Nella festa dell1 Amicizia trionfa la maleducazione

Nella festa dell1 Amicizia trionfa la maleducazione IL BENVENUTO DEGLI INGLESI VIENE RESPINTO CON INSULTI Nella festa dell1 Amicizia trionfa la maleducazione Tifosi juventini turbolenti e irrispettosi. Dieci italiani fermati all'aeroporto Alessandro Alciato inviato a LIVERP00L «Che brutto sindaco, fa schifo talmente è grasso» ha detto un tifoso della Juventus appena sceso dalla scaletta dell'aereo, mentre fissava Frank Roderick, primo cittadino di Liverpool piuttosto in carne. «Ma è qui per voi» ha risposto imbarazzata Nunzia Bertali, console onorario italiano in città. «E chissenefrega» ha tagliato corto l'oxfordiano con la sciarpa bianconera al collo, prima di lasciare la pista del John Lennon Airport e dirigersi in branco verso i pullman che aspettavano all'esterno. Doveva essere la festa dell' amicizia, una gomma formato gigante per cancellare i peccati inglesi dell'Heysel, l'omaggio di Liverpool ai tifosi della Juventus: è stato un caso diplomatico, una figuraccia colossale, in pratica una vergogna. Tutto per colpa di un gruppone di ultra (un centinaio) che ha superato ogni limite. Con modi fuori luogo, più da gita allo zoo che da viaggio in Inghilterra. «Sono sotto choc» ha raccontato il sindaco prima di lasciare l'aeroporto, con la faccia palhda di chi vorrebbe capire ma non ci riesce. «Queste persone sono la vergogna dell'Italia. Ma perché la Juventus permette che vadano in giro?» si è chiesta la console. tremando. I primi momenti di tensione sono stati proprio quelli dell'aeroporto. Il primo cittadino, la console, le maggiori cariche istituzionali della città: tutti sulla pista del John Lennon per salutare gli amici venuti da lontano. Il primo charter di tifoni, un Boeing della Livingston, è atterrato alle 12,40 (13,40 in Italia). Prima che i passeggeri (circa 200) scendessero, u sindaco di Liverpool ha fatto il cammino inverso. È salito per dare il suo benvenuto, insieme alla console: «Spero che a Liverpool troviate amicizia, la partita di Anfìeld dovrà essere una festa». Poi è sceso, insieme a lui i tifosi. «Ricorderò sempre quello che è successo all'Heysel ha raccontato Enrico De Bernardi, di Santa Croce sull'Amo - perché c'ero. Avevo scambiato il bighetto con mio cugino, lui è andato in curva Z dove è successo il disastro, io dall'altra parte dello stadio. Lui se l'è cavata con una sassata, io con qualche graffio. Ora voglio solo pace». Dietro, dal charter parcheggiato, è sbucato José Altafim, in Inghilterra per Sky: davanti a lui il sindaco si è inchinato, nel vero senso della parola. Poi, l'ex bianconero se n'è andato: «Mi scusi, ma mi aspettano al ristorante». C'era anche Tommaso Pannilini di Roma a Bruxelles nella notte dell'Heysel, lavorava per l'agenzia che portava in giro i tifosi: «Allo stadio non ero entrato, ma i morti insanguinati per strada non li scorderò mai. L'accoglienza di Liverpool è stupenda, speriamo che tutti capiscano». Non è stato cosi un'ora dopo, quando è atterrato il secondo charter da Malpensa (in tutto ne sono arrivati 5). Le telecamere non c'erano più, e forse è stato meglio così. Molti tifosi sono scesi dall'aereo urlando «Odio Liverpool», sono passati davanti al primo cittadino rifiutandosi di stringergli la mano. Hanno fissato la console Bertali, le hanno detto: «Odiamo anche te». «Ma io sono il console italiano». «Cavoli tuoi. Eravamo all'Heysel, e quindi sappiamo cosa dobbiamo fare qui a Liverpool». A quel punto Nunzia Bertali si è spaventata e ha chiamato la polizia. Da quattro gli agenti sono diventati parecchi di più. Hanno scortato gli ultra verso i pullman, che poi si sono diretti in città. In Queen's Square, cuore di Liverpool, c'era un tabellone luminoso con la scritta in italiano: «Benvenuti». Non l'hanno letto e hanno continuato con i tumulti. Altri si sono diretti verso i Docks, nella zona del porto. Intanto, all'aeroporto, dieci italiani si facevano arrestare, due perché in volo (su un aereo in arrivo da Bergamo) avevano fatto ciò che molti uomini sotto sotto sognano: avevano toccato il sedere a un paio di hostess. Proprio negli stessi momenti in cui, all'Academy del Liverpool, ima squadra di tifosi locali sfidava a calcio quelli dello Juventus club Londra. Ad Anfield, invece, nessun problema serio. Prima della partita Michel Platini, lan Rush e Peter Kenyon - ora dg del Chelsea, ai tempi al Liverpool sono entrati in campo con ima targa in ricordo delle vittime delfHeysel. Sulla gradinata occupata dai tifosi del Liverpool è comparsa una enorme scritta: «Amicizia». In quella della Juventus, i bianconeri non hanno rispettato il minuto di silenzio in memoria del Papa. E sugli applausi degli avversari si sono girati di spalle alzando il dito medio. La differenza, enorme, è stata tutta qui. Qualcuno sbeffeggia anche il sindaco Roderick: «Fa schifo talmente è grasso» Prima della partita Rush e Platini sfilano con una targa-ricordo Arrivano fischi anche lì Mentre la Kop sventola lo striscione «Amicizia», parte della curva bianconera si gira di spalle e protesta rifiutando l'omaggio A sinistra, Peter Kenyon, Platini e Rush