Prodi: con il Cavaliere c'è meno democrazia di Flavia Amabile
Prodi: con il Cavaliere c'è meno democrazia «SONO ATTACCATO SENZA LA POSSIBILITÀ DI REPLICARE» Prodi: con il Cavaliere c'è meno democrazia «La Rai non ha rispettato la par condicio. Noi vinceremo, ma vogliamo che la legislatura finisca e non chiederemo le dimissioni di Berlusconi» Flavia Amabile ROMA Berlusconi è un rischio per la democrazia: «Credo - afferma Romano Prodi, leader dell'Unione che abbia già rappresentato un grande passo indietro per la democrazia». A ventiquattr'ore dalla fine della campagna elettorale Romano Prodi risponde a tono a tutte le accuse di Berlusconi in un duello che si svolge a distanza, ma non per questo assume toni meno accesi. Il leader del centrosinistra ha partecipato ieri a due trasmissioni televisive (Batti e Ribatti su Rai Due e Planet) e a due interviste radiofoniche su Radio Popolare e Radio Capital e non ba risparmiato gli attacchi. «La Rai non ba rispettato la par condicio - ba spiegato durante il programma di Rai Due -. I cinque minuti di Batti e Ribatti che ho registrato oggi rappresentano tutto il tempo che la televisione pubblica, in questo mese di campagna elettorale, ha riservato al leader dell'opposizione. Nello stesso periodo sono stato attaccato in modo vergognoso in una trasmissione serale negandomi la possibilità di replicare». Proprio ieri infatti i due leader si sono sfiorati negli studi di via Teulada, ma Berlusconi stava andando a registrare Porta a Porta che - ricorda Prodi - «negli ultimi quindici giorni di campagna elettorale è stata messa a disposizione due volte del leader della maggioranza, ignorando il leader delTopposizione». Riguardo all'intenzione della Cdl di modificare la legge sulla Par condicio, il Professore osserva: «Al peggio non c'è fine». Insomma, come afferma il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, «il presidente del Consiglio pensa di essere il Papa e la cosa grave è che anche la Rai inizia a crederlo», mentre Paolo Gentiloni della Margherita parla di «giovedì nero per la par condicio». Nonostante la differenza di trattamento Prodi si dichiara otti¬ mista sul risultato. Ai microfoni di Radio Popolare sostiene che: «applicando un criterio aritmetico siccome ora siamo 8 a 6 per il Polo, 7 a 7 è già vittoria. Ma penso e spero che si possa fare un buon raccolto». In quel caso, il centrosinistra non chiederà le dimissioni del premier. «Vogliamo che la legislatura finisca e certamente vorremmo anche che si governasse bene. Spero che il governo abbia la possibilità di reggere questo Paese, nonostante le elivisioni e le crisi continue». E nonostante i pericoli legati a questo governo perché «qui si sta davvero stravolgendo il senso della nostra Costituzione. Si crea una situazione in cui il potere esecutivo è dominante di fronte al Parlamento, umilia il Presidente della Repubblica e il potere giudiziario; le regioni ricche voltano le spalle a quelle povere e non abbiamo più la solidarietà nazionale e i dintti uguali». Prodi parla dell'enorme confusione di Berlusconi: sul¬ l'Iraq, sulla questione del contratto degli statali. E così quando il premier a Porta a Porta afferma che in caso di vittoria dell'Unione si aspetta attacchi da giudici politicizzati. Prodi risponde con una certa impazienza: «Ogni giorno Berlusconi ne dice una. Se lui sa che qualche giudice è preparato a questo lo dica, non stia sempre ad agitare fantasmi, a portarci di fronte a delle cose che non esistono. Ne ha già raccontate tante di cose non vere, mi sembra che sia ora di finirla». E poi Berlusconi si dice «poco ottimista» sull'esito delle regionali? «Ormai siamo in dirittura d'arrivo. Aspettiamo i risultati e lunedì facciamo tutti i conti. Ormai basta...». E basta soprattutto lo dice agli elettori che dovranno votare perché con Berlusconi «si sta spegnen- do una speranza» e se rivince le elezioni la situazione «non cambierà - spiega Prodi -. Siamo ultimi in Europa, abbiamo il fiato corto, le leggi ad personam, la minaccia sugli equilibri costituzionali». E quando Marco Berti, durante il Batti e Ribatti, gli chiede: «Ieri lei ha detto che "parlare ancora del comunismo è patetico". Oggi Bertinotti in un'intervista afferma che "il comunismo è vivo e lotta insieme a noi". È patetico anche Bertinotti o il comunismo sarà vivo anche nel suo eventuale governo?». «No - risponde Prodi -. È patetico come lei cita un'intervista paradossale di Bertinotti. Comunque, per essere seri, sfido chiunque a trovare nel mio passato e nel mio presente il comunismo che lei, in qualche modo, adombra in questo momento». E promette: «Farò un programma trasparente, condiviso e, se Bertinotti, come mi auguro, lo firmerà, poi, lui che è uomo d'onore, obbedirà a quanto deciso insieme». «Sono stato aggredito in modo vergognoso in una trasmissione serale, senza poter rispondere» E sull'idea polista di cambiare la par condicio: «Ai peggio non c'è fine» Il leader dell'Unione Romano Prodi
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