale e apparve chiara la missione che incombeva sugli architetti. Il rinnovamento dell'architettura dipendeva dal lavoro collettivo e armonioso di un gruppo attivo la cui collaborazione riflettesse l'organismo che si chiama « società ». Cosi si apri la Bauhaus nel 1919, sforzandosi di evitare che l'uomo divenisse schiavo della macchina, ma non rifiutando la civiltà della macchina, bensì proteggendo la produzione di serie e la casa dall'anarchia meccanica con l'elaborare dei prodotti e degli edifici essenzialmente concepiti per una produzione industriale. Prima di Gropius, Ruskin e Morris in Inghilterra si erano opposti al predominio della macchina. Ma diverso era l'intento del gruppo della Bauhaus, che voleva riportare l'artista — tutti gli artisti — nel mondo della realtà quotidiana, umanizzandone il duro atteggiamento non dettando le leggi di uno stile proprio, ma esercitando un'influenza vivificante sulla creazione. Sbagliano quindi quanti identificano il movimento Bauhaus con la volontà di spogliare edifici e oggetti di ogni ornamento rendendoli nudi e frigidi. Al contrario la Bauhaus tentò non l'imposizione dogmatica di un sistema, ma la comprensione della vita come un tutto che ha per centro la realtà dell'uomo. Quello della Bauhaus fu perciò essenzialmente un lavoro di gruppo; e di qui venne la sua enorme influenza su tutte le manifestazioni dell'arte contemporanea che tende infatti sempre più — lo dicevamo l'altro giorno a proposito del monumento di Mastroianni a C'ineo — ad'una sorta di collettivizzazione. La Bauhaus fu dunque una scuola di collaborazione fra maestri e allievi che si alimentava dei prodotti degli uni e degli altri. Sono precetti ed intenzioni che naturalmente si riflettono su tutta l'opera progettata dal grande architetto, che va dagli edifici costruiti in Germania fino al 1931, a quelli americani per il Quartiere New Kensington presso Pittsburgh (1941), la Scuola superiore della Harvard University di Cambridge del Massachusetts (1949), il grande fabbricato centrale della City di New Yor'.:, oltre la casa Gropius a Lincoln, la casa Chamberlain a Sudbury, la Howlett House a Belmont, e molti altri: ad essi aggiungendo l'ambasciata degli Stati Uniti ad Atene, l'Università di Bagdad. Non è possibile comprendere il corso dell'architettura mondiale dell'ultimo cinquantennio astraendo dalla produzione e dall'insegnamento di Gropius, qualunque sia il giudizio critico che di entrambi si possa dare. E ciò basta a indicare la statura della sua personalità. Marziano Bernardi