Capanna e gli aggressori di Trimarchi saranno processati a Milano il 9 luglio

Capanna e gli aggressori di Trimarchi saranno processati a Milano il 9 luglio Il leader del Movimento studentesco davanti ai giudici Capanna e gli aggressori di Trimarchi saranno processati a Milano il 9 luglio Il processo riguarda anche un episodio di violenta contestazione al prof. Amorth - Undici dei 17 imputati sono in carcere dal 9 giugno, tre sono latitanti, gli altri compariranno in Tribunale a piede libero - I fatti avvennero nel marzo-aprile (Dal nostro corrispondente) Milano, 30 giugno. Il processo agli undici giovani (dieci studenti e un operaio), arrestati il 9 giugno scorso su ordine della magistratura per i clamorosi casi di contestazione al professor Pietro Trimarchi, docente di istituzioni di diritto privato all'Università statale di Milano, si inizierà il 9 luglio alla prima sezione del Tribunale penale di Milano, presieduta dal dott. Martino. Insieme con gli undici sa¬ ranno processati altri '6 gio tniiiiiiiiiinitiiiHiiiniiiiiiiiiiMiiiiiiiiniiMB vani: 3 (per i quali era stato emesso il mandato di cattura) sono tutt'ora latitanti, gli altri sono stati denunciati a piede libero. Il procedimento — che riguarda anche un episodio di contestazione al prof. Amorth (docente di diritto amministrativo) è stato unificato a quello condotto con istruttoria sommaria dal dott. Isidoro Alberici per le violenze avvenute in via Albriccl contro lo stesso Trimarchi e due vigili urbani che difendevano il docente. Per il primo episodio sono stati rinviati a giudizio otto giovani: il leader del Movimento studentesco milanese, Mario Capanna, Josepf Ergas, Giuseppe Liverani, Massimo Cipriani, Marco Laurini, tutti in stato d'arresto, e Luca Pozzi, Giovanni Cappelli e Andrea Banfi, latitanti. Per l'episodio di via Albriccl sono accusati Banfi, Ergas e Laurini nonché Giuseppe Saracino, Lucio Trevisan, Antonio Bonlni, Salvatore Toscano, Ferruccio Cattoretti, Giuseppe Pallisi, tutti arrestati, e Maria Grazia Longoni, Camillo Spienelli ed Emanuele Criscione, a piede libero. Il primo episodio di « contestazione », che aprì uno dei più tormentati periodi dell'Università statale milanese, avvenne ai danni del professor Amorth il 7 marzo scorso. Durò una ventinua di minuti. L'istruttoria ha accertato che si trattò soltanto di una vivace discussione tra docente e studenti e che il Capanna avrebbe evitato che si venisse a vie di fatto. L'11 marzo fu la volta del prof. Trimarchi. Il docente si rifiutò di riconsegnare lo « statino » d'esame ad Andrea Banfi che intendeva ritirarsi dalla prova. Gli studenti sequestrarono allora il professore in aula per oltre 4 ore. A nulla valse un intervento del padre del docente,, dottor Mario Trimarchi, primo presidente della Corte d'Appello; la polizia fu costretta ad intervenire per liberare il prof. Trimarchi dall'aula « 208 ». Da quel giorno al Trimarchi fu impedito con tutti 1 mezzi di tenere lezioni. Il megafono dì Mao Luca Caflero, assistente di filosofia e suo grande amico, afferma che « Mario Capanna è dotato della grande forza di suggestione e della grande semplicità » che sono proprie dei leaders. Un capo non sofisticato, francescanamente povero, intelligente, arrogante, tenace. La sua abitazione è una stanza in Largo Richini 14, a pochi passi dall'università: una branda, uno scaffale pieno di libri, una stufetta a carbone, pareti bianche, nessun manifesto che possa tradire le idee del personaggio. Piace alle donne. D'inverno indossa un tabarro nero con una lunghissima sciarpa rossa, d'estate calzoni di tela e sandali. Vive con le 360.000 lire all'anno del presalario, mangia alla mensa delle Adi, ha un libretto di esami con tutti 30. D'estate aiuta il fratello nell'officina di Città dì Castello in Umbria. Qui è nato nel 1945, il padre faceva il fabbro, la madre l'insegnante elementare. Laureando in filosofia col prof. Paci, sta preparando una tesi su « L'idea del partito in Mao Tze-tung e il nuovo concetto di rivoluzione ». La sua prima uscita rivoluzionaria risale alla primavera del '68 per la prima occupazione della " Cattolica ": ar- E1111111M1111 i 1111111111111 f 11 [ M II I [ ( 11MI f ■ i 11L111 moto di un megafono a pile, uno strumento che in seguito dovrà renderlo famoso, dà un ultimatum alla polizia in Largo Gemelli: « Sbirri, andatevene entro cinque minuti, o daremo inizio alla battaglia ». Poco dopo la piazza è una vera e propria trincea. Espulso dalla «Cattolica», viene iscritto d'ufficio alla statale. Rivoluzionario, che si ispira a Mao e a Marx, a Cristo e a Camilo Torres, ben presto diventa un capo riconosciuto. Trascorre lunghe notti ad elaborare documenti, slogans; all'alba è in piedi per « volantinare » agli ingressi delle fabbriche. Il 7 dicembre del '68, davanti alla Scala, è il protagonista della prima grande provocazione contro la « Milano borghese». Le donne scappano bersagliate dai pomodori, uova marce si spiaccicano sugli sparati degli smokings, e Capanna grida: « Poliziotto, perché ad Avola spari ai braccianti ed a Milano proteggi le toilettes delle signore? Pensa invece ai tuoi figli che non possono andare all'università ». A Natale guida l'attacco alla civiltà dei consumi. Davanti alla Rinascente Capanna blocca le mamme che von-, no a comprare i giocattoli, insulta il direttore (fratello del sindaco di Milano), e quando questi gli dice: « Con te non parlo perché sei un divo », risponde: « Taci, raccomandato di ferro ». Ogni sortita rivoluzionaria una denuncia, ormai non le conta più. Diventa un personaggio, è presente ad ogni contestazione. A gennaio nelle librerie compare la sua « summa teorica », un volume intitolato: « Crescita politica e azione rivoluzionaria ». In pochi giorni se ne vendono 10.000 copie e Capanna devolve il ricavato al Movimento Studentesco. Le sue idee sì allacciano sempre più allo spontaneismo imbevute di illimitata fiducia nella creatività rivoluzionaria delle masse. « La rivoluzione è possibile — scrive Capanna — ma deve essere violenta, i vietcong impugnano, non delegano l'uso della mitragliatrice..., il sistema deve essere colpito nel suo punto molle: l'università ». E ancora: «Occorre una militanza di tipo nuovo che marci attraverso le istituzioni sino a distruggere lo Stato borghese e ne metta in crisi il suo strumento di legittimazione, quel "covo di contrabbandieri" che è il Parlamento (...). Per far questo a nulla serve il pei ormai integrato nel sistema, a nulla servono 1 sindacati, foraggiati dal padrone ». E' sempre più magro, smilzo, nervoso, usa un lessico picaresco: amore, ' odio, bestemmie, turpiloquio. Il 21 marzo scoppia il caso Trimarchi e Capanna è in prima fila. «Vai con la polizia del tuo papà» grida al giovane professore figlio del presidente della Corte d'appello, mentre questi si allontana fra due ali di agenti, gli stessi che sono venuti a liberarlo nell'aula 208 della facoltà di giurisprudenza, dove gli studenti lo avevano sequestrato. Due giorni dopo invade la sala del senato accademico e chiama «bandito» il rettore Polvani, dà del « tu » al prof. Dentala, grida «figli di p... estremamente veloci » ai professori di legge che fuggono dal consiglio di facoltà. Intanto gli studenti della « Confederazione » sfilano sotto le finestre della prefettura e gridano: « Capanna in galera». La manifestazione per Battipaglia, la contestazione della Fiera, il sit in di solidarietà davanti a San Vittore con i carcerati in rivolta, lo vedono trascinare i «compagni» con l'inseparàbile megafono. Arrestato, Capanna è stato rinchiuso al secondo raggio di San Vittore. Le amiche gli mandano i pacchi col caffè solubile e le ultime novità Clelia letteratura della contestazione, c. r.

Luoghi citati: Avola, Battipaglia, Milano, Umbria