Padova: quale misteriosa attività svolgevano i due missini uccisi ?

Padova: quale misteriosa attività svolgevano i due missini uccisi ? Sembra perdere credibilità l'ipotesi "Brigate rosse Padova: quale misteriosa attività svolgevano i due missini uccisi ? Guido Giannettini (agente del Sid, fuggito a Parigi) dichiara che una delle vittime (Giralucci) sarebbe stata a sua volta un agente o per lo meno un informatore - L'altra vittima, secondo il racconto d'un missino, svolgeva indagini nella federazione sugli ultras di destra infiltrati (Dal nostro inviato speciale) Padova, 28 giugno. Appare sempre più probabile che il movente del duplice delitto di Padova sia da ricercarsi nell'attività che le vittime svolgevano «clandestinamente» all'interno della federazione missina. L'ipotesi della spedizione punitiva organizzata dalle «Brigate rosse» e finita tragicamente per l'imprevista resistenza opposta da Mazzola e Giralucci perde di credibilità col passare del tempo. Su tale pista si dilungano ancora le indagini della polizia: in questi giorni gli inquirenti stanno setacciando i negozi di ferramenta (sono oltre 400) sparsi nel Veneto, nei quali si vendono lucchetti identici a quelli trovati (con le catenelle) accanto ai cadaveri, con la speranza di rintracciare dove sono stati comperati e, perciò, risalire all'acquirente. Catenelle e lucchetti, ovvero «Brigate rosse»: è una pista che non può essere abbandonata del tutto (non bisogna dimenticare che questa organizzazione si è assunta la paternità del delitto), ma che rischia di far perdere tempo prezioso se non si tiene conto di un elemento di grande importanza: questo omicidio non ha nessuna motivazione politica, se le «Brigate rosse» hanno ucciso l'hanno fatto su commissione, bisogna perciò scoprire il mandante e, per farlo, occorre indagare a fondo sulla personalità delle vittime e sulla loro attività. Da Parigi una notizia sensazionale: Guido Giannettini, l'uomo che ha rivelato di essere agente del Sid, si è di nuovo fatto vivo dal suo rifugio segreto rilasciando al solito settimanale che riporta le sue confidenze una dichiarazione che, se risultasse vera, aprirebbe uno spiraglio non indifferente nell'oscuro muro dell'inchiesta. Dice Giannettini che Girai1'tei era uno dei suoi confiden ,i, squello che faceva da tramite tra lui ed il gruppo di Franco Freda» (ricordiamo che l'agente del Sid è ricercato per la strage di piazza Fontana, della quale Freda è ritenuto uno dei responsabili). Giralucci, dunque, sarebbe stato a sua volta un agente del Sid o, per lo meno, uno degli informatori. La figura di questo giovane simpatizzante missino, nella cui abitazione è stata trovata una potente radio ricetrasmittente (un'altra era sull'auto), che era amico e collaboratore di Tom Ponzi e Walter Beneforti, che collaborava con un altro investigatore privato, il latitante maresciallo Micheli, anch'egli del Sid, esperto di intercettazioni telefoniche, il cui ufficio si trova in via degli Zabarella, a meno di cento metri dalla sede del msi, sembra acquistare un'importanza sempre maggiore ed un posto di grande rilievo al fine delle indagini sul delitto. Si è già detto di Mazzola, l'ex appuntato che aveva accettato l'impiego nella federazione per arrotondare la pensione e che avrebbe svolto (secondo quanto ha rivelato un noto esponente missino che poi l'ha smentito, forse per paura) indagini all'interno della sede missina per scoprire gli infiltrati. Indagini ordinate da chi? Se quanto Giannettini ha rivelato sul conto di Giralucci risulterà vero, si potrebbe pensare che queste indagini venivano svolte per lui, vale a dire per conto del Sid. A questo punto la matassa rischia di ingarbugliarsi ancora di più: resta férmo, comunque, il fatto che in questo caso Mazzola e Giralucci non sarebbero più le vittime «innocenti e casuali» di un raid terroristico, ma l'obiettivo dei killers che hanno assalito la sede del msi per uccidere. Ciò troverebbe conferma anche nella «presunta» ricostruzione del delitto fatta dalla polizia. Non c'è stata colluttazione fra gli aggressori e le loro vittime: Mazzola è stato colpito alla testa mentre era chinato o stava cadendo (abbandonata l'ipotesi che fosse seduto per terra, rassegnato a farsi incatenare dai brigatisti), Giralucci, invece, è stato ucciso mentr'era in piedi. Prima di assassinarli, i killer hanno parlato con i due «per almeno 10 minuti». La cosa è certa; Mazzola e Giralucci sono saliti in federazione alle 9,50 di lunedì: pochi minuti prima delle 10 l'ex appuntato ha risposto alla telefonata fatta da un falegname. Probabilmente gli assassini erano già appostati dentro la sede: lo dimostra il fatto che Mazzola quella mattina avrebbe dovuto telefonare subito alla moglie (lo faceva sempre, ma quel giorno aveva un urgente motivo per farlo), ed invece la telefonata non c'è stata. Sotto il corpo del Giralucci era stato rinvenuto un bigliettino stracciato in minutissimi pezzi. La polizia scientifica l'ha ricostruito e decifrato. Il testo non è stato rivelato, ma è stato detto che si trattava di un «biglietto civetta». Una trappola tesa ai due amici dagli assassini, da coloro che avevano scoperto i loro misteriosi maneggi all'interno della federazione? C'è un altro episodio misterioso: la sera prima del delitto sconosciuti si sono introdotti nella stanza di una studentessa, in via degli Zabarella, nella casa di fronte a quella dove c'è la sede del msi. La giovane se n'era accorta il giorno dopo e l'aveva rivelato a degli amici. La polizia l'aveva saputo ma sinora non è riuscita ad identificarla e la studentessa, che sembra sia una simpatizzante missina, non si è fatta viva per denunciare l'accaduto. Su questi fatti, sulla personalità delle vittime, sulla confusa situazione all'interno della federazione dovrebbero puntare ora gli sforzi degli inquirenti. Francesco Fornari Graziano Giralucci

Luoghi citati: Padova, Parigi, Veneto