Governo - magistrati Due tesi diverse

Governo - magistrati Due tesi diverse Governo - magistrati Due tesi diverse (Nostro servizio particolare) Roma, 19 maggio. Mai come in queste ore che mancano alla mezzanotte di domani, scadenza del feroce ultimatum delle «Brigate rosse», i responsabili del governo hanno trascorso momenti di così intensa angoscia, posti brutalmente dinanzi al tragico dilemma fra la fermezza e un cedimento al ricatto. La fermezza, addotta in difesa della «credibilità dello Stato», potrebbe equivalere all'uccisione, domani notte, del magistrato Mario Sossi. Un cedimento potrebbe aggravare la crisi dello Stato in un periodo di crescenti difficoltà. Nell'un caso o nell'altro, quale potrà essere la reazione dell'opinione pubblica? Il governo, sinora, e sempre stato drastico, tramite il ministro Taviani, esposto in prima persona rispetto agli altri membri dell'esecutivo, al pari di lui investiti dell'allucinante decisione. Tuttavia c'è oggi il fatto nuovo — risulta a Roma —, che magistrati genovesi avrebbero rivolto una richiesta alla corte d'assise d'appello di Genova perché, domattina, esamini l'istanza di libertà provvisoria presentata dall'avvocato Marcellini, legale della famiglia Sossi, per gli otto detenuti di cui le «Brigate rosse» chiedono la liberazione e l'espatrio. La decisione di libertà provvisoria, eventualmente presa dalla corte d'assise, riguarderebbe esclusivamente la magistratura che opera in completa autonomia e indipendenza rispetto al governo. Ma il governo, viene ripetuto, è per la linea drastica: di conseguenza, nel caso della concessione della libertà agli otto condannati, dovrebbe fare le proprie valutazioni in sede politica. Viene fatto notare che la decisione è affidata alla corte d'assise, cioè a un organo costituito da sei giudici popolari (ossia non magistrati di carriera) più due giudici togati, vale a dire magistrati di carriera. Poiché la sentenza è adottata a maggioranza di voti, è evidente che dovranno deciderla i sei giudici popolari e non i due giudici togati. In altre parole questa procedura consente alla magistratura di rimettere la decisione alla responsabilità dei sei giudici che, formalmente, rappresentano il popolo nella corte d'assise. Il ragionamento ha un suo preciso significato. A Roma si ricorda che un altissimo magistrato ordinò nel carcere di Alessandria l'attacco contro i tre detenuti ribelli che avevano sequestrato diciassette ostaggi. Perché, ci si domanda, ad Alessandria la magistratura scelse la via della fermezza assoluta nei confronti del ricatto di tre criminali, mentre adesso, nel caso di Genova dov'è implicato un magistrato, si chiede di battere la strada del cedimento a favore di otto delinquenti comuni? D'altra parte si osserva che, in definitiva, la magistratura dovrà prendere direttamente una decisione dopo l'eventuale libertà provvisoria, quando si dovrà permettere anche l'espatrio degli otto condannati. Il rilascio del passaporto non spetta al ministero dell'Interno. Le questure, infatti, sono delegate dal ministero degli Esteri al rilascio dei passaporti, ma solo ai cittadini che non siano perseguiti da procedimento che preveda il mandato di cattura. In. questo caso specifico, che è quello degli otto condannati della banda 22 Ottobre, il passaporto può essere rilasciato solo se la magistratura dà il nulla-osta: e qui per magistratura s'intende la procura della Repubblica e non la corte d'assise con la prevalenza di giudici popolari sui giudici togati. Il contrasto esistente fra la fermezza del governo e il possibilismo delineatosi in ambienti della magistratura è rispecchiato, a Roma, da una presa di posizione dell'Associazione magistratura e da una dichiarazione del sottosegretario Amadei (psdi). Il comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati, dopo aver condannato la violenza dei criminali, «auspica che, nel rispetto dell'autonomia degli organi dello Stato democratico, vengano adottati responsabilmente e tempestivamente tutti i mezzi idonei a tutelare la vita di Mario Sossi; invita tutti i colleghi a sospendere l'attività giudiziaria nella giornata di lunedì 20 maggio dalle ore 11 alle ore 12 a conferma dei sentimenti che legano ogni magistrato al collega Sossi; delega il componente del comitato direttivo centrale, Roberto Sciacchinato, a manifestare alla famiglia Sossi l'affettuosa unanime solidarietà della magistratura associata». Il sottosegretario Amadei ripete, invece, che «nessuna possibilità esiste, purtroppo, per effettuare lo scambio proposto dai malviventi: se si cede al ricatto oggi, si firma la sentenza di condanna a morte per chissà quanti altri cittadini, domani». Secondo Amadei «questo ultimatum delle "Brigate rosse" riguarda tutti noi: (...) o la democrazia si difende con tutti i mezzi che la legge, del resto, mette a sua disposizione, o la democrazia si avvia al tramonto lasciando il campo libero a tutte le avventure, di destra e di sinistra». 1. f. Governo - magistrati Due tesi diverse Governo - magistrati Due tesi diverse (Nostro servizio particolare) Roma, 19 maggio. Mai come in queste ore che mancano alla mezzanotte di domani, scadenza del feroce ultimatum delle «Brigate rosse», i responsabili del governo hanno trascorso momenti di così intensa angoscia, posti brutalmente dinanzi al tragico dilemma fra la fermezza e un cedimento al ricatto. La fermezza, addotta in difesa della «credibilità dello Stato», potrebbe equivalere all'uccisione, domani notte, del magistrato Mario Sossi. Un cedimento potrebbe aggravare la crisi dello Stato in un periodo di crescenti difficoltà. Nell'un caso o nell'altro, quale potrà essere la reazione dell'opinione pubblica? Il governo, sinora, e sempre stato drastico, tramite il ministro Taviani, esposto in prima persona rispetto agli altri membri dell'esecutivo, al pari di lui investiti dell'allucinante decisione. Tuttavia c'è oggi il fatto nuovo — risulta a Roma —, che magistrati genovesi avrebbero rivolto una richiesta alla corte d'assise d'appello di Genova perché, domattina, esamini l'istanza di libertà provvisoria presentata dall'avvocato Marcellini, legale della famiglia Sossi, per gli otto detenuti di cui le «Brigate rosse» chiedono la liberazione e l'espatrio. La decisione di libertà provvisoria, eventualmente presa dalla corte d'assise, riguarderebbe esclusivamente la magistratura che opera in completa autonomia e indipendenza rispetto al governo. Ma il governo, viene ripetuto, è per la linea drastica: di conseguenza, nel caso della concessione della libertà agli otto condannati, dovrebbe fare le proprie valutazioni in sede politica. Viene fatto notare che la decisione è affidata alla corte d'assise, cioè a un organo costituito da sei giudici popolari (ossia non magistrati di carriera) più due giudici togati, vale a dire magistrati di carriera. Poiché la sentenza è adottata a maggioranza di voti, è evidente che dovranno deciderla i sei giudici popolari e non i due giudici togati. In altre parole questa procedura consente alla magistratura di rimettere la decisione alla responsabilità dei sei giudici che, formalmente, rappresentano il popolo nella corte d'assise. Il ragionamento ha un suo preciso significato. A Roma si ricorda che un altissimo magistrato ordinò nel carcere di Alessandria l'attacco contro i tre detenuti ribelli che avevano sequestrato diciassette ostaggi. Perché, ci si domanda, ad Alessandria la magistratura scelse la via della fermezza assoluta nei confronti del ricatto di tre criminali, mentre adesso, nel caso di Genova dov'è implicato un magistrato, si chiede di battere la strada del cedimento a favore di otto delinquenti comuni? D'altra parte si osserva che, in definitiva, la magistratura dovrà prendere direttamente una decisione dopo l'eventuale libertà provvisoria, quando si dovrà permettere anche l'espatrio degli otto condannati. Il rilascio del passaporto non spetta al ministero dell'Interno. Le questure, infatti, sono delegate dal ministero degli Esteri al rilascio dei passaporti, ma solo ai cittadini che non siano perseguiti da procedimento che preveda il mandato di cattura. In. questo caso specifico, che è quello degli otto condannati della banda 22 Ottobre, il passaporto può essere rilasciato solo se la magistratura dà il nulla-osta: e qui per magistratura s'intende la procura della Repubblica e non la corte d'assise con la prevalenza di giudici popolari sui giudici togati. Il contrasto esistente fra la fermezza del governo e il possibilismo delineatosi in ambienti della magistratura è rispecchiato, a Roma, da una presa di posizione dell'Associazione magistratura e da una dichiarazione del sottosegretario Amadei (psdi). Il comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati, dopo aver condannato la violenza dei criminali, «auspica che, nel rispetto dell'autonomia degli organi dello Stato democratico, vengano adottati responsabilmente e tempestivamente tutti i mezzi idonei a tutelare la vita di Mario Sossi; invita tutti i colleghi a sospendere l'attività giudiziaria nella giornata di lunedì 20 maggio dalle ore 11 alle ore 12 a conferma dei sentimenti che legano ogni magistrato al collega Sossi; delega il componente del comitato direttivo centrale, Roberto Sciacchinato, a manifestare alla famiglia Sossi l'affettuosa unanime solidarietà della magistratura associata». Il sottosegretario Amadei ripete, invece, che «nessuna possibilità esiste, purtroppo, per effettuare lo scambio proposto dai malviventi: se si cede al ricatto oggi, si firma la sentenza di condanna a morte per chissà quanti altri cittadini, domani». Secondo Amadei «questo ultimatum delle "Brigate rosse" riguarda tutti noi: (...) o la democrazia si difende con tutti i mezzi che la legge, del resto, mette a sua disposizione, o la democrazia si avvia al tramonto lasciando il campo libero a tutte le avventure, di destra e di sinistra». 1. f.

Luoghi citati: Alessandria, Genova, Roma