Sudan, un contingente italiano con i Caschi blu di Francesco Grignetti
Sudan, un contingente italiano con i Caschi blu IN TUTTO L'ONU MANDERÀ DIECIMILA MILITARI E PERSONALE CIVILE: DOVRANNO VIGILARE SUGLI ACCORDI DI PACE DI NAIROBI Sudan, un contingente italiano con i Caschi blu L'ha deciso il governo: 220 unità, probabilmente «para» della Folgore Francesco Grignetti ROMA Non mancheranno soldati italiani nel contingente intemazionale di caschi blu che l'Onu sta preparando per il Sudan. L'ha deciso ieri il governo, dopo aver ricevuto nelle due settimane scorse un invito formale del Palazzo di Vetro a partecipare. La missione delle Nazioni Unite prevede l'invio di diecimila militari in Darfur, nel Sudan meridionale, a difesa delle popolazioni indifese che sono state costretta a scappare dai propri villaggi dalla violenza di milizie islamiche (i cosiddetti «janjaweed») foraggiate o comunque tollerate dal governo centrale. Gli italiani saranno un piccolo contingente di 220 unità. Secondo le indiscrezioni trapelate finora, il contributo italiano dovrebbe essere costituito da un contingente di personale «altamente selezionato» proveniente dalla brigata paracadutisti Folgore. A palazzo Chigi, ieri, è toccato al ministro della Difesa, Antonio Martino, illustrare i contenuti della Risoluzione 1590 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Risoluzione che è stata adottata il 24 marzo scorso e che però stenta a prendere forma perché i Paesi membri delle Nazioni Unite nicchiano all'appello di inviare propri soldati nell'area. «Un contingente intemazionale di diecimila militari e personale civile con il compito di vigilare (con il consenso delle parti) sull'attuazione dei recenti accordi di pace sottoscritti a Nairobi», informa il comunicato ufficiale del governo. In verità che ci sia tutto questo consenso, anche dopo la tregua fumata il 9 gennaio, è da vedere: martedì scorso, centinaia di migliaia di persone hanno partecipato a Khartoum a una manifestazione di protesta contro la risoluzione 1593 dell'Onu - una delle quattro approvate dal Consiglio di Sicurezza dall'inizio dell'anno in merito alla situazione del Sudan - che permette il deferimento di fronte al Tribunale penale intemazionale per gli autori di presunti crimini di guerra. La manifestazione era stata erga¬ nizzata da xm'associazione fiancheggiatrice del parato al potere. Gli italiani comunque ci saranno. «Il governo ha ritenuto opportuno che anche l'Italia partecipi con un proprio contingente, di circa 220 imita, previa informazione al Parlamento». In Darfur, finora, da circa quattro mesi c'era soltanto un inviato speciale del governo italiano, la ex govematrice di Nassiriya Barbara Contini. Viaggia in lungo e in lai^go per il Paese. Coordina l'arrivo degh aiuti che arrivano dal nostro e da altri Paesi. Tiene i contatti con le diverse fazioni in lotta. Proprio grazie a queste buone relazioni nell'area, qualche giorno fa le erano stati conse¬ gnati tre cooperanti dell'associazione umanitaria americana Adra (Adventist development and relief agency), rapiti diversi mesi fa. Della presenza della Contini in quella zona si è parlato anche, qualche settimana fa, per via di un conflitto a fuoco tra la sua scorta (composta da incursori dell'esercito itahano, i migliori tra le truppe scelte a disposizione nelle nostre forze armate) e una banda di predoni. Sembra che a cento chilometri da Nyala, la città capoluogo del Darfur, da una macchina con taiga diplomatica e con insegne della Cooperazione italiana si sia risposto al fuoco dei «janjaweed». In quell'occasione qualcuno ha sostenuto che le relazioni diplomatiche tra Itali a e Sudan ne avessero risentito. Se presto arriveranno in Darfur i militari con le insegne delle Nazioni Unite, le organizzazioni di cooperazione intemazionale sono già al lavoro da mesi. La Cooperazione che dipende dalla Farnesina è in area da quattro mesi. La Contini recentemente ne ha parlato così: «Da Nyala a Kass, da Kulbus ad Al Geneina, da Garsila a Forobaranga, ragazzi, volontari, persone che con un immenso e stupefacente spirito umanitario portano una speranza, un sorriso, il loro grande impegno tra questa gente». Per l'Italia, sono presenti le Ong Intersos, Cesvi, Cosv, Coopi, Alisei. la missione dovrà proteggere le popolazioni indifese del Darfur che hanno abbandonato i villaggi perseguitate dalla violenza di milizie islamiche, i cosiddetti «janjaweed», foraggiate o comunque tollerate dal governo centrale
Persone citate: Alisei, Antonio Martino, Barbara Contini, Kass
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