La corte d'appello decide oggi se scarcerare gli otto detenuti di Umberto Zanatta

 La corte d'appello decide oggi se scarcerare gli otto detenuti Scade a mezzanotte l'ultimatum delle "Brigate rosse,, per Sossi La corte d'appello decide oggi se scarcerare gli otto detenuti I magistrati genovesi sembrano favorevoli alla soluzione della libertà provvisoria, con le motivazioni giuridiche suggerite dallo stesso Sossi - Ma difficoltà ed ostacoli rendono più angosciose queste ultime ore (Dal nostro inviato speciale) Genova, 19 maggio. La vita di Mario Sossi è nelle mani degli otto giudici che domattina si riuniranno per decidere se concedere o meno la libertà provvisoria agli otto detenuti del XXII Ottobre. Una decisione grave, presa con l'acqua alla gola, con poco tempo a disposizione: fra poche ore infatti, alla mezzanotte di lunedi, scade il termine fissato nell'ultimatum delle Brigate rosse. Se entro quell'ora la sessione ordinaria della corte d'assise d'appello di Genova non avrà accettato la domanda di libertà provvisoria presentata dall'avvocato Marcellini per conto della famiglia Sossi, stando all'ultimo comunicato dei brigatisti, il magistrato «verrà giustiziato per i reati di cui si è reso personalmente responsabile». L'impressione generale è che l'ambiente di Palazzo di Giustizia sia favorevole a una linea morbida, che i giudici, per salvare la vita al dottor Sossi, siano propensi a liberare Mario Rossi, Giuseppe Battaglia, Augusto Viel, Rinaldo Fiorani, Silvio Malagoli, Cesare Maino, Gino Piccardo e Aldo De Scisciolo. I giudici di Genova nella loro autonomia hanno la possibilità di concedere il provvedimento di libertà provvisoria. E' stato lo stesso Mario Sossi, con la lettera indirizzata il 14 maggio al Presidente della Repubblica, a indicare le motivazioni giuridiche da tener presenti a questo fine. «La legge impone, ha scritto il magistrato al presidente Leone, che un reato non venga portato ad ulteriori conseguenze». Sossi voleva chiaramente dire che, per evitare che le «Brigate rosse» lo uccidessero, aggravando quindi il reato di sequestro di persona, bisogna cedere al ricatto dei suoi rapitori. E più avanti il magistrato ha fatto presente «che nei casi ben noti delle rampe per missili e del mancato attentato all'aereo (Roma) posto in essere da terroristi (reati punibili con l'ergastolo) non soltanto venne concessa la libertà provvisoria agli imputati dopo pochi mesi, malgrado l'evidenza delle prove, ma gli stessi si allontanarono indisturbati...». Mario Sossi ha poi fatto presente che, in numerosi casi di sequestro di persona per estorsione, sono state interrotte le ricerche e resa possibile la trattativa e la consegna del prezzo del riscatto «pur di salvare vite umane». Nella sua supplica al Presidente della Repubblica il magistrato scrisse «che la legge "Valpreda" (buona o cattiva che sia) viene applicata fra l'altro in casi eccezionali. Nel presente caso la connessione fra la vicenda dei "XXII Ottobre" e il mio sequestro non può sfuggire a nessuno; gli imputati sono detenuti da ol- tre tre anni, vi è la concreta possibilità che emergano nuovi fatti, che venga versata "idonea cauzione" e che gli imputati lascino i luoghi dei commessi reati senza pregiudizio per l'ulteriore corso del procedimento ». Sono queste (e altre) le motivazioni che i giudici di Genova potrebbero far proprie per concedere la libertà provvisoria agli otto detenuti del XXII Ottobre. Ma la realtà è diversa e porta a considerazioni meno ottimistiche. A rendere più angosciose queste ore ci sono difficoltà e ostacoli che potrebbero creare le premesse perché le «Brigate rosse» mettano in atto i loro propositi omicidi. Non si sa ancora quale posizione assumerà il procuratore generale Francesco Coco, l'ex superiore di Mario Sossi, fautore della linea dura, della necessità di salvare la dignità dello Stato, di respingere a qualunque costo il ricatto delle «Brigate rosse». Perché i giurati possano decidere sulla libertà provvisoria, è necessario che prima il procuratore generale esprima il suo parere, anche se questo non è vincolante. Ammesso poi che i giudici accolgano la richiesta presentata dall'avvocato Marcellini, dev'essere ancora Francesco Coco a «vistare» l'ordinanza di libertà provvisoria, dichiarandone l'autenticità pur senza entrarne nel merito. Una volta che la magistratura, nella sua autonomia, lasciando prevalere considerazioni umane su quelle della ragion di Stato, decidesse di salvare la vita a Mario Sos| si (creando quindi una frattura con il governo) toccherebbe al potere esecutivo porsi come unica controparte delle « Brigate rosse » e questo si è già più volte espresso a tale proposito, respingendo senza mezzi termini le richieste dei brigatisti. Nel loro ultimatum le «Brigate rosse », facendo un riferimento al comunicato numero 4, chiedono che gli otto vengano liberati a Cuba, nella Corea del Nord o in Algeria, che siano accompagnati da una persona di loro fiducia, e fanno presente che soltanto dopo aver ricevuto una telefonata da Mario Rossi e 24 ore di tregua « reale » libereranno Mario Sossi. Lo spazio esistente, dunque, tra la libertà provvisoria che domani i giudici potrebbero concedere e le richieste dei brigatisti rimane quindi enorme. Uno spazio che stando alle previsioni sembra difficilmente colmabile, delle difficoltà che in base alle reazioni del governo che si sono apprese oggi a Roma sembrano insuperabili. Resta comunque il fatto che la presentazione della domanda di libertà provvisoria fatta dall'avvocato della signora Sossi ha contribuito a sbloccare la situazione, che la riunione della sessione ordinaria della corte d'assise d'appello potrebbe imprimere una nuova svolta a questa vicenda e rallentarne i tempi di svolgimento, facendo forse recedere i brigatisti dai loro propositi. « La domanda — ha detto stamane l'avv. Marcellini — l'ho consegnata ad un magistrato di corte di appello giovedì scorso ». Il legale ne ha poi letto il testo: « Nell'interesse di Grazia Sossi, moglie del magistrato Mario Sossi, e nell'interesse delle di lui figlie minori Gabriella e Fiorella, il sottoscritto avvocato sottopone a codesta corte eccellentissima la presente istanza onde ottenere la concessione della libertà provvisoria per i nominati Mario Rossi, Giuseppe Battaglia, Augusto Viel, Rinaldo Fiorani, Silvio Malagoli, Cesare Maino, Gino Piccardo, Aldo De Scisciolo, già giudicati e condannati da questa stessa corte a pene varie per vari reati con la sentenza non passata in cosa giudicata perché tutti ricorrenti per Cassazione ». «La presente istanza, spiega il documento, trova il suo fondamento nella drammatica situazione in cui il dottor Sossi attualmente si trova, Umberto Zanatta (Continua a pagina 2 in quinta colonna) Speranza e angoscia sul volto della signora Sossi La corte d'appello decide oggi se scarcerare gli otto detenuti Scade a mezzanotte l'ultimatum delle "Brigate rosse,, per Sossi La corte d'appello decide oggi se scarcerare gli otto detenuti I magistrati genovesi sembrano favorevoli alla soluzione della libertà provvisoria, con le motivazioni giuridiche suggerite dallo stesso Sossi - Ma difficoltà ed ostacoli rendono più angosciose queste ultime ore (Dal nostro inviato speciale) Genova, 19 maggio. La vita di Mario Sossi è nelle mani degli otto giudici che domattina si riuniranno per decidere se concedere o meno la libertà provvisoria agli otto detenuti del XXII Ottobre. Una decisione grave, presa con l'acqua alla gola, con poco tempo a disposizione: fra poche ore infatti, alla mezzanotte di lunedi, scade il termine fissato nell'ultimatum delle Brigate rosse. Se entro quell'ora la sessione ordinaria della corte d'assise d'appello di Genova non avrà accettato la domanda di libertà provvisoria presentata dall'avvocato Marcellini per conto della famiglia Sossi, stando all'ultimo comunicato dei brigatisti, il magistrato «verrà giustiziato per i reati di cui si è reso personalmente responsabile». L'impressione generale è che l'ambiente di Palazzo di Giustizia sia favorevole a una linea morbida, che i giudici, per salvare la vita al dottor Sossi, siano propensi a liberare Mario Rossi, Giuseppe Battaglia, Augusto Viel, Rinaldo Fiorani, Silvio Malagoli, Cesare Maino, Gino Piccardo e Aldo De Scisciolo. I giudici di Genova nella loro autonomia hanno la possibilità di concedere il provvedimento di libertà provvisoria. E' stato lo stesso Mario Sossi, con la lettera indirizzata il 14 maggio al Presidente della Repubblica, a indicare le motivazioni giuridiche da tener presenti a questo fine. «La legge impone, ha scritto il magistrato al presidente Leone, che un reato non venga portato ad ulteriori conseguenze». Sossi voleva chiaramente dire che, per evitare che le «Brigate rosse» lo uccidessero, aggravando quindi il reato di sequestro di persona, bisogna cedere al ricatto dei suoi rapitori. E più avanti il magistrato ha fatto presente «che nei casi ben noti delle rampe per missili e del mancato attentato all'aereo (Roma) posto in essere da terroristi (reati punibili con l'ergastolo) non soltanto venne concessa la libertà provvisoria agli imputati dopo pochi mesi, malgrado l'evidenza delle prove, ma gli stessi si allontanarono indisturbati...». Mario Sossi ha poi fatto presente che, in numerosi casi di sequestro di persona per estorsione, sono state interrotte le ricerche e resa possibile la trattativa e la consegna del prezzo del riscatto «pur di salvare vite umane». Nella sua supplica al Presidente della Repubblica il magistrato scrisse «che la legge "Valpreda" (buona o cattiva che sia) viene applicata fra l'altro in casi eccezionali. Nel presente caso la connessione fra la vicenda dei "XXII Ottobre" e il mio sequestro non può sfuggire a nessuno; gli imputati sono detenuti da ol- tre tre anni, vi è la concreta possibilità che emergano nuovi fatti, che venga versata "idonea cauzione" e che gli imputati lascino i luoghi dei commessi reati senza pregiudizio per l'ulteriore corso del procedimento ». Sono queste (e altre) le motivazioni che i giudici di Genova potrebbero far proprie per concedere la libertà provvisoria agli otto detenuti del XXII Ottobre. Ma la realtà è diversa e porta a considerazioni meno ottimistiche. A rendere più angosciose queste ore ci sono difficoltà e ostacoli che potrebbero creare le premesse perché le «Brigate rosse» mettano in atto i loro propositi omicidi. Non si sa ancora quale posizione assumerà il procuratore generale Francesco Coco, l'ex superiore di Mario Sossi, fautore della linea dura, della necessità di salvare la dignità dello Stato, di respingere a qualunque costo il ricatto delle «Brigate rosse». Perché i giurati possano decidere sulla libertà provvisoria, è necessario che prima il procuratore generale esprima il suo parere, anche se questo non è vincolante. Ammesso poi che i giudici accolgano la richiesta presentata dall'avvocato Marcellini, dev'essere ancora Francesco Coco a «vistare» l'ordinanza di libertà provvisoria, dichiarandone l'autenticità pur senza entrarne nel merito. Una volta che la magistratura, nella sua autonomia, lasciando prevalere considerazioni umane su quelle della ragion di Stato, decidesse di salvare la vita a Mario Sos| si (creando quindi una frattura con il governo) toccherebbe al potere esecutivo porsi come unica controparte delle « Brigate rosse » e questo si è già più volte espresso a tale proposito, respingendo senza mezzi termini le richieste dei brigatisti. Nel loro ultimatum le «Brigate rosse », facendo un riferimento al comunicato numero 4, chiedono che gli otto vengano liberati a Cuba, nella Corea del Nord o in Algeria, che siano accompagnati da una persona di loro fiducia, e fanno presente che soltanto dopo aver ricevuto una telefonata da Mario Rossi e 24 ore di tregua « reale » libereranno Mario Sossi. Lo spazio esistente, dunque, tra la libertà provvisoria che domani i giudici potrebbero concedere e le richieste dei brigatisti rimane quindi enorme. Uno spazio che stando alle previsioni sembra difficilmente colmabile, delle difficoltà che in base alle reazioni del governo che si sono apprese oggi a Roma sembrano insuperabili. Resta comunque il fatto che la presentazione della domanda di libertà provvisoria fatta dall'avvocato della signora Sossi ha contribuito a sbloccare la situazione, che la riunione della sessione ordinaria della corte d'assise d'appello potrebbe imprimere una nuova svolta a questa vicenda e rallentarne i tempi di svolgimento, facendo forse recedere i brigatisti dai loro propositi. « La domanda — ha detto stamane l'avv. Marcellini — l'ho consegnata ad un magistrato di corte di appello giovedì scorso ». Il legale ne ha poi letto il testo: « Nell'interesse di Grazia Sossi, moglie del magistrato Mario Sossi, e nell'interesse delle di lui figlie minori Gabriella e Fiorella, il sottoscritto avvocato sottopone a codesta corte eccellentissima la presente istanza onde ottenere la concessione della libertà provvisoria per i nominati Mario Rossi, Giuseppe Battaglia, Augusto Viel, Rinaldo Fiorani, Silvio Malagoli, Cesare Maino, Gino Piccardo, Aldo De Scisciolo, già giudicati e condannati da questa stessa corte a pene varie per vari reati con la sentenza non passata in cosa giudicata perché tutti ricorrenti per Cassazione ». «La presente istanza, spiega il documento, trova il suo fondamento nella drammatica situazione in cui il dottor Sossi attualmente si trova, Umberto Zanatta (Continua a pagina 2 in quinta colonna) Speranza e angoscia sul volto della signora Sossi

Luoghi citati: Algeria, Corea Del Nord, Cuba, Genova, Roma