Un grande rilancio per il lago d'Orta di Remo Lugli

Un grande rilancio per il lago d'Orta Incremento nelle industrie e attrezzature turistiche Un grande rilancio per il lago d'Orta Le nuove fabbriche hanno già creato il problema di trovare altro spazio e mano d'opera - In espansione il settore turistico (Dal nostro inviato speciale) Orta, 4 luglio. Vento in poppa sul lago d'Orta, cioè nel Cusio. Non soltanto le industrie vanno a vele spiegate, anche il turismo; e questo è un fatto sorprendente perché a due passi da qui, sul Lago Maggiore, gli affari hanno andamento stentato dato che le presenze sono in diminuzione. Nell'area del lago d'Orta, invece, da alcuni anni sono in aumento di circa il dieci per cento annuo. Dell'industria avemmo occasione di parlare qualche tempo fa da Verbania per dire che il «boom» rende necessario maggiore spazio e quindi la realizzazione del progettato « Consorzio per lo sviluppo del Verbano e dell'Alto Novarese » che dovrebbe essere costituito fra otto comuni capeggiati da Verbania e Gravellona e dare sfogo alle fabbriche su un'area di quasi un milione di metri quadrati. Purtroppo la costituzione di questo organismo va a rilento per questioni burocratiche é politiche. Dice il comm. Virginio Cane, vice presidente dell'Unione Industriale del Verbano Cusio Ossola: « Oltre a questi intralci, adesso talune nostre aziende sono in difficoltà per la scarsità dì mano d'opera. 10 nella mia fabbrica avrei bisogno di 40 operai ma non ne trovo uno, non vengono nemmeno più dal Sud; altre aziende sono nelle mie stesse condizioni ». Nei paesi intorno al lago, una ventina con circa 40 mila abitanti, ci sono 13 mila persone occupate nell'industria, cioè oltre il 70 per cento della popolazione attiva. Mentre nella zona nord del lago operano le aziende metalmeccaniche e dei casalinghi, sulla sponda occidentale e nella zona meridionale si sono moltiplicate le rubinetterie — circa 250 fabbriche — che esportano in tutto il mondo. Qui ci sono paesi con 11 più alto indice di industrializzazione di tutta la provincia di Novara: 582 addetti all'industria ogni mille abitanti a Gozzano, 560 a Pella, (a Omegna sono 435 e la media provinciale è di 222). " ... Si è detto dell'espansione del turismo. Ecco un dato: fino a qualche anno fa in tutto il lago c'erano poche decine di motoscafi, oggi sono 220. E' un vero e proprio assalto turistico, quasi miracoloso se si considera che le attrezzature alberghiere sono pressoché irrisorie: 850 letti (su circa 19.000 in tutta la provincia); e che il turismo è reso difficile da una serie di problemi nei quali si dibattono le amministrazioni comunali. Elenchiamone qualcuno. Non c'è più una linea di navigazione interna: battelli pubblici prestarono servizio dal 1911 al 1947 e dal 1962 al 1964. Non ci sono pontili di attracco per le numerosissime imbarcazioni private; solo a Pella c'è un'attrezzatura moderna per il ricovero dei motoscafi e per le operazioni di varo con' un carro ponte; per cui chi ha la passione della nautica trova difficoltà tecniche per la custodia delle barche e ha poche possibilità di approdo alle rive. Il lago è inquinato da scarichi di ogni genere, non escluse le immondizie che, accumulate dai vari paesi nelle discariche, vengono poi portate giù dai temporali. L'inquinamento delle acque del lago d'Orta ebbe inizio nel 1927 quando la Bemberg di Gozzano incominciò a immettervi v sali di rame. Il dott. Giuliano Bonomi, dell'Istituto Italiano di Idrobiologia di Verbania spiega che il tipo di inquinamento è poi andato mutando nel tempo: attualmente vengono buttate nel lago circa 7 tonnellate di ammoniaca al giorno. « La situazione continua a peggiorare: nel 1963 la concentrazione di ossigc». >, a 118 metri di profondità era di 9,2 milligrammi-litro, oggi è di 6,4, cioè la metà dell'ossigeno che l'acqua dovrebbe contenere ». Naturalmente questo ambiente subacqueo così poco accogliente ha fatto strage dei pesci: si pesca ancora qualche cavedano e qualche coregone. ' Problemi grossi, dei quali ci si rende perfettamente conto. E dato che i singoli comuni isolatamente non riuscirebbero a risolverne nemmeno uno, si sono uniti in un consorzio chiamato Castellatila che ha appunto lo scopo di superare certi ostacoli nell'interesse di tutta la zona. Ad esempio, ora.si sta cercando di rimettere in attività la navigazione interna con grande soddisfazione degli abitanti del luogo e dei turisti; un primo battello dovrebbe entrare in funzione tra qualche settimana. Altri problemi che si stanno affrontando: una raccolta unica, in tutti i 16 comuni della Castellanla, delle immondizie che poi dovrebbero essere bruciate nell'inceneritore di Omegna; il raggrup¬ pamento di diverse fognature comunali per poterle far confluire in centrali di depurazione; l'unificazione degli acquedotti per poterli alimentare con sorgenti delle zone alte; l'istituzione di scuole medie in quattro punti del perimetro del lago . verso i quali possano confluire con facilità gli studenti delle zone vicine. « Le soluzioni non sono facili — dice il geom. Luciano Rivetti, presidente della Castellanla — ma noi siamo decisi a batterci per raggiungere questi scopi. Troveremo molte difficoltà, ma la nostra unione ci darà la forza per riuscire a fare qualcosa di buono per il nostro lago ». Abbiamo elencato dei difetti, ora bisogna anche dire che il lago d'Orta costituisce uno spettacolo incan¬ tevole, racchiuso com'è in una conca verdissima — castagni, querce, faggi, abeti — quasi ovunque vergine, specialmente nelle parti alte delle pendici. Sulle rive i paesi, con le stradine acciottolate che salgono, una luce soffusa di nebulescenza azzurrognola, un silenzio nel quale di tanto in tanto s'incide un canto d'uccello o il battito d'un orologio lontano. E in questo delizioso scenario, due gemme: l'isola di San Giulio, a 400 metri davanti ad Orta, e la piazzetta di questa cittadina, chiusa al fondo dal cinquecentesco palazzotto del comune. A guardarsi intorno è facile capire perché cento anni fa i primi turisti inglesi vennero a scoprire questo lago e se ne innamorarono. Remo Lugli

Persone citate: Giuliano Bonomi, Luciano Rivetti, Orta, Virginio Cane