La guerra pubblicitaria travaglia il protocollo di Tito Sansa

La guerra pubblicitaria travaglia il protocollo Alla vigilia dell' inaugurazione della Coppa La guerra pubblicitaria travaglia il protocollo Il presidente della Repubblica federale non voleva presenziare alla prima gara Tutto per una bibita propagandata da Pelé - Il boicottaggio della tv tedesca (Dal nostro corrispondente) Bonn, 9 giugno. Durante la trasmissione della cerimonia di apertura dei campionati mondiali di calcio — giovedì prossimo — un miliardo di televisori si oscurerà probabilmente in cinque continenti e i telecronisti e commentatori annunceranno un « difetto tecnico ». Dopo un paio di minuti il difetto » sarà riparato, tutto procederà regolarmente. Il « difetto •> è stato ideato dalla televisione tedesca (con la quale saranno collegate le società televisive di tutto il mondo) per impedire che la fabbrica della « Pepsi Cola » faccia della pubblicità furtiva al proprio prodotto senza pagare un soldo all'ente televisivo. A fare pubblicità alla bibita multinazionale sarà la stella brasiliana Pelé, con la complicità del comitato organizzatore dei Mondiali, il quale ha incassato la rispettabile somma di mezzo milione di marchi (130 milioni di lire) a condizione che le due parole « Pepsi Cola » vengano diffuse due volte ad alta voce dagli altoparlanti dello stadio e che esse compaiano per due minuti esatti sul tabellone elettronico che normalmente dà le formazioni delle squadre, i risultati e i nomi dei marcatori. Il piano iniziale della fabbrica era raffinato. L'annunciatore ufficiale della cerimonia, il dicitore Helmut Bendt (redattore della televisione) avrebbe dovuto — quasi casualmente — pronunciare due volte le parole «Pepsi Cola» durante la lettura del programma dei Giochi, lungo 154 parole e proprio nel momento in cui Pelé sarebbe salito sul podio delle autorità per salutare il presidente della Repubblica Federale tedesca Gustav Heinemann. A questo punto le telecamere avrebbero dovuto inquadrare il tabellone elettronico con il nome della bibita. Per i responsabili della televisione, che non erano stati interpellati e non avevano incassato un solo «pfennig» questo era troppo. Fallito un tentativo di ottenere una fetta della torta di milioni, vietarono al dicitore Bendt di pronunciare il suo discorsetto pubblicitario, diedero ordine ai « cameramen » di non inquadrare assolutamente la scritta « Pepsi Cola » se il comitato organizzatore avesse insistito per farla apparire. Il comitato, naturalmente, ha insistito, dicendo che « i contratti sono contratti». La te¬ levisione si era rifiutata di pagare per la trasmissione dallo stadio di Francoforte (della durata di due ore), per far fronte alle spese e «non gravare sul contribuente tedesco » si era stati obbligati a ricorrere a un mecenate straniero che « è benemerito », perché in tutto il mondo aiuta e finanzia il calcio giovanile. « La pubblicità — secondo il presidente del comitato. Neuberger — è legale». Arrivati a questo punto, la disputa si è complicata. La presidenza della Repubblica Federale tedesca ha fatto sapere da Bonn che il Capo dello Stato Gustav Heinemann non è disposto ad aprire i Giochi per - fare pubblicità a una bibita ». Ed è stata ventilata l'idea che potesse non andare a Francoforte. Il comitato ■— si dice — ha ceduto, le parole « Pepsi Cola » verranno pronunciate « a distanza di tempo » dal discorso del Capo dello Stato. Ma la televisione non ha ceduto. I direttori dei due programmi hanno deciso un « piano segreto » per impedire che per il tramite delle telecamere la pubblicità venga diffusa in tutto il mondo. A quanto si dice audio e video salteranno quando le due fatali parole verranno pronunciate, i telecronisti annunceranno un « guasto ». Nessuno le sentirà fuori dello stadio. Ammenoché le quattro sillabe non vengano annunciate d'improvviso da qualche altoparlante segreto, prima che i controllori della televisione e della radio facciano in tempo a staccare i propri microfoni. La sfida è aperta, come finirà lo sentiremo e vedremo giovedì pomeriggio. Tito Sansa La guerra pubblicitaria travaglia il protocollo Alla vigilia dell' inaugurazione della Coppa La guerra pubblicitaria travaglia il protocollo Il presidente della Repubblica federale non voleva presenziare alla prima gara Tutto per una bibita propagandata da Pelé - Il boicottaggio della tv tedesca (Dal nostro corrispondente) Bonn, 9 giugno. Durante la trasmissione della cerimonia di apertura dei campionati mondiali di calcio — giovedì prossimo — un miliardo di televisori si oscurerà probabilmente in cinque continenti e i telecronisti e commentatori annunceranno un « difetto tecnico ». Dopo un paio di minuti il difetto » sarà riparato, tutto procederà regolarmente. Il « difetto •> è stato ideato dalla televisione tedesca (con la quale saranno collegate le società televisive di tutto il mondo) per impedire che la fabbrica della « Pepsi Cola » faccia della pubblicità furtiva al proprio prodotto senza pagare un soldo all'ente televisivo. A fare pubblicità alla bibita multinazionale sarà la stella brasiliana Pelé, con la complicità del comitato organizzatore dei Mondiali, il quale ha incassato la rispettabile somma di mezzo milione di marchi (130 milioni di lire) a condizione che le due parole « Pepsi Cola » vengano diffuse due volte ad alta voce dagli altoparlanti dello stadio e che esse compaiano per due minuti esatti sul tabellone elettronico che normalmente dà le formazioni delle squadre, i risultati e i nomi dei marcatori. Il piano iniziale della fabbrica era raffinato. L'annunciatore ufficiale della cerimonia, il dicitore Helmut Bendt (redattore della televisione) avrebbe dovuto — quasi casualmente — pronunciare due volte le parole «Pepsi Cola» durante la lettura del programma dei Giochi, lungo 154 parole e proprio nel momento in cui Pelé sarebbe salito sul podio delle autorità per salutare il presidente della Repubblica Federale tedesca Gustav Heinemann. A questo punto le telecamere avrebbero dovuto inquadrare il tabellone elettronico con il nome della bibita. Per i responsabili della televisione, che non erano stati interpellati e non avevano incassato un solo «pfennig» questo era troppo. Fallito un tentativo di ottenere una fetta della torta di milioni, vietarono al dicitore Bendt di pronunciare il suo discorsetto pubblicitario, diedero ordine ai « cameramen » di non inquadrare assolutamente la scritta « Pepsi Cola » se il comitato organizzatore avesse insistito per farla apparire. Il comitato, naturalmente, ha insistito, dicendo che « i contratti sono contratti». La te¬ levisione si era rifiutata di pagare per la trasmissione dallo stadio di Francoforte (della durata di due ore), per far fronte alle spese e «non gravare sul contribuente tedesco » si era stati obbligati a ricorrere a un mecenate straniero che « è benemerito », perché in tutto il mondo aiuta e finanzia il calcio giovanile. « La pubblicità — secondo il presidente del comitato. Neuberger — è legale». Arrivati a questo punto, la disputa si è complicata. La presidenza della Repubblica Federale tedesca ha fatto sapere da Bonn che il Capo dello Stato Gustav Heinemann non è disposto ad aprire i Giochi per - fare pubblicità a una bibita ». Ed è stata ventilata l'idea che potesse non andare a Francoforte. Il comitato ■— si dice — ha ceduto, le parole « Pepsi Cola » verranno pronunciate « a distanza di tempo » dal discorso del Capo dello Stato. Ma la televisione non ha ceduto. I direttori dei due programmi hanno deciso un « piano segreto » per impedire che per il tramite delle telecamere la pubblicità venga diffusa in tutto il mondo. A quanto si dice audio e video salteranno quando le due fatali parole verranno pronunciate, i telecronisti annunceranno un « guasto ». Nessuno le sentirà fuori dello stadio. Ammenoché le quattro sillabe non vengano annunciate d'improvviso da qualche altoparlante segreto, prima che i controllori della televisione e della radio facciano in tempo a staccare i propri microfoni. La sfida è aperta, come finirà lo sentiremo e vedremo giovedì pomeriggio. Tito Sansa

Persone citate: Gustav Heinemann, Helmut Bendt, Neuberger

Luoghi citati: Bonn, Francoforte, Repubblica Federale Tedesca