Gli esclusi dalla fila: «Non vedremo il Papa ma siamo felici dì esserci»

Gli esclusi dalla fila: «Non vedremo il Papa ma siamo felici dì esserci» MOLTI SI SONO MESSI IN FERIE PER RAGGIUNGERE PIAZZA SAN PIETRO. LA DELUSIONE: «I FUNERALI LI SEGUIREMO LO STESSO, MA ALLA TELEVISIONE» Gli esclusi dalla fila: «Non vedremo il Papa ma siamo felici dì esserci» Ore di treno per dire solo una preghiera lontano dalla Basilica. A chiudere la coda una polacca, arrivata appena in tempo con la figlia Fabio Poletti inviato a CITTA'DEL VATICANO Cinque ore di treno da Milano per dire ima preghiera. Un giorno in auto dalla Polonia per stare comunque lontani dal Papa che hanno sentito più vicino. «Perché? Perché sì». A Claudia Chiarugi, 34 anni di Lucca, capelli biondi e occhi azzurri, bastano due parole per spiegare che ne valeva comunque la pena. Anche se le transenne in fondo a via Ottaviano, quando mancherebbero diecimila passi e ventiquattro ore di coda per entrare dentro San Pietro, si chiudono per sempre davanti al suo sorriso. «Ci abbiamo provato. Avevamo preso due giorni di ferie. Ne valeva comunque la pena. E' stato Un atto di fede esserci. Mi spiace solo non averlo mai visto». I funerali U seguirà alla televisione assieme a Massimiliano Romani che la segue ad un passo con il kit del pellegrino del Terzo Millennio, scarpe comode, sacco a pelo, maglione, panini, bottiglia d'acqua, il telefonino per rassicurare casa. Dopo la notte in uno dei tanti centri di accoglienza si torna a casa, davanti al computer di un ufficio di un'azienda informatica, alla vita di tutti i giorni sapendo che niente sarà più come prima. Davanti a questa Basilica dove ormai sono più quelli che rimarranno fuori di quelli che riusciranno ad entrare, gli ultimi degli ultimi, sono tanti e nemmeno troppo delusi. Beppe e Anna rinunciano subito. Forse perché hanno dietro i figli ancora piccoli. Alle 7 erano sul treno da Milano, alle II e 30 a Roma Termini, alle 19 e 30 di nuovo indietro con l'ultimo treno. Nemmeno il tempo di fare i turisti, in questa Roma città chiusa dai pellegrini che l'hanno sigillata da una triplice fila che si sa dove finisce ma nessuno vede bene da dove comincia e blindata dai Grandi della Terra in arrivo nede prossime ore. «Ci bastava pregare di fronte a San Pietro. La fede è fatta anche di atti come questi. E poi Giovanni Paolo n è già lassù», indica il cielo con un dito Beppe e fa niente se con gli occhiali che porta, il suo sguardo arriva a malapena alla croce in cima alla cupola. Magari è appena più deluso questo biondissimo polacco che si è sciroppato la strade da Varsavia fino a qui e adesso tra lui e il Papa della sua Terra ha un doppio cordone di carabinieri, una transenna, un nastro arancione della Protezione civile. Ma alla fine deve essere solo stanchezza quella di Patryk Rydzyk, 28 anni, facoltà di Medicina all'università di Varsavia, la Volvo fuori dal Grande raccordo anulare che è già un bel miracolo se è arrivata'fino a qui. «Vedrò il Papa venerdì per i funerali. Mi sveglierò presto, prestissimo e sarò tra i primi in piazza San Pietro. Questo Papa che ha fatto tanto per la nostra Terra merita questo sacrificio e tanto altro ancora», racconta lui che è venuto a Roma con quattro amici, l'avanguardia - dicono - di quel milione di polacchi che dovrebbe essere già per strada, la fede come motore e nemmeno un tentennamento di fronte a questi ostacoli che fermerebbero chiunque, non l'esercito di Giovanni Paolo E in marcia per Rema città oramai chiusa. Anche se alla fine, tra quelli che sono riusciti ad entrare dentro San Pietro e quelli che non ce l'hanno fatta, la differenza sta nei chilometri di coda, nei panini, nell'acqua minerale che offre la Protezione civile, nella fortuna, nella tenacia o semplicemente nel caso di essere arrivati appena poco prima degli altri in questa fila che va avanti a singhiozzo, tre passi e venti minuti di attesa prima di muoversi anco¬ ra. Angela D'Errico ha 19 anni e gli occhiali da sole grandi alla moda. Gaetano Soprano ne ha 22 e il gel che gli tiene su i capelli malgrado le otto ore - appena - di coda. Partenza alle cinque del mattino da Aversa, alle otto in fila in via della Conciliazione, alle quindici e trenta di nuovo per strada, dopo aver visto il Papa per nemmeno trenta secondi, giusto il tempo di inginocchiarsi e di fare il segno della croce: «Ci siamo sentiti come davanti a un amico che non c'è più». L'ultima pellegrina che è riuscita a superare il varco d'accesso su lungo Tevere, all'altezza di ponte Umberto I, prima che gli uomini della protezione civile dessero lo spot ad altri ingressi, è una donna polacca di 36 anni, che vive a Roma da sedici: Mai^herita Zarzyeka è arrivata trafelata, con la figlia di 14 anni Marina, da Nepi, in provincia di Roma, per dare l'ultimo saluto a Giovanni Paolo E. wBmsmR mmX^M gm bi s*m Bum m *& r im aaiifl mSSL m In fila per vedere il Papa

Persone citate: Angela D'errico, Claudia Chiarugi, Fabio Poletti, Gaetano Soprano, Giovanni Paolo, Massimiliano Romani, Rydzyk, Umberto I