Quell'attimo di dolore e solitudine poi una domenica come tante altre

Quell'attimo di dolore e solitudine poi una domenica come tante altre SABATO SERA LA FOLLA SI E' FERMATA, DOMANDANDOSI: «E ADESSO?» Quell'attimo di dolore e solitudine poi una domenica come tante altre Dalla delusione dei tifosi della Ferrari per rannullamento della diretta alle discussioni sul voto, al matrimonio «che s'ha da fare» reportage Mattia Feltri ROMA THE show must go on», dice uno che dev'essere il parente dello sposo conciliando il buon senso popolare con un certo gusto per il pop-rock. Lo spettacolo deve andare avanti, dice nella versione inglese di una canzone dei Queen. Al Santuario della Madonna dei Monti si sposano Scilla e Andrea. La data era fissata da tempo e il sacerdote dice: «Non solo questo matrimonio s'ha da fare, ma s'ha da fare benissimo». Così avrebbe voluto Karol Wojtyla, aggiunge, tanto più oggi che la liturgia celebra la Misericordia, festa voluta proprio dal Papa appena morto. Domenica 3 aprile, doveva essere soprattutto la giornata del dovere, delle elezioni, e dello svago, del campionato di calcio e del Gran Premio di Formula uno. E' diventata l'allucinata e straordinaria domenica del dolore e del raccoglimento dei molti riversati in piazza San Pietro, dei moltissimi affluiti a Boma, e di tutti gli altri, silenziosamente accondiscendenti. Po¬ co prima delle 22 di sabato, quando Bruno Vespa ha interrotto la pubblicità per annunciare la notizia, chi scrive s'è affacciato al balcone del proprio appartamento in piazza Madonna dei Monti. E' un balcone che una sera di fine Ottocento vide papa Pio IX benedire la folla: ci sono affreschi dozzinali a ricordarlo. Sotto, sabato sera; c'era gente ai tavolini dei bar, con i gelati e le birre, coppiette sedute sugli scalini della fontana a baciarsi, i soliti ragazzini col pallone nel tentativo di far gol contro il portone della chiesa ucraina. Il brusio, le effusioni e i dribbling non sono diminuiti sinché il campanile del santuario non ha cominciato gli insoliti rintocchi. Come avessero intuito, i più si sono zittiti e hanno guardato all'insù. Il cronista, dal suo balcone, ha avvisato: «E' morto il Papa!». C'è stato subito silenzio e un bambino distratto, che continuava a calciare la palla, s'è preso una pedata e un rimprovero da un compagno: «E' morto il Papa, 'mbecille...». Il tacere profondo sembrava sinceramente luttuoso, anche se, come era prevedibile, è durato solo qualche minuto. Poi la piazza ha ripreso vita, gli amanti ad abbracciarsi, i pic¬ coli calciatori a sfidarsi. Ieri, in Internet, i tifosi della Ferrari sono entrati nei gruppi di discussione perché alla mattina avevano scoperto che la diretta della gara era stata cancellata. Nessune ha protestato, ma tutti a chiedersi: e ora? «Provate nei bar con Sky, può essere che Eurosport la faccia vedere», era l'unico consiglio buono. Nella basilica di San Vitale alla messa deUe 11,30 c'erano quarantadue fedeli. La basilica ha quasi mille e cinquecento anni di vita ed è stata una delle tante parrocchie romane visitate da Giovanni Paolo II. Ci andò l'otto marzo del 1992 e una lapide lo ricorda. L'officiante, monsignor Daniele Micheletti, accenna subito al Papa pregando il Signore di accoglierlo in Cielo. Poi più nulla: la liturgia prevede che si tratti il mistero della resurrezione. A fianco della basilica, in via Nazionale, c'è un centro di informazione turistica e funziona. Ci sono coppie di anziani che studiano la mappa della città e uno chiede la strada per il «Coliseo». Da lì, fino a piazza della Bepubblica e giù, verso piazza Venezia, i caffè sono frequentati. Si parla soprattutto di Wojtyla ma anche delle elezioni: chi andrà a votare e chi no. Qualcuno rileva che poco prima, alla tv, sette canali su sette trasmettevano lo stesso programma: la messa in suffragio dal Vaticano. Ci sono i bambini coi genitori e la sciarpa della Boma nonostante il caldo e il campionato sospeso. Nella chiesa di Santa Maria Vittoria, quella dei Carmelitani scalzi in via XX Settembre, assistono alla messa di mezzogiorno in sessanta, o poco più. Il sacerdote ha preparato una predica con tutte le cose belle che del Santo Padre si sono dette in queste ore. Anche la sua chiesa fu visitata da Giovanni Paolo II. E all'ingresso un'accattona apre la porta a chi e entra e a chi esce mentre con l'altra mano raccoglie l'elemosina in un bicchiere con la foto di Wojtyla. Qua e là ci sono negozi di abbigliamento e di calzature aperti e fanno qualche affare. Ma non c'è ressa: quella è tutta verso Oltretevere, verso via della Conciliazione e piazza San Pietro. Più tardi, nel pomeriggio, via del Corso avrà una folla quasi consueta, avanti e indietro fra l'Altare della patria e piazza del Popolo, col gelato come nelle oziose domeniche d'estate. I tigì annunciano l'arrivo di centinaia di migliaia di pellegrini. Le sale dei cinema si riempiono, le pizzerie anche. La lunga giornata sconvolta e stravolta va a chiudersi, in qualche caso come una giornata a cui adattarsi. folla in via della Conciliazione, dove si preparano transenne per l'ultimo omaggio al Papa ■i~y, ' i' .'■'ìZxtt^ Un anziano in piazza San Pietro legge su un quotidiano il racconto delle ulti me ore di Giovanni Paolo II

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