L'Argentina in convulsione di Ferdinando Vegas

L'Argentina in convulsione ANALISI L'Argentina in convulsione (Gli operai protestano contro l'« austerity », i militari sono in lotta per il potere) La crisi in Argentina è arrivata al punto più acuto: 11 governo ha imposto lo stato d'assedio, una misura che non veniva più presa da nove anni (molti, per un paese dell'America Latina). Cosi il terzo anniversario del regime Ongania, instaurato col colpo di Stato del 28 giugno 1966, sta trascorrendo in un'atmosfera convulsa, tra sommosse popolari, scioperi, violente repressioni governative, con un bilancio di decine di morti e centinaia di arrestati. Gli incendi di proprietà nord-americane, in occasione- della visita di Rockefeller, ' e l'assassinio del dirigente sindacalista Vandor hanno fatto.infine precipitare la situazione sull'orlo della rottura. Può darsi che, ricorrendo ai mezzi estremi, Ongania riesca a salvarsi; ma è pure « perfettamente possibile — scrive il Times — che egli sia sostituito da un altro generale o da una giunta dì generali». I dissensi all'interno delle gerarchie militari argentine sono infatti profondi, tanto che, in tre anni, Ongania ha già cambiato tre comandanti in capo delle forze armate; l'attuale, il generale Lanusse, non nasconde l'insofferenza per ir «potere personale e assoluto» del presidente. I militari, d'altra parte, se posseggono la forza bruta per fare e disfare i presidenti, in fondo riflettono soltanto, nei loro contrasti, i motivi di fondo che sono la vera causa della crisi- argentina. Una crisi ormai permanente, che ha le sue origini nel decennio peronista (1945-'55) e si è sempre più accentuata dopo il rovesciamento del dittatore. Le forze che eliminarono Perón tendevano sostanzialmente ad una restaurazione conservatrice, che: potè* va anche essere giustificata dagli eccessi demagogici di Perón, ma non teneva nel debito conto il grado di evoluzione raggiunto dalla società argentina. In maniera confusa e distorta quanto si voglia, tuttavia Perón aveva rappresentato gli interessi del proletariato urbano, la classe emergente in seguito al processo di industrializzazione dell'Argentina. Non è quindi un caso che la peronista CGT (Confederazione generale del lavoro) continui a raccogliere l'adesione della grande maggioranza dei lavoratori argentini e costituisca l'unica forza effettiva con la quale devono misurarsi i governi, compreso quello autoritario di Ongania. A loro volta i dirigenti della CGT devono scegliere la tattica da impiegare verso i governanti, specie quando si tratta di un Ongania, venuto al potere con l'intenzione di rimettere finalmente- ordine nella dissestata situazione economicosociale del paese. Cosi la CGT, dopo ondeggiamenti prò o contro l'attuale regime, ha finito col dividersi, nel marzo del '68, in due schieramenti: la CGT « collaborazionista » col governo, guidata da Vandor, capo del potente sindacato dei metallurgici (duecentocinquantamila iscritti); e la CGT «ribelle» fedele a Perón, benché guidata da un « cristiano postconciliare », il giovane Ongaro. Su questo sfondo si colloca l'assassinio di Vandor, che però non si sa ancora a chi attribuire. Al di là del brutale episodio, rimane sempre la protesta dei lavoratori, in generale, contro la politica di austerità di Ongania, che ha fatto pagare un relativo successo sul piano economico con pesanti sacrifici dei lavoratori: un milione e mezzo di disoccupati, aumento del costo della vita ben superiore agli aumenti salariali dell'8 per cento concessi in gennaio. Alla fase economica del programma di Ongania non è seguita la fase sociale, ma, come scrive un settimanale argentino, « quella del caos ». E il caos non si elimina né col rimpasto ministeriale, da poco attuato dal presidente, né con un ennesimo colpo di Stato dei militari. Ferdinando Vegas

Persone citate: Ongaro, Rockefeller, Vandor

Luoghi citati: America Latina, Argentina