Silvestrini: ieri mattina mi ha salutato con gli occhi di Giacomo Galeazzi

Silvestrini: ieri mattina mi ha salutato con gli occhi IL CARDINALE E STATO UNO DEGLI ULTIMI A VISITARE IL PONTEFICE Silvestrini: ieri mattina mi ha salutato con gli occhi «La fibra forte lo ha sostenuto in un modo che ha sorpreso Si è preparato serenamente all'addio, a una morte bella» colloquio Giacomo Galeazzi CIUA'DEL VATICANO HO trovato il Papa disteso, placido, sereno. Era a letto, respirava senza affanno, appariva dimagrito. La sua lenta agonia procedeva: malgrado l'andamento dei parametri, ha dato segno di riconoscere le persone e ha mostrato una grande resistenza cardiaca. Preghiamo tutti per lui. Con tutto il cuore». Il cardinale Achille Silvestrini, stretto collaboratore di Karol Wojtyla e protagonista della «Ostpolitik» vaticana nell'Est europeo, ha fatto visita ieri al Pontefice, poche ore prima della morte, in compagnia dell'ex ministro degh Esteri d'Oltretevere Jean-Louis Tauran e non riesce a nascondere la propria commozione. «Quando io e il cardinale Tauran siamo stati introdotti nella stanza da monsignor Stanislao Dziwisz, che ciba annunciato sia in lingua itahana che polacca racconta Silvestrini -, il Papa ha mostrato di aver capito con una vibrazione del volto, facendo un cenno con il movimento degh e :chi». La fibra forte lo ha sostenuto in un modo che ha sorpreso anche i medici e Karol Wojtyla si è preparato serenamente all'addio, a una morte bella, come bella è stata la sua vita. «È straordinario, si è pregato e si prega dappertutto, in ogni angolo del pianeta - osserva Silvestrini -. Prega la gente neUe chiese cattoliche e nelle piazze, pregano i fratelli delle altre confessioni cristiane, pregano anche gh ebrei e anche i musulmani, è una preghiera davvero corale». Intanto proseguiva incessante la processione al suo capezzale di ecclesiastici: prima il suo vicario Camillo Ruini, poi, appunto, in ima visita successiva, i cardinah Silvestrini e Tauran. Costantemente accanto al Pontefice i due segretari, Stanislao e Mietek, le tre suore polacche che l'hanno assistito da sempre e il medico personale Buzzonettl. «Abbiamo pregato, poi abbiamo ringraziato il Papa per tutto quello che ha fatto e gli abbiamo baciato la mano - spiega Silvestrini -, su indicazione datagh dal segretario, Giovanni Paolo n ha mostrato di averci riconosciuto». Un racconto confermato in pieno da monsignor Tauran: «All'annuncio ha contratto il viso e le labbra per indicare di aver capito». Una vicinanza condivisa. «Tutti si sono sentiti vicini a lui, per accompagnarlo in ore tanto difficili, per affidarlo al Signore prosegue Silvestrini -. Siamo tutti certi che ci penserà Dio, nella sua Provvidenza. Mi sento come un figho che è andato a trovare il padre, pieno di affetto e di dolore. Sono tanto legato a questo Papa, sono stato ordinato vescovo da lui. Gh sono debitore della stima, della fiducia e della paternità che ha sempre manifestato nei miei confronti. Non potevo rimanere lontano». Silvestrini evidenzia in particolare la passione di Giovanni Paolo U per i giovani. «Credo che raramente un Papa abbia avuto tanta sohecitudine verso le giovani generazioni - osserva il porporato -. I giovani per lui erano davvero il futuro del mondo e della Chiesa. E questo è molto evangelico: basta ricordare quello che diceva Gesù, che occorre essere "piccoli" per entrare nel Regno dei Cieli». Silvestrini ricorda, poi, il viaggio compiuto con Giovanni Paolo II nella patria terrena di Gesù Cristo: «Sono stato insieme con il Papa fino in Terrasanta. Un'emozione incredibile, che ha colpito profonda- mente e trasformato gh ebrei di Israele che hanno detto "abbiamo trovato un grande amico"». Secondo Silvestrini, non si è mai smesso di pregare Dio perché salvasse il grande Papa polacco, «quest'uomo buonissimo che ha dedicato tutta la sua vita alla Chiesa». Fondamentale, inoltre, aver evitato di opprimere i medici curanti con eccessive attenzioni, anche mediatiche, perché loro, i medici, sapevano bene quello che si doveva fare in circostanze del genere. «La speranza non ci ha mai abbandonati - precisa Silvestrini -. E' stato lui stesso, il Santo Padre, ad insegnarcelo in questi giorni, volendo apparire in pubbhco tenacemente, malgrado la malattia». Fino ad affacciarsi alla finestra senza parlare. «E' stato grande, tenerissimo ed impressionante - osserva il cardinale -, un uomo e un Papa impareg¬ giabile». «Vuol dire che ha sofferto proprio tanto - commenta Silvestrini -. Se le stesse fonti pontificie hanno diffuso quelle notizie, significava che avessero proprio tanta paura e che, forse, ci volessero far capire di prepararci al peggio». A testimoniare la statura di Karol Wojtyla contribuisce l'ondata planetaria di affetto e partecipazione. «Tutto il mondo è preoccupato e ha guardato al Santo Padre con trepidazione sottolinea Silvestrini - ma non solo i cristiani e i cattohei sono stati e sono in apprensione. Ebrei, musulmani, credenti e non credenti si sono uniti intorno a quest'uomo, pregando ciascuno a modo proprio per le sue sofferenze e per la sua vita. E' im affetto globale che da qualsiasi parte del mondo ruotava e ruoterà intomo a papa Wojtyla. Perciò ripeto: adesso preghiamo». «Abbiamo pregato e poi lo abbiamo ringraziato per tutto quello che ha fatto e gli abbiamo baciato la mano. Ora tutti si sentono vicini a lui» Il cardinale Achille Silvestrini protagonista della Ostpolitik vaticana

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