Fitto calendario di Watergate (mentre continuano i processi) di Vittorio Zucconi

Fitto calendario di Watergate (mentre continuano i processi) Mentre il presidente Nixon è al "vertice,, di Mosca Fitto calendario di Watergate (mentre continuano i processi) In agosto la commissione Giustizia della Camera concluderà i lavori sulle possibilità di incriminazione del Presidente - Caso EUsberg: secondo Colson, anche Kissinger era al corrente (Dal nostro corrispondente) Washington, 27 giugno. C'è una «voce» strana che circola da qualche giorno a Washington (e probabilmente infondata): ul ritorno da Mosca, e dunque al termine del trionfale trittico diplomatico Medio Oriente ■ Europa - Urss, Nixon annuncerà le dimissioni, lasciando l'America nella palude dello scandalo, troncando il processo di impeachment, ed entrando, sulla scia del successo, direttamente nella storia. Pur se del tutto irrealistica (Woodward e Bernstein, i due cronisti del Post che sono i maggiori esperti sul caso Watergate, sono molto cauti al proposito) l'ipotesi è affascinante e ricorda, come un «memento mori» al sovrano lontano, che l'ingranaggio dello scandalo continua a muoversi, sordo agli echi delle celebrazioni brussellesi e moscovite. Ma sema indulgere troppo su questa «voce», una delle tante che fioriscono quotidianamente nella capitale, non mancano elementi concreti. 1) Il «calendario»: sì comincia, finalmente, ad intravedere le possibili scadenze del processo. La commissione giustizia della Camera (quella che indaga appunto sulla possibilità di impeach, incriminare il Presidente) concluderà i suoi lavori fra la fine di luglio e l'inizio di agosto. In ritardo, dunque, rispetto alle scadenze previste, ma il rinvio è necessario per attendere la sentenza della Corte suprema, che deciderà se Nixon deve assoggettarsi consegnando ì nastri e le prove richieste ai tribunali, ordinari e straordinari (la Camera). Pochi dubitano che essa raccomanderà Z'impeachment, proponendolo, come vuole a Costituzione, alla Camera Bassa (la «House of representatives»). Immediatamente dopo, la Camera dibatterà la proposta della commissione. Il presidente dell'assemblea, il democratico Cari Albert, ha programmato 100 ore di dibattito, da tenere entro agosto. Il voto (per in- criminare il Presidente e mandarlo sotto processo al Senato occorre la maggioranza semplice, la metà dei voti più uno) è atteso per i primissimi giorni di settembre. Poi, ammesso che (e non è affatto certo) la Camera abbia incriminato Nixon, interverrà una pausa prima del processo al Senato. Forse un mese, forse più: a novembre, due terzi dei senatori dovranno affrontare l'elettorato e difficilmente il Senato uscente aprirà il processo sapendo di doverlo interrompere e poi riprendere con uomini nuovi. Non è dunque azzardato prevedere una conclusione del processo (sempre ammesso che raggiunga lo stadio senatoriale) all'inizio del '75. 2) Le rivelazioni. Quasi a voler chiarire che lo sfoggio diplomatico di Nixon lascia indifferenti gli inquisitori, la commissione giustizia ha deciso di pubblicare, la prossima settimana, la maggior parte del materiale di prova raccolto contro il Presidente nelle prime settimane di indagini. Sono oltre 7000 pagine di istruttoria, che si annunciano come la miccia di nuove, tremende polemiche. In esse non vi sarebbero infatti prove inconfutabili di colpevolezza o innocenza, ma, al solito, elementi «interpretabili» dunque soggetti a valutazioni politiche. Sembra certo che la pubblicazione del materiale, decisa a maggioranza dalla commissione, coinciderà con gli ultimi giorni del summit russo-americano. Nel frattempo, la commissione aprirà la serie degli interrogatori a testimoni (sinora essa ha lavorato solo su materiale scritto o registrato), il cui numero verrà limitato a 5. Tra loro, oltre all'ex consigliere legale di Nixon John Dean, sulla cui testimonianza si resse il caso Watergate, vi sarà anche Charles Colson, ex assistente speciale della Casa Bianca e «cervello» organizzativo degli «sporchi trucchi» politici, condannato già da uno a tre anni di carcere. Colson, non v'è dubbio, è una «pistola carica», dicono i giornali, alla tempia di Nixon: egli sa, ed è disposto a parlare. 3) I processi. Ieri è cominciato un altro processo ad un gruppo di ex collaboratori del Presidente, fra cui il personaggio di maggior spicco è Ehrlichmann. Sono accusati di aver ideato ed eseguito il colpo notturno nello studio dello psichiatra di Daniel EUsberg, il funzionario del Pentagono che rivelò i segreti della politica americana in Indocina. L'operazione (detta «operazione stagnino») doveva da un lato por fine alle fughe di notizie e, insieme, screditare lo stesso EUsberg, rivelandone i precedenti di malattie mentali. Al processo ha testimoniato Charles Colson, affermando, stamane, che anche Kissinger (se non «solo» Kissinger) era alla radice della «operazione stagnino». «Fateli smettere — avrebbe detto Kissinger — a qualunque prezzo» alludendo ai giornali che si nutrivano delle «fughe» di indiscrezioni, ordinando anche il controllo telefonico dei sospetti responsabili (e negando, sotto giuramento, di averlo mai fatto). Vittorio Zucconi

Luoghi citati: America, Medio Oriente ? Europa, Mosca, Urss, Washington