Per la posta mandata al macero il giudice accusa cinque persone di Gianfranco Franci
Per la posta mandata al macero il giudice accusa cinque persone Un'agenzia era stata incaricata di distribuirla Per la posta mandata al macero il giudice accusa cinque persone Gli avvisi di procedimento riguardano i due titolari di una cartiera di Latina e tre dirigenti dell'agenzia che si era assunta l'appalto di recapitare stampe, giornali, libri giacenti alla stazione Termini di Roma - L'accusa è di sottrazione di corrispondenza e truffa allo Stato (Dal nostro corrispondente) Roma, 23 giugno. Lo scandalo delle cinquanta tonnellate di posta (stampe, giornali, libri, dépliants pubblicitari), che il ministero aveva affidato ad un'impresa privata per il recapito e che furono, invece, portate al macero in una cartiera di Latina, sta avendo clamorosi sviluppi. Il sostituto procuratore della Repubblica, Lucio Del Vecchio, che si occupa del gravissimo episodio, ha avuto un lungo colloquio con l'ispettore delle Poste, dottor Cartello, incaricato dal ministero di svolgere l'inchiesta amministrativa. In base agli elementi fin qui acquisiti, il magistrato ha emesso «avvisi di procedimento» nei confronti di Franco Cucciari, titolare dell'agen¬ zia di recapito Ital Express, Franco Pacifico, suo collaboratore, Annunziata Pompei, dipendente dell'agenzia e moglie del Pacifico, i fratelli Dominici, litolari della cartiera Le Ferriere, di Latina. La vicenda, che conferma, una volta di più, le disastrosecondizioni in cui versa il servizio postale, è venuta fuori da una serie di servizi giornalistici pubblicati da un quotidiano romano e l'inchiesta giudiziaria che ne è scaturita riguarda i reati di sottrazione di corrispondenza e di truffa ai danni dello Stato. Il principale accusatore è il trentaduenne Franco Pacifico, abitante in via Germanico 96, ex dipendente dell'agenzia di recapito presso la quale ancora lavora la moglie. Egli stesso rischia l'incriminazione e ciò lascia supporre che il suo racconto, che le indagini dovranno confermare, sia mosso da motivi di vendetta. Cosa dice il Pacifico? Alcuni mesi fa, Franco Cucciari, trentacinquenne titolare della «Ital Express» aveva ricevuto dal ministero delle Poste l'ap- paltò per la distribuzione di cinquanta tonnellate di stampe. Non potendo smaltirle, il Cucciari avrebbe proposto al Pacifico di interessarsi, attraverso un suo parente, affinché tutta quella posta finisse al macero in una cartiera. L'operazione — sempre secondo l'accusatore — fu portata a termine rapidamente. Lo stesso Pacifico provvide a trasportare di notte, con un camion preso in affitto, le cinquanta tonnellate di stampe nella cartiera di Latina dove furono distrutte. Ci vollero otto viaggi. Alla fine il Cucciari avrebbe invitato il dipendente a tenersi tutto il ricavato, che fu, tote le spese, di 760 mila lire. Altro elemento interessante: quando la posta fu consegnata all'agenzia era già stata suddivisa per zone di distribuzione da otto impiegati del ministero, i quali vi avevano lavorato per due mesi, ed era quindi pronta per essere consegnata. L'episodio, su cui la magistratura sta indagando, conferma clamorosamente il primato di inefficienza del nostro servizio postale avviato ormai alla paralisi se non saranno adottati al più presto drastici provvedimenti. Nei giorni scorsi, il sindacato postelegrafonici aderente alla Cgil fece sapere che erano circa due milioni le raccomandate che giacevano nei depositi in attesa di essere recapitate. Il ministero ha risposto riducendo notevolmente la cifra. A suo dire, le raccomandate ferme sono soltanto 200 mila, che rappresentano ugualmente un bel numero dimostrando a sufficienza la gravità della situazione anche per l'importanza di quei plichi. Anche la corrispondenza ordinaria si dice giaccia a montagne nei magazzini delle stazioni delle grandi città. E' cosa risaputa, e le denunce non sono mancate in questi anni. I sindacati protestano e più volte se ne è discusso in Parlamento, ma finora con scarsi risultati. I motivi principali di questa situazione possono essere così riassunti: strutture arcaiche, mancanza di personale, regolamenti ormai superati, scioperi e assenteismo. Parlando una volta alla Camera, il ministro delle Poste affermò che, spesso, si registravano punte del 50 per cento di assenti e che proprio questa era una delle ragioni per cui si era costretti a ricorrere alle agenzie private di recapito, che mai come adesso sono state così fiorenti. A Roma i sindacati sostengono che la causa principale di ogni disfunzione sta nella mancanza di personale e da tempo chiedono un rincalzo di 1400 elementi mentre le assunzioni sono state di 500 unità. Una nuova organizzazione del servizio — affermano — prevede, inoltre, lo smistamento negli stessi uffici postali della corrispondenza in partenza, un lavoro per il quale occorrerebbe altro personale, nuove attrezzature e più spazio. Gianfranco Franci Per la posta mandata al macero il giudice accusa cinque persone Un'agenzia era stata incaricata di distribuirla Per la posta mandata al macero il giudice accusa cinque persone Gli avvisi di procedimento riguardano i due titolari di una cartiera di Latina e tre dirigenti dell'agenzia che si era assunta l'appalto di recapitare stampe, giornali, libri giacenti alla stazione Termini di Roma - L'accusa è di sottrazione di corrispondenza e truffa allo Stato (Dal nostro corrispondente) Roma, 23 giugno. Lo scandalo delle cinquanta tonnellate di posta (stampe, giornali, libri, dépliants pubblicitari), che il ministero aveva affidato ad un'impresa privata per il recapito e che furono, invece, portate al macero in una cartiera di Latina, sta avendo clamorosi sviluppi. Il sostituto procuratore della Repubblica, Lucio Del Vecchio, che si occupa del gravissimo episodio, ha avuto un lungo colloquio con l'ispettore delle Poste, dottor Cartello, incaricato dal ministero di svolgere l'inchiesta amministrativa. In base agli elementi fin qui acquisiti, il magistrato ha emesso «avvisi di procedimento» nei confronti di Franco Cucciari, titolare dell'agen¬ zia di recapito Ital Express, Franco Pacifico, suo collaboratore, Annunziata Pompei, dipendente dell'agenzia e moglie del Pacifico, i fratelli Dominici, litolari della cartiera Le Ferriere, di Latina. La vicenda, che conferma, una volta di più, le disastrosecondizioni in cui versa il servizio postale, è venuta fuori da una serie di servizi giornalistici pubblicati da un quotidiano romano e l'inchiesta giudiziaria che ne è scaturita riguarda i reati di sottrazione di corrispondenza e di truffa ai danni dello Stato. Il principale accusatore è il trentaduenne Franco Pacifico, abitante in via Germanico 96, ex dipendente dell'agenzia di recapito presso la quale ancora lavora la moglie. Egli stesso rischia l'incriminazione e ciò lascia supporre che il suo racconto, che le indagini dovranno confermare, sia mosso da motivi di vendetta. Cosa dice il Pacifico? Alcuni mesi fa, Franco Cucciari, trentacinquenne titolare della «Ital Express» aveva ricevuto dal ministero delle Poste l'ap- paltò per la distribuzione di cinquanta tonnellate di stampe. Non potendo smaltirle, il Cucciari avrebbe proposto al Pacifico di interessarsi, attraverso un suo parente, affinché tutta quella posta finisse al macero in una cartiera. L'operazione — sempre secondo l'accusatore — fu portata a termine rapidamente. Lo stesso Pacifico provvide a trasportare di notte, con un camion preso in affitto, le cinquanta tonnellate di stampe nella cartiera di Latina dove furono distrutte. Ci vollero otto viaggi. Alla fine il Cucciari avrebbe invitato il dipendente a tenersi tutto il ricavato, che fu, tote le spese, di 760 mila lire. Altro elemento interessante: quando la posta fu consegnata all'agenzia era già stata suddivisa per zone di distribuzione da otto impiegati del ministero, i quali vi avevano lavorato per due mesi, ed era quindi pronta per essere consegnata. L'episodio, su cui la magistratura sta indagando, conferma clamorosamente il primato di inefficienza del nostro servizio postale avviato ormai alla paralisi se non saranno adottati al più presto drastici provvedimenti. Nei giorni scorsi, il sindacato postelegrafonici aderente alla Cgil fece sapere che erano circa due milioni le raccomandate che giacevano nei depositi in attesa di essere recapitate. Il ministero ha risposto riducendo notevolmente la cifra. A suo dire, le raccomandate ferme sono soltanto 200 mila, che rappresentano ugualmente un bel numero dimostrando a sufficienza la gravità della situazione anche per l'importanza di quei plichi. Anche la corrispondenza ordinaria si dice giaccia a montagne nei magazzini delle stazioni delle grandi città. E' cosa risaputa, e le denunce non sono mancate in questi anni. I sindacati protestano e più volte se ne è discusso in Parlamento, ma finora con scarsi risultati. I motivi principali di questa situazione possono essere così riassunti: strutture arcaiche, mancanza di personale, regolamenti ormai superati, scioperi e assenteismo. Parlando una volta alla Camera, il ministro delle Poste affermò che, spesso, si registravano punte del 50 per cento di assenti e che proprio questa era una delle ragioni per cui si era costretti a ricorrere alle agenzie private di recapito, che mai come adesso sono state così fiorenti. A Roma i sindacati sostengono che la causa principale di ogni disfunzione sta nella mancanza di personale e da tempo chiedono un rincalzo di 1400 elementi mentre le assunzioni sono state di 500 unità. Una nuova organizzazione del servizio — affermano — prevede, inoltre, lo smistamento negli stessi uffici postali della corrispondenza in partenza, un lavoro per il quale occorrerebbe altro personale, nuove attrezzature e più spazio. Gianfranco Franci
Persone citate: Cartello, Cucciari, Dominici, Franco Cucciari, Franco Pacifico, Lucio Del Vecchio
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