Quei funerali dei Pontefici tra incidenti, sacralità e avvenimento di massa

Quei funerali dei Pontefici tra incidenti, sacralità e avvenimento di massa LA CERIMONIA Alle esequie di Pio IX ci furono anche pubbliche contestazioni. Giovanni XXIII fu sepolto con un rituale complesso, enfatico e barocco che risaliva senza modifiche al Rinascimento Quei funerali dei Pontefici tra incidenti, sacralità e avvenimento di massa Per l'addio a Roncalli furono sistemati posti di blocco per limitare l'afflusso della folla La curia apparve come una corte, impressionando la gente per magnificenza e potere la storia Fabrizio Rondoiino CIUÀ DEL VATICANO PER i cristiani, il funerale proprio come la morte, di cui è l'estrema celebrazione - è insieme lutto e gioia, pianto e sorriso, lacrime e canto ~' di liberazione. La liturgia cattohca dei defunti, affinata attraverso i secoli ma sostanzialmente identica almeno dal Concilio di Trento, esalta il momento del dolore, della tristezza, dell'angoscia al cospetto della morte; ma anche si apre ad un paradossale soffio di letizia, poiché la «buona morte», secondo i cristiani, partecipa del transito che conduce alla vita etema. Nel caso di un funerale papale, naturalmente, tutto appare ingigantito: il dolore e l'angoscia, così come la speranza e la gioia. Nove giorni di esequie sono previste dal cerimoniale liturgico vaticano, nove giorni di preghiera nelle basiliche di Roma e nelle chiese di tutto il mondo che sottolineano l'importanza del morto ma, anche, aiutano ad oltrepassare un dolore che appare inconsolabile. Così almeno è nelle intenzioni, perché la storia della Chiesa ha visto anche esequie papali semiclandestine, e persino, con Pio IX, oggetto di pubbliche contestazioni. Pio VII, per esempio, ebbe la sventura di essere contemporaneo di Napoleone, e quando i francesi entrarono a Roma fu deportato prima a Siena, poi a Firenze, a Parma, a Torino, a Briangon, a Grenoble e infine a Valence, dove arrivò in lettiga. Vi morirà poco dopo, il 29 agosto 1799: Napoleone in persona ordinò l'interramento della salma nel piccolo cimitero di Valence, e soltanto nel 1802 permise che venisse tra¬ sferita in San Pietro. Sfortunati anche i papi risorgimentali: il funerale di Gregorio XVI, nel 1846, fu poco più che una formalità, e la grandiosità del mausoleo stride con le pasquinate del popolo romano («pazzo, briaco, a lo sgherro d'onor die segno, aprì scuola di debiti e di usure...») o con le parole durissime del Giordani: «Morì abbandonato da tutti nel letto pieno di merda». Non tutti i papi, poi, vollero essere sepolti in Vaticano. Il primo fu Martino I, morto in esilio a Cherson, in Crimea, nel 655 e sepolto a Bisanzio nella chiesa della Vergine di Blachema (la salma fu poi a traslata a Roma, e probabilmente sepolta nella chiesa dei Ss. Silvestro e Martino). L'olandese Adriano VI, ultimo Papa non italiano prima di Wojtyla, morì nel 1523 e fu sepolto a Santa Maria dell'Anima. L'ultimo a non scegliere le Grotte vaticane per la sepoltura è stato invece Leone XIII, morto il 20 lugho 1903: lasciato temporaneamente in Vaticano fu tumulato, vent'anni dopo, nella basilica del Laterano. Imbarazzanti e piene di incidenti, invece, le esequie di Pio XII: tanto per cominciare, ne fu annunciata la morte con un giorno d'anticipo; la smentita arrivò quando per le strade di Roma gli strilloni vendevano già le edizioni straordinarie. Non solo: il medico personale, Riccardo Galeazzo Risi, scattò alcune fotografie del Papa agonizzante per venderle ai rotocalchi (fu processato). Il giorno dopo il decesso, il corpo del Papa fu trasferito con un solenne corteo da Castelgandolfo in San Pietro, dove venne sistemato su un immenso catafalco. Sebbene la salma fòsse stata precauzionalmente avvolta nel cellophane per rallentarne la decompiosizione, pare che l'odore fosse particolarmente forte, tanto da causare qualche svenimento. Il funerale di Pio XII, il 13 ottobre del 1958, fu anche il primo grande evento televisivo: la Rai lo trasmise in diretta. Esattamente due mesi dopo, festeggerà il suo milionesimo abbonato. Da allora, la missa poenitentialis è (anche) un evento mediatico, trasmesso in diretta in mondovisione e seguito da milioni di spettatori. Da questo punto di vista, è però soltanto con Paolo VI, morto nell'agosto del 1978, che la cerimonia, semplificandosi e modernizzandosi, anche si spettacolarizza, e in qualche modo viene incontro alle esigenze del nuovo linguaggio televisivo. Giovanni XXIII era stato sepolto più o meno come i suoi predecessori, e cioè secondo un rituale complesso, enfatico e barocco che risaliva praticamente senza modifiche al Rinascimento. Fu, il suo, il primo vero funerale di massa, con posti di blocco a via Circonvallazione e a piazza Cavalleggeri per limitare l'afflusso della folla (ad un certo punto si misero di traverso anche i pullman). E tuttavia, era ancora il funerale del Papa Re, più che del Servo dei servi di Cristo: la curia vi appariva come una corte principesca, e la cerimonia sovraccarica . di simboli mirava ad impressionare per magnificenza e potere. Al funerale del Papa prendevano tradizionalmente parte le guardie nobili in uniforme Secondo Impero, i «bussolanti» in costume spagnolo, i «sediari» vestiti di damasco rosso, i camerieri segreti, i principi romani in alta uniforme... Il cerimoniale, per esempio, prevedeva che la salma venisse trasportata nella cappella del Santo Sacramento, nella navata destra di San Pietro, in modo tale che i piedi, sporgendo dalla griglia che chiude la cappella, potessero essere baciati dalla folla dei fedeh (Pio XII vi rimase nove giorni, con le conseguenze che sappiamo; una maggiore inclinazione della salma di Giovanni XXIII consentì ai fedeh di vederne il volto, posato su cuscini bianchi). In passato, il corpo del Papa veniva svuotato degli organi interni per renderne più duratura la conservazione. I precordi papali venivano conservati in speciali anfore, depositate nella chiesa dei santi Anastasio e Vincenzo, accanto a Fontana di Trevi. Dove ancora oggi sono conservati i precordi di ventidue papi, da Sisto V (morto nel 1390) a Leone XIII (morto nel 1903). Pio X abolì l'usanza. La «rivoluzione» di Paolo VI è una drastica semplificazione del rituale, secondo lo spirito del Concilio. La bara, di legno chiaro, semplicissima, era adagiata su un tappeto, direttamente sul sagrato della basilica vaticana; sulla bara, un grande Vangelo sfogliato dal vento. Coreografo e scenografo della cerimonia fu l'allora maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, il cardinale Virgilio Noè: e fu una piccola grande rivoluzione. Non mancò qualche piccolo contrattempo: per esempio (si era in pieno agosto), per qualche giorno non si riuscì a trovare in tutta Roma nemmeno un diacono, indispensabile per la cerimonia solenne dell'ingresso della salma in San Pietro (anche Paolo VI era morto a Castelgandolfo). La Rai seguì l'evento in diretta (altri cinquantasei Paesi erano collegati in mondovisione), con la cronaca di Bruno Vespa. Merita forse rileggere il racconto che ne fece Sandro Viola, su «La Repubblica»: «Il momento più intenso è venuto quando la bara del papa ha fatto la sua comparsa sul sagrato, portata a spalla dai "sediari" in frac grigio-lilla, preceduta dai diaconi in bianco e seguita dai 95 cardinah officianti. (...) Si è visto quanto la chiesa di Roma sia cambiata nell'ultimo ventennio, tra la morte di Papa Pacelli e quella di Papa Montini. Non solo per la scomparsa di ogni pompa, ma per quella bara nuda, deposta in terra, non in una cappella di San Pietro, ma di fronte alla folla. La cerimonia funebre ha avuto una sua bellezza discreta. (...) Scendevano le ombre della sera e la folla è scoppiata in un applauso. Alle otto, cinque minuti dopo la fine della cerimonia, il traffico nella zona era pressoché normale». ihhiiiiiiih jii.LiMiiiyimuifìrT"; I carro funebre con la salma di Pio XII Con Paolo VI il rito diventa più semplice venendo così incontro al linguaggio televisivo A sinistra, nella foto grande, un momento dei funerali di Paolo VI. Dì fianco le esequie per Pio XII sopra ia salma di Giovannixxm naia Basilica di san ^tro