Dura oltre il voto la rabbia dei sardi di Luca Giurato

Dura oltre il voto la rabbia dei sardi Mentre i partiti si interrogano Dura oltre il voto la rabbia dei sardi L'isola detiene oggi il primato degli scioperi - Il piano di rinascita (Dal nostro inviato speciale) Cagliari, 22 giugno. La Sardegna non ha più un'economia agricola e non è ancora una regione industriale. L'isola vive un momento di trasformazione profonda; esistono forze e idse per superare la grave crisi economica. Che cosa manca? Soprattutto una cosa: una direzione politica capace di rappresentare la volontà di rinnovamento del popolo sardo. Tutti i partiti parlano di rinnovamento; dopo la sconfìtta elettorale, si chiede un congresso straordinario della de in Sardegna, mentre il segretario regionale si è dimesso « per consentire una chiarificazione all'interno del partito». I comunisti propongono la loro alternativa, ma il successo li ha colti di sorpresa: l'intesa che il pei ha saputo creare con grandi masse di elettori è ammessa apertamente anche dagli avversari, ma ora, come evitare il « congelamento » dei 22 nuovi consiglieri? « Il problema è quello di modificare radicalmente tutto il sistema di potere creato in 25 anni dalla de — attacca Mario Birardi, segretario regionale del pei — è un potere burocratico-clientelare, che distorce anche gli obiettivi che potrebbero essere efficienti. Ci vuole un governo subito, non deve ricominciare il solito estenuante gioco delle consultazioni». « Il compromesso storico è una pia illusione — replica Vittorio Bona, segretario regionale de —; per una serie di circostanze, di situazioni interne, non siamo riusciti ad esprimere tutta la forza di cui siamo capaci. Ora bisogna impegnarci al massimo e vedremo come andranno le prossime elezioni. Il senso delle mie dimissioni non è quello di cominciare a scambiarsi le responsabilità; è giusto che gli errori ce li facciano pagare ». « L'elemento centrale della caduta della de è l'aver dimostrato di non saper governare — insiste Birardi —. La de non ha saputo utilizzare i 400 miliardi della legge per lo sviluppo, non ha saputo spendere, sul piano dell'efficienza e dell'amministrazione, i mezzi che aveva. Le lotte interne, la spartizione dei posti di governo, il clientelismo, hanno finito per paralizzarla; di conseguenza, si è paralizzata la regione». « Discuteremo di tutto — .'.piega Bona —, registriamo una erosione e tanti problemi nuovi. Da 25 anni in Sardegna, e nel Paese, non c'è un ricambio democratico e quindi c'è una usura di fatto. C'è stato un voto di protesta contro tante cose. Il problema della lista ha pesato. Io sono stato costretto a difenderla, quando si è in guerra si accetta tutto. Non condivìdo la critica nel momento delicato. Ora bisogna rinnovare la de. L'elettorato è cambiato, la gente avverte l'esigenza dì un rapporto nuovo ». Vincitori e vinti I partiti si interrogano. C'è uno scambio di polemiche, ma un senso di incertezza, di inquietudine, avvicina, sia pure tra spinte diverse, vincitori e vinti. Le sedi del pei e della de, dove Birardi e Bona ci hanno rilasciato le dichiarazioni, non sono lontane. Le abbiamo raggiunte a piedi perché a Cagliari è in corso da cinque giorni uno sciopero dei mezzi pubblici, che rimarranno bloccati sino a lunedì, quando i sindacati di categoria decideranno un ulteriore inasprimento della lotta. I dipendenti dell'azienda filotranviaria sono senza stipendio da tre mesi. Accusano i loro amministratori di incapacità e affermano che è indispensabile cambiare l'attuale direzione. Tutto è fermo a causa dei contrasti tra la commissione amministratrice e l'assemblea consortile. Ogni problema viene rinviato e i provvedimenti, quando arriveranno « non serviranno né agli utenti né ai dipendenti dell'Act ». L'isola detiene in questi giorni il non invidabile primato degli scioperi. A Cagliari i macellai sono in sciopero da tre settimane e la carne è scomparsa dalle tavole dei cittadini. Il mattatoio è stato occupato; il lavoro è fermo. I macellai insistono per l'abolizione del calmiere e ieri si è svolta una marcia fino alla prefettura. A Nuoro, da martedì scorso è bloccata ogni attività giudiziaria per lo sciopero, a tempo indeterminato, di avvocati e procuratori. Protestano per le « carenze » del palazzo di giustizia e per gli organici insufficienti. Per il rilancio dell'industria estrattiva, i minatori sardi faranno una nuova agitazione lunedì. Si denuncia « l'immobilismo delle Partecipazioni statali », la mancata presentazione della relazione programmatica da parte del ministero dell'Industria, che secondo la legge doveva essere pronta il 26 aprile scorso. Con l'estate, si acutizza poi il grave fenomeno dell'emigrazione. Sono già ripartiti centinaia di operai per la Germania. « Andiamo a vedere i mondiali di calcio », hanno detto ai cronisti dell'anione Sarda. Sorridevano amaro, dopo mesi di attesa sono stati costretti a varcare di nuovo la frontiera. In alcuni centri della Barbagia la tensione è molto forte. Un'assemblea popolare, a Seui, ha elencato in un documento le necessità più urgenti chiedendo, tramite i caraDinieri, anche un colloquio col commissario prefettizio (il comune di Seui è retto da un commissario ormai da molti mesi, dopo la caduta del sindaco democristiano Giovanni Carta). La richiesta non ha avuto risposta, nonostante che il segretario provinciale del psi Franco Mannoni abbia sollecitato in prefettura i « tempi brevi ». A Seui, molti lavori già appaltati sono bloccati: gli operai del cantiere di «Miglioramento pascoli» sono stati sospesi con motivazioni che i sindacati e i partiti definiscono « assurde e pretestuose »; la minaccia di licenziamenti massicci pende sui lavoratori del cantiere forestale di « Montarbu ». Altri centri barbaricini (Feulo, Sadali, Estercili e Ussasai) contano migliaia di emigranti e centinaia di disoccupati. E' quasi pronto un insediamento industriale a Santa Sofia, ma secondo i sindacati «non varrà a sanare una malattia che sta ormai diventando cronica». Questo, perché in Sardegna è stata promossa una espansione industriale concentrata in alcuni poli, soprattutto con grandi industrie petrolchimiche che sono costate miliardi e hanno dato poca occupazione. Sono complessi che producono un alto volume di reddito, del quale poco resta in Sardegna. « Il piano di rinascita avviato nel 1963 è stato un fallimento », hanno dichiarato al settimanale Panorama Pietro Soddu, leader della corrente morotea della de sarda e Andrea Raggio, capogruppo comunista al consiglio regionale. «£' stata la grande illusione della classe dirigente sarda », ha precisato Piero Contu, segretario generale della Cgil di Nuoro. Di certo, il reddito è mal distribuito: su 100 lire prodotte 50 vanno all'80 % delle famiglie, 50 all'altro 20 %. E' 10 stesso fenomeno che caratterizza la proprietà agricola: il 74,8 % dei coltivatori con appezzamenti inferiori ai 10 ettari vive sul 13,5 % della terra coltivata mentre 11 2,6 % dei coltivatori (in questo caso agrari con appezzamenti individuali oltre i 100 ettari) possiede il 32,2 % della terra. La popolazione attiva è diminuita negli Anni 60 di quasi 20 mila unità con il risultato che solo un sardo su quattro (uno su tre è il rapporto in Italia) è considerato attivo. L'occupazione L'occupazione, a causa della fuga dalle campagne e della crisi delle miniere, della piccola industria e dell'artigianato — una perdita complessiva di 53 mila posti di lavoro, ha calcolato uno studio dell'università di Cagliari — è diminuita di 7 mila unità, pari all'I,7 % fra il 1963 e il 1970. Nello stesso periodo, la disoccupazione è salita dal 3,9 % al 5,1 %, e qui è rimasta. L'alternativa è l'emigrazione. Fra il 1961 e il 1971 la Sardegna è stata abbandonata da 153 mila cittadini. Nella provincia di Nuoro, secondo l'ufficio provinciale del lavoro, i soli emigrati all'estero sono 10.109, da 101 comuni con complessivi 240.756 abitanti. Ora, c'è un nuovo piano di rinascita: 600 miliardi appena stanziati dal Parlamento, che dovrebbero servire a riequilibrare « l'economia ferita ». Sono previsti massicci investimenti nell'agricoltura, nella pastorizia, nei servizi e nelle piccole e medie industrie di trasformazione delle risorse sarde. E' un piano che capovolge le scelte del '64, con il quale si spera di dare una svolta anche alla crisi dell'isola. Tutto dipende dalla sua gestione. I sardi chiedono un confronto aperto e serrato sul come investire questi soldi, e un nuovo potere autonomistico capace di prevenire un « secondo fallimento della rinascita ». Il voto di domenica ha aperto un periodo nuovo. Ai primi di luglio, con l'insediamento del consiglio e con l'elezione dell'ufficio di presidenza della Regione, si potrà misurare la disponibilità di tutte le forze politiche, e in primo luogo della de, nel rispondere alle attese. Luca Giurato

Persone citate: Andrea Raggio, Birardi, Franco Mannoni, Giovanni Carta, Mario Birardi, Piero Contu, Pietro Soddu