Chieste misure coraggiose di Alberto Rapisarda

Chieste misure coraggiose Per la crisi; l'invito al governo dei partiti Chieste misure coraggiose La Malfa: "Abbiamo perduto un anno di tempo" ■ I comunisti concordano sulla necessità di duri sacrifìci, ma chiedono che non siano soltanto i lavoratori a pagare - Fanfani (criticato all'interno del partito) è impegnato nelle elezioni in Sardegna ■ Dice: "Non cerco rivincite" (Dal nostro corrispondente) Roma, 19 maggio. Partiti e sindacati chiedono unanimemente al governo di mettersi «finalmente» al lavoro, dopo aver denunciato la gravità della situazione economica del Paese. Alla fine di marzo la Banca d'Italia aveva in cassa solo pochi spiccioli; ora stiamo andando avanti consumando i prestiti ottenuti dall'estero, prestiti che nessuno vorrà rinnovarci. Non c'è' un giorno da perdere, ed è sperabile che non si attenda ancora una volta il risultato delle solite elezioni di turno (in questo caso, le regionali del 16 giugno in Sardegna) per prendere decisioni «difficili». Il più critico nei confronti del governo Rumor è La Malfa (che fa parte della maggioranza), secondo il quale «è malinconico osservare che si discute oggi delle misure di austerità, sema decidere un bel nulla, come si era cominciato a discutere nell'agosto o nel settembre scorso»; «Abbiamo semplicemente perduto un anno di tempo». Occorre «avere il coraggio di un'azione politica completamente diversa da quella che Un'ora è stata condotta», conclude il segretario del pri, ma «noi ne dubitiamo fortemente». Anche i socialisti parlano (sull'Acanti/) di «lunghe deludenti esperienze fatte, di buone intenzioni rimaste tali» e chiedono al governo (di cui fanno parte) di rettificare «una linea che ha suscitato fondate perplessità», in particolar modo nei sindacati. I comunisti, che concordano sulla necessità di duri sacrifici per uscire dalla crisi, chiedono al governo di dimostrare che non si vuol far pagare solamente i lavoratori e ! aggiungono (.sull'Unità) che| se il governo vuole essere creduto deve chiarire la sua azione anche nel campo della «moralizzazione della vita pubblica». «Il metodo degli insabbiamenti — dice l'organo comunista — semina soltanto sfiducia, non si può chiedere sacrifici agli italiani e non dare prove concrete che si intende risanare la vita politica». Die- tro queste righe si capisce che il pei preannuncia la sua opposizione ad un eventuale progetto di amnistia (per le irregolarità della Montedison, dei petrolieri eccetera) che voci interessate stanno cominciando a far circolare. Dietro gli inviti al «coraggio» che le varie forze politiche rivolgono al governo, c'è la valutazione dei risultati del referendum, che ha dimostrato come gli italiani siano sufficientemente maturi per non dover ascoltare reticenze e mezze verità. Ma chi stimola il governo, si rivolge in effetti alla de. Per i socialisti (Querci) è la de che blocca ogni scelta, perché questo partito sa che solo se non si muove, non perde voti. «Se la de si muove, perde consensi o a destra o a sinistra». a Il segretario della de, Fanfani, criticato soprattutto all'interno del partito dopo la clamorosa sconfitta del referendum, si sta ora impegnando attivamente in Sardegna, assicurando tuttavia che non cerca un rivincita. Ma la rivincita la cercheranno i suoi avversari interni, se non alla prossima riunione della direzione di mercoledì, dopo le elezioni. Il partito sente che i risultati del referendum sono un campanello d'allarme. Lo conferma oggi un comunicato del gruppo di cattolici che ha fatto propaganda per il «no» al referendum: «Se la democrazia cristiana, da destra a sinistra, conta di riavere, con insistenze pertinaci su interessi particolari, il voto dei "cattolici del no", spera vanamente». Alberto Rapisarda Chieste misure coraggiose Per la crisi; l'invito al governo dei partiti Chieste misure coraggiose La Malfa: "Abbiamo perduto un anno di tempo" ■ I comunisti concordano sulla necessità di duri sacrifìci, ma chiedono che non siano soltanto i lavoratori a pagare - Fanfani (criticato all'interno del partito) è impegnato nelle elezioni in Sardegna ■ Dice: "Non cerco rivincite" (Dal nostro corrispondente) Roma, 19 maggio. Partiti e sindacati chiedono unanimemente al governo di mettersi «finalmente» al lavoro, dopo aver denunciato la gravità della situazione economica del Paese. Alla fine di marzo la Banca d'Italia aveva in cassa solo pochi spiccioli; ora stiamo andando avanti consumando i prestiti ottenuti dall'estero, prestiti che nessuno vorrà rinnovarci. Non c'è' un giorno da perdere, ed è sperabile che non si attenda ancora una volta il risultato delle solite elezioni di turno (in questo caso, le regionali del 16 giugno in Sardegna) per prendere decisioni «difficili». Il più critico nei confronti del governo Rumor è La Malfa (che fa parte della maggioranza), secondo il quale «è malinconico osservare che si discute oggi delle misure di austerità, sema decidere un bel nulla, come si era cominciato a discutere nell'agosto o nel settembre scorso»; «Abbiamo semplicemente perduto un anno di tempo». Occorre «avere il coraggio di un'azione politica completamente diversa da quella che Un'ora è stata condotta», conclude il segretario del pri, ma «noi ne dubitiamo fortemente». Anche i socialisti parlano (sull'Acanti/) di «lunghe deludenti esperienze fatte, di buone intenzioni rimaste tali» e chiedono al governo (di cui fanno parte) di rettificare «una linea che ha suscitato fondate perplessità», in particolar modo nei sindacati. I comunisti, che concordano sulla necessità di duri sacrifici per uscire dalla crisi, chiedono al governo di dimostrare che non si vuol far pagare solamente i lavoratori e ! aggiungono (.sull'Unità) che| se il governo vuole essere creduto deve chiarire la sua azione anche nel campo della «moralizzazione della vita pubblica». «Il metodo degli insabbiamenti — dice l'organo comunista — semina soltanto sfiducia, non si può chiedere sacrifici agli italiani e non dare prove concrete che si intende risanare la vita politica». Die- tro queste righe si capisce che il pei preannuncia la sua opposizione ad un eventuale progetto di amnistia (per le irregolarità della Montedison, dei petrolieri eccetera) che voci interessate stanno cominciando a far circolare. Dietro gli inviti al «coraggio» che le varie forze politiche rivolgono al governo, c'è la valutazione dei risultati del referendum, che ha dimostrato come gli italiani siano sufficientemente maturi per non dover ascoltare reticenze e mezze verità. Ma chi stimola il governo, si rivolge in effetti alla de. Per i socialisti (Querci) è la de che blocca ogni scelta, perché questo partito sa che solo se non si muove, non perde voti. «Se la de si muove, perde consensi o a destra o a sinistra». a Il segretario della de, Fanfani, criticato soprattutto all'interno del partito dopo la clamorosa sconfitta del referendum, si sta ora impegnando attivamente in Sardegna, assicurando tuttavia che non cerca un rivincita. Ma la rivincita la cercheranno i suoi avversari interni, se non alla prossima riunione della direzione di mercoledì, dopo le elezioni. Il partito sente che i risultati del referendum sono un campanello d'allarme. Lo conferma oggi un comunicato del gruppo di cattolici che ha fatto propaganda per il «no» al referendum: «Se la democrazia cristiana, da destra a sinistra, conta di riavere, con insistenze pertinaci su interessi particolari, il voto dei "cattolici del no", spera vanamente». Alberto Rapisarda

Persone citate: Fanfani, La Malfa, Querci

Luoghi citati: Roma, Sardegna