Contro gli argentini Anastasi è il titolare di Fulvio Cinti

Contro gli argentini Anastasi è il titolare Contro gli argentini Anastasi è il titolare (Dal nostro inviato speciale) Stoccarda, 16 giugno. Il pullman giallonero che porta sulla fiancata a lettere gigantesche la scritta « ItaVien », si muove lentamente nei viali del « Mon Repos ». E' diretto allo Sportschule di Ludwigsburg. Poliziotti in camicia bianca e pistola alla cintura si aprono a ventaglio per lasciarlo passare. Centinaia di mani si protendono verso i finestrini in gesto implorante. Sono le mani degli emigrati italiani che a migliaia hanno trascorso la domenica dinanzi all'albergo nella delusa attesa di cogliere un attimo della giornata dei giocatori azzurri, di vederli, di scambiare qualche parola con loro. Con sé essi hanno portato mogli, figli e fidanzate: sono ragazze brune che vengono dal Sud Italia o bionde del Baden - Wurttenberg. Allodi è commosso per tanto amore ed entusiasmo. « Gli avrei aperto le porte del "Mon Repos", ma poi?» (e nel « poi » vi è un'ipotesi catastrofica). Un giovane tracagnotto, capelli lunghi e baffi, urla a squarciagola: « Pietruzzu gettami u cappellu! Per tuo ricordo». Anastasi allarga le braccia. Vorrebbe, ma non può. Il giovanotto siciliano rincorre il pullman per un centinaio di metri, poi desiste. Esclama: « Mannaggia! Domani sarei andato in fabbrica con il cappello di Pietruzzu ». Prima Riva, poi Anastasi. La nostra gente che vive e lavora in Germania, ha nel cuore due idoli e in ogni occasione dimostra questo suo amore. Ieri, dalle gradinate dell'Olimpie Stadion di Monaco, si è levato un boato quando lo speaker, nell'annunciare le formazioni, ha Ietto il nome di Riva. Altro boato si è levato a quello di Anastasi. Era di non minore intensità, né volume. Anastasi non era in formazione, andava in panchina con altri quattro. Nel secondo tempo, quando il giocatore juventino ha sostituito Chinaglia, la folla italiana dell'Olimpie Sta- Anastasi, è il suo momento dion è scattata in piedi ed in un urlo. « Allorché sono in panchina, spero di andare in campo, se vado in campo spero di combinare qualcosa di buono». Umilmente Pietro Anastasi descrive se stesso. E' sereno, disteso, scandisce le parole. Allodi ci ha permesso di passare indenni attraverso la barriera dei poliziotti e di rompere la consegna del silenzio esistente fra i giocatori azzurri all'indomani della partita con l'Haiti. Cinque minuti di colloquio, ma anche in cinque minuti si può penetrare lo stato d'animo di un giocatore che ha il carattere aperto e leale di Anastasi. « Sono felice », afferma. E immediatamente aggiunge: « Ci poteva scappare qualche altro gol e uno potevo segnarlo proprio io ». Anastasi si riferisce al suo ultimo tiro, quello dell'ultimo minuto. — Sperava di giocare la parte finale del match? « Sapevo e non sapevo. Ero, come si dice, in pre¬ allarme. All'inizio del secondo tempo, Valcareggi mi aveva detto: "Da un momento all'altro ti mando in campo, scaldati" ». Pietro ricorda: «Mi sono scaldato per venti minuti». Correva su e giù dietro la panchina, muoveva le braccia per sciogliersi i muscoli. Sono stati per lui minuti lunghissimi, interminabili. Ora confessa: « Dopo tanto scaldarmi e sciogliermi, mi è capitato di pensare: "Sta a vedere che adesso Valcareggi mi dice di rimettermi a sedere" ». Perché sia andato a raccogliere il testimone della staffetta da Chinaglia è stato ampiamente spiegato da Valcareggi nella conferenza-stampa pomeridiana. I paragoni sono sempre antipatici e fuor di luogo, tuttavia Anastasi non elude il discorso. « // mio gioco — osserva — è diverso da quello di Chinaglia. In quel momento, per aggirare la barriera difensiva degli haitiani, occorrevano due giocatori che si muovessero sulle fasce laterali. Uno era Mazzola, a destra, l'altro, a sinistra, sono stato io». Questa staffetta non ha lacerato i rapporti fra Chinaglia e Anastasi, almeno per quanto riguarda quest'ultimo. Quattordici minuti in campo contro Haiti: un gol. Ma, soprattutto, dal momento in cui è entrato in campo Anastasi, il gioco offensivo dell'Italia è cambiato. Ciò significa che Anastasi ha conquistato un posto stabile nella formazione azzurra? «Non lo so, chiedetelo a Valcareggi. Io sono qui, pronto ad una chiamala. Ma qualora non dovessi giocare non farò polemiche». Anastasi, pare ormai certo, inizierà da titolare la partita contro l'Argentina. Se nel corso del match Valcareggi ritenesse di mandare in campo un altro al suo posto, Anastasi non avrebbe gesti di stizza né pronuncerebbe parole di protesta: non è nel suo stile. Fulvio Cinti Contro gli argentini Anastasi è il titolare Contro gli argentini Anastasi è il titolare (Dal nostro inviato speciale) Stoccarda, 16 giugno. Il pullman giallonero che porta sulla fiancata a lettere gigantesche la scritta « ItaVien », si muove lentamente nei viali del « Mon Repos ». E' diretto allo Sportschule di Ludwigsburg. Poliziotti in camicia bianca e pistola alla cintura si aprono a ventaglio per lasciarlo passare. Centinaia di mani si protendono verso i finestrini in gesto implorante. Sono le mani degli emigrati italiani che a migliaia hanno trascorso la domenica dinanzi all'albergo nella delusa attesa di cogliere un attimo della giornata dei giocatori azzurri, di vederli, di scambiare qualche parola con loro. Con sé essi hanno portato mogli, figli e fidanzate: sono ragazze brune che vengono dal Sud Italia o bionde del Baden - Wurttenberg. Allodi è commosso per tanto amore ed entusiasmo. « Gli avrei aperto le porte del "Mon Repos", ma poi?» (e nel « poi » vi è un'ipotesi catastrofica). Un giovane tracagnotto, capelli lunghi e baffi, urla a squarciagola: « Pietruzzu gettami u cappellu! Per tuo ricordo». Anastasi allarga le braccia. Vorrebbe, ma non può. Il giovanotto siciliano rincorre il pullman per un centinaio di metri, poi desiste. Esclama: « Mannaggia! Domani sarei andato in fabbrica con il cappello di Pietruzzu ». Prima Riva, poi Anastasi. La nostra gente che vive e lavora in Germania, ha nel cuore due idoli e in ogni occasione dimostra questo suo amore. Ieri, dalle gradinate dell'Olimpie Stadion di Monaco, si è levato un boato quando lo speaker, nell'annunciare le formazioni, ha Ietto il nome di Riva. Altro boato si è levato a quello di Anastasi. Era di non minore intensità, né volume. Anastasi non era in formazione, andava in panchina con altri quattro. Nel secondo tempo, quando il giocatore juventino ha sostituito Chinaglia, la folla italiana dell'Olimpie Sta- Anastasi, è il suo momento dion è scattata in piedi ed in un urlo. « Allorché sono in panchina, spero di andare in campo, se vado in campo spero di combinare qualcosa di buono». Umilmente Pietro Anastasi descrive se stesso. E' sereno, disteso, scandisce le parole. Allodi ci ha permesso di passare indenni attraverso la barriera dei poliziotti e di rompere la consegna del silenzio esistente fra i giocatori azzurri all'indomani della partita con l'Haiti. Cinque minuti di colloquio, ma anche in cinque minuti si può penetrare lo stato d'animo di un giocatore che ha il carattere aperto e leale di Anastasi. « Sono felice », afferma. E immediatamente aggiunge: « Ci poteva scappare qualche altro gol e uno potevo segnarlo proprio io ». Anastasi si riferisce al suo ultimo tiro, quello dell'ultimo minuto. — Sperava di giocare la parte finale del match? « Sapevo e non sapevo. Ero, come si dice, in pre¬ allarme. All'inizio del secondo tempo, Valcareggi mi aveva detto: "Da un momento all'altro ti mando in campo, scaldati" ». Pietro ricorda: «Mi sono scaldato per venti minuti». Correva su e giù dietro la panchina, muoveva le braccia per sciogliersi i muscoli. Sono stati per lui minuti lunghissimi, interminabili. Ora confessa: « Dopo tanto scaldarmi e sciogliermi, mi è capitato di pensare: "Sta a vedere che adesso Valcareggi mi dice di rimettermi a sedere" ». Perché sia andato a raccogliere il testimone della staffetta da Chinaglia è stato ampiamente spiegato da Valcareggi nella conferenza-stampa pomeridiana. I paragoni sono sempre antipatici e fuor di luogo, tuttavia Anastasi non elude il discorso. « // mio gioco — osserva — è diverso da quello di Chinaglia. In quel momento, per aggirare la barriera difensiva degli haitiani, occorrevano due giocatori che si muovessero sulle fasce laterali. Uno era Mazzola, a destra, l'altro, a sinistra, sono stato io». Questa staffetta non ha lacerato i rapporti fra Chinaglia e Anastasi, almeno per quanto riguarda quest'ultimo. Quattordici minuti in campo contro Haiti: un gol. Ma, soprattutto, dal momento in cui è entrato in campo Anastasi, il gioco offensivo dell'Italia è cambiato. Ciò significa che Anastasi ha conquistato un posto stabile nella formazione azzurra? «Non lo so, chiedetelo a Valcareggi. Io sono qui, pronto ad una chiamala. Ma qualora non dovessi giocare non farò polemiche». Anastasi, pare ormai certo, inizierà da titolare la partita contro l'Argentina. Se nel corso del match Valcareggi ritenesse di mandare in campo un altro al suo posto, Anastasi non avrebbe gesti di stizza né pronuncerebbe parole di protesta: non è nel suo stile. Fulvio Cinti

Luoghi citati: Argentina, Baden - Wurttenberg, Germania, Haiti, Italia, Stoccarda