Clamoroso incidente in aula: due giovani anarchici sono arrestati di Filiberto Dani

Clamoroso incidente in aula: due giovani anarchici sono arrestati Clamoroso incidente in aula: due giovani anarchici sono arrestati (Dal nostro inviato speciale) Vallo della Lucania. 18 giugno Il clima del processo a Giovanni Marini, l'anarchico accusato di avere ucciso con una coltellata al cuore il missino Carlo Falvella, si sta facendo incandescente: nel tardo pomeriggio è scoppiato un clamoroso incidente, due persone sono state arrestate, il presidente ha ordinato lo sgombero dell'aula. Tutto è accaduto mentre era in corso ii confronto tra il perito oculistico (per l'accertamento della capacità visiva della vittima) e i consulenti tecnici della difesa e della parte civile Dal recinto del pubblico qualcuno ha improvvisamente gridato: «Era un fascista, doveva morire». Individuato l'urlatore, un giovane anarchico, i carabinieri hanno dovute trascinarlo a forza fuori dall'aula; c'è stato un grande clamore che è salito ancor più di tono quando un altro anarchico, afferrata una panca, l'ha sbattuta violentemente sul pavimento. Secondo in- tervento dei carabinieri, grida del pubblico (tutto solidale con Giovanni Marini), sgombero dell'aula. Fuori, nel corridoio, c'è stato un furioso corpo a corpo tra la forza pubblica e i due anarchici: contusi questi ultimi, contusi tre carabinieri e due agenti di pubblica sicurezza. Conclusione: i due anarchici sono stati dichiarati in arresto per resistenza, lesioni e oltraggio. Si tratta di Giampaolo Giaccarino, 28 anni, da Latina.e Alberto Cozzi, 20 anni, da Milano. Ed ora la cronaca dell'udienza. C'è un supertestimone che scagiona l'anarchico Giovanni Marini. Si chiama Gianni Landi, è un farmacista, e vive a Firenze in via San Domenico 83. Si è fatto avanti con una lettera nella quale annuncia di essere pronto a deporre su un «episodio determinante al fine di far luce sull'innocenza dell'imputato». L'episodio è questo: il supertestimone sostiene di avere individuato il vero assassino durante un colloquio da lui avuto con quest'ultimo. E per non restare nel vago fa di questo presunto colpevole il nome e il cognome, Gennaro Scariati. E' ancora presto per dire se si è di fronte a un colpo di scena: il presidente della corte d'assise, cui la lettera è giunta stamane, si è limitato a leggerla in aula e a ordinare l'acquisizione del documento agli atti del processo; uno dei difensori dell'anarchico, l'avvocato Marcello Torre di Salerno, ha chiesto l'immediata citazione del supertestimone, ma da parte dei giudici non è ancora venuta decisione. Unica cosa certa è che l'autore della lettera non fa parte della schiera degli esaltati che, sotto falsi nomi, si introducono nei processi di rilievo per prendersi il gusto di far perdere del tempo alla giustizia. Il dottor Gianni Landi è un mittente autentico, sua moglie, Laura Landi, ha curato, per conto del comitato anarchico «Giovanni Marini» di Firenze, la pubblicazione di un libro («Se scampi ai fascisti ci pensa lo Stato») che racconta la storia dell'imputato oggi processato a Vallo della Lucania. Giovanni Marini, si sa, nega di aver ucciso Carlo Faldella nel corso della rissa scoppiata la sera del 7 luglio 1972 a Salerno e alla quale, oltre a lui e alla vittima, presero parte il missino Giovanni Alfinito e l'anarchico Francesco Mastrogiovanni, ora accusati di concorso in rissa aggravata. Nel gruppo c'era un quinto personaggio: Gennaro Scariati, che allora aveva 17 anni, anch'egli di fede anarchica, che però se l'è cavata in istruttoria perché, secondo il magistrato inquirente, non fece in tempo ad intervenire né per difendere i suoi compagni né per aggredire gli avversari. Gli avvocati che difendono Giovanni Marini hanno invece sempre lasciato intendere (e senza neanche molti sottintesi) che Gennaro Scariati è stato ben più di una comparsa e in questo senso, sin dall'inizio del processo, hanno insistito, ma senza successo, che la Corte d'assise lo interrogasse come testimone «assolutamente indispensabile per l'accertamento della verità». A dar loro una mano ecco giungere adesso la lettera del supertestimone che, si vedrà se a torto o a ragione, tira nuovamente in ballo la figura del giovanissimo anarchico. L'episodio riferito dal dottor Gianni Landi è del dicembre 1973: durante un suo soggiorno a Salerno, il farmacista fiorentino andò a trovare i familiari di Giovanni Marini ( «per portare loro la mia solidarietà umana e antifascista» spiega nella lettera) e apprese quello che, a suo dire, era già sulla bocca di tutti: cioè che l'autore della micidiale coltellata sarebbe Gennaro Scariati. Caso volle che quest'ultimo sopraggiungesse proprio in quel momento. «Gennaro Scariati — scrive il farmacista — era in compagnia dì un altro giovane che tutti chiamavano "Penna nera". Avevano portato un rotolino di biglietti da mille, frutto di una sottoscrizione popolare per Giovanni». Il dottor Gianni Landi volle controllare subito quanto gli era stato riferito: chiese e ottenne di appartarsi con i due nuovi arrivati e con il fratello di Giovanni Marini. Seguiamo il filo del suo racconto. «Rivolgendomi a Gennaro Scariati gli dissi: "Ascoltami bene. Ormai siamo in molti a sapere che Giovanni è innocente e che Carlo Faldella l'hai ammazzato tu. d'accordo?"». Gennaro Scartati rispose affermativamente per cui proseguii: «Nessuno ha interesse a mandare te in galera e tirare fuori Giovanni, perché non servirebbe a far resuscitare il morto, però stai bene attento a come ti comporti in tribunale: nessun uomo onesto e amante della verità potrebbe tollerare in galera un innocente». Il farmacista continua così il suo racconto: «Gennaro Scariati mi dette in quel momento la certezza dell'innocenza di Giovanni Marini, perché qualsiasi altra persona, al suo posto, se innocente, non solo non avrebbe annuito alla mia affermazione della sua colpevolezza, ma si sarebbe scagliata contro di me violentemente». Non è tutto. Il supertestimone aggiunge che prima di mettere fine al colloquio dette un suggerimento a Gennaro Scariati: «Non è necessario che tu ti dichiari colpevole, ma è indispensabile che tu affermi di fronte alla Corte d'assise come andarono i fatti e cioè che Francesco Mastrogiovanni fu colpito a una coscia da parte di uno dei fascisti e che tu e Giovanni tornaste indietro per difenderlo». Conclude il dottor Gianni Landi: «Gennaro Scariati promise di seguire il mio consiglio, ma evidentemente, lo spirito di conservazione o la vigliaccheria o la pressione di qualcuno, o la speranza di farla franca, devono averlo frenato». Il processo si concede una pausa: riprenderà martedì della prossima settimana. Filiberto Dani

Luoghi citati: Firenze, Latina, Milano, Salerno, Vallo Della Lucania