Gli applausi solo per Mazzola

Gli applausi solo per Mazzola Gli applausi solo per Mazzola Tanti fischi (ma nessun incidente) all'arrivo degli azzurri - Ridotta la "permanenza" all'aeroporto - Oltre duemila tifosi "controllati" agevolmente da 300 agenti (Dal nostro Inviato speciale) Milano, 24 giugno. Nove metri di « suolo italiano * e poi subito sul pullman. Quel breve tratto di pista all'aeroporto della Malpensa, fra una scaletta (quella dell'aereo) e due scalini (quelli del pullman) ha concesso alla Nazionale di « rimetter piede » nella maniera più veloce possibile in quest'Italia che attendeva i suoi calciatori con sentimenti imprevedibili, comunque sicuramente tendenti all'aspro. Non c'è stato «contatto» alcuno con i tifosi che hanno sfogato solo coi fischi un malumore facilmente comprensibile dalle battute e dai discorsi che hanno riempito l'attesa: sono arrivati in duemila e più alla Malpensa per un « rientro azzurro » che si poteva temere assai « caldo » ed invece ha avuto di bruciante solo lo « sprint » del torpedone verso Milano. Sotto i fischi, naturalmente. Però nemmeno un ortaggio, nemmeno un sasso, nemmeno un tentativo di rinnovare sia pure simbolicamente quell'accoglienza tipo « Nazionale al pomodoro » che risale a otto anni fa. Il frettoloso « cerimoniale », se così vogliamo chiamarlo, è stato perfetto. In fondo l'unica cosa impeccabile di questa Nazionale sembra l'organizzazione dei vari spostamenti degli azzurri, prima durante e dopo i mondiali. L'arrivo doveva essere « rapidissimo » e infatti gli azzurri non hanno aspettato nemmeno i bagagli: il pullman che li attendeva è entrato sul piazzale della Malpensa, si e avvicinato all'aereo appena è cominciata la veloce « processione » dei calciatori sulla scaletta e li ha immediatamente trasportati agli uffici della Lega, nel centro di Milano. Il tutto in pochissimi minuti: alle 18,18 il DC9 dell'Alitalia ha toccato terra, alle 18,31 l'ultimo « gippone » dell'abbondante scorta di polizia che seguiva il pullman ha lasciato l'aeroporto. Se i tifosi ci sono rimasti male (« Dovevano almeno darci il tempo di fischiarli e insultarli con calma » diceva uno del più esigenti), ancora peggio è andata per giornalisti e fotografi che hanno fatto ressa in quei pochi metri quadrati di pista, al piedi dell'aereo. Ce n'erano almeno cinquanta, con radio e telecronisti che allungavano verso I giocatori i microfoni come se aspettassero da loro un gesto miracolante, una benedizione implorata, una magica unzione su oggetti da trasformare in reliquia. Ma raccoglievano solo poche sillabe, sussurrate quasi in apnea per motivi di fretta e di calca. Tra I primi a scendere dall'aereo Carraro, Facchetti, Bearzot, poi Rivera. E subito fischi a raffiche, ben distinti anche se le terrazze dove stavano i tifosi erano di¬ stanti almeno duecento metri (e più lontani erano i gruppi fittissimi di quelli rimasti fuori perché arrivati alla Malpensa dopo le 17, quando è stato impedito l'accesso a qualsiasi « visitatore » che non avesse" da addurre « motivi ufficiali »). Rivera si è guardato attorno con quella sua espressione delicatamente nauseata, che è una sua specialità e ricorda la faccia di chi va al ristorante per mangiare salmone e si vede servire pane e formaggio. Poi è uscito Mazzola ed è scoppiato un applauso, con qualche « bravo Sandro » urlato ad alta voce dal personale dell'aeroporto. Carraro aveva una faccia nerissima, Valcareggi invece era tutto rosso in viso, rosso molto acceso. I due hanno dovuto bofonchiare qualcosa davanti ai microfoni, Carraro si è sforzato di essere cortese dopo aver fatto notare che di interviste « ne abbiamo fatte almeno settemila ». Quando è salito sul pullman ha detto un « arrivederci » tanto flebile che veniva voglia di rispondergli « condoglianze ». Sul pullman silenzio assoluto, con Castellini e Pulici seduti in fondo quasi a sottolineare che loro non hanno mai messo piede in campo, nemmeno per andare dallo spogliatoio alla panchina delle riserve. E i tifosi? Se ne sono andati sconsolati, mugugnando propositi di « sciopero negli stadi » e approvando il cartellone che un baffuto tifoso del Torino ostentava per invocare una diminuzione drastica di stipendio per tutti i calciatori. Diceva un bimbo alla madre: « Cosa siamo venuti a fare 3ui? ». E la risposta era: « A veere quei pellegrini della Nazionale ». Diceva un tipo minaccioso: « Dovevano farli tornare a piedi ». Diceva una signora dall'aria vagamente misteriosa: « lo sono una maga, avevo già previsto tutto ». Gli unici contenti sono stati gli « addetti ai lavori » per il servizio interno. Cioè l'ispettore generale di p.s. Mario Denozza che ha diretto le operazioni, il vicequestore Zagari, il maresciallo Scuderi e il direttore della Sea Pirovano: avevano mobilitato circa trecento uomini fra agenti di polizia e carabinieri per un « servizio » abbastanza preoccupante visti certi precedenti. Diceva Denozza: « Questo tipo di servizio è per noi più difficile di tanti altri. Perché il comportamento di una folla di appassionati sportivi è meno prevedibile, può arrivare ad eccessi preoccupanti e impensabili, lo ad esempio mi trovavo all'aeroporto di Fiumicino quattro anni fa quando la Nazionale rientrò dai mondiali in Messico: prevedevamo una folla entusiasta, temevamo i pericoli di un eccessivo calore e indovinammo solo in parte perché poi scoppiò la "contestazione" a Valcareggi ». Stavolta poi c'era una preoccupazione in più. Perché le autorità di pubblica sicurezza avevano previsto un « rientro non pubblicizzato » della comitiva azzurra e invece la notizia dell'arrivo (con ora ed aeroporto) è stata comunicata ufficialmente dai dirigenti della Nazionale nella tarda mattinata e diffusa dalla radio e dalla tv. « Per fortuna è andato tutto bene » ha commentato Antonio Pirovano, aggiungendo poi: « Quando ho saputo stamattina che la Nazionale sarebbe arrivata qui alla Malpensa mi è venuto mal di stomaco per qualche minuto. Non è stata proprio una bella notizia, c'era di che preoccuparsi. Abbiamo preso le nostre precauzioni, abbiamo predisposto un piccolo " piano segreto " per evitare l'incontro fra tifosi e giocatori. Ma dopo restava II timore che la folla reagisse sfogandosi contro le attrezzature dell'aeroporto ». Invece solo fischi. E atmosfera alquanto fredda, non solo per via di un breve temporale che ha rovesciato poche dosi d'acqua sull'aeroporto alle 17,40: a quell'ora gli agenti già « presidiavano » la sbarra che chiude la via d'accesso all'aerostazione, a quell'ora il DC 9 della Nazionale era già lontano da Stoccarda e da quel campionato del mondo che ha buttato fuori I nostri azzurri. Antonio Tavarozzi Urla e fischi dei tifosi all'aeroporto della Malpensa «sorvegliati» dagli agenti: stavolta niente lanci di pomodori per gli azzur.l

Luoghi citati: Italia, Messico, Milano, Stoccarda