La vecchia Sonzogno riparte di Stefano Reggiani

La vecchia Sonzogno riparte Nel catalogo, Marx e la narrativa "romantica La vecchia Sonzogno riparte (Dal nostro inviato speciale) Milano, 13 giugno. Inventò tutto lui: le dispense, le collane universali, le biblioteche economiche, i premi agli abbonati, i libri di gastronomia e i romanzi di appendice. E non lo fece soltanto per spirito imprenditoriale, ma sollecitato dalla sua indole di socialista umanitario, che voleva contribuire ai princìpi di una nascente cultura popolare. Il nome di Edoardo Sonzogno brilla ancora su allegoriche copertine nelle vecchie biblioteche di famiglia. Ed oggi si rispolvera con giusto rispetto. Nella seconda metà dell'Ottocento Sonzogno rappresentò un fenomeno curioso di industria culturale corretta dall'apostolato. Non risparmiò nessun cliente potenziale. Conquistò anche il pubblico delle signore, pubblicando riviste di moda e varietà: per i modelli attingeva da grandi casse di clichés giunte appositamente da Parigi. Per le famiglie stampava almanacchi e resoconti di viaggi con ambizioni etnografiche. Naturalmente inventò anche il grande quotidiano, fondando a Milano II Secolo, giornale di intonazione democratica che raggiunse (nel 1883) la tiratura di 130 mila copie. Vi scrìvevano, tra gli altri, Zanardelli e Benedetto Cairoli, Bertani e Mussi. Il Secolo non s'accontentava dei dispacci telegrafici e delle notizie di cronaca, ma spediva i propri inviati nei luoghi e nei momenti opportuni. A Torino nel 1884 per l'Esposizione Universale, a Massaua nel 1895 per la guerra coloniale. I commenti li scriveva il direttore Teodoro Moneta, e suona ancora assai bene quello dedicato all'» impresa africana », indicata dai retori come « scuola del soldato ». Diceva il fondo del direttore: « Di ben altre scuole abbiamo bisogno in Italia, più utili e più vere! E se il governo vuole spendere denari in colonie, lo faccia sen- za uscire dai confini della patria, che di terre incolte e di contadini affamati non v'è penuria neppure qui ». Sonzogno sapeva scegliere bene anche i direttori dei suoi giornali (a tacere delle sue iniziative filantropiche). Il nome della Casa Sonzogno, uscito dalla storia alla cronaca, ci ha chiamato in questi giorni a Milano, tra curiosità e nostalgìa. Come sanno gli esperti di iniziative editoriali, s'è avviata un'operazione di restauro e dì rilancio commerciale del glorioso catalogo. La Casa non s'era mai cancellata dal libro delle imprese, ma praticamente non pubblicava più, contenuta al lavoro tipografico e allo smercio delle opere rimaste. Il dottor Gianfranco Alessandrini, amministratore delegato, rappresenta i nuovi responsabili del Progetto Sonzogno. Stringe fra le mani la fotocopia di un vecchio catalogo e la considera con affettuosa perplessità. Per raccogliere il patrimonio di titoli e traduzioni c'è voluto un lavoro di antiquariato librario. Archivi, legni, piombi della Sonzogno vennero distrutti da un bombardamento nel 1943, una grande ricchezza si disfece, lasciando un pungente ricordo e tante disperse schegge. Con Alessandrini leggiamo il vecchio catalogo, per avere conferma di un eclettismo pianificato e insaziabile. Ci sono manuali scientifici sorprendenti (La relatività) e prontuari dietetici (Le ricette di Petronilla). Non si equivochi sul nome casalingo. Petronilla fu una donna esemplare: allieva e assistente di Murri, studiò la scienza dell'alimentazione e la divulgò nel modo più semplice, tra le massaie. La gallerìa delle opere sonzognane si può percorrere con un'ombra di nostalgica ammirazione per quell'ideologìa onnivora, che va da Petronilla alle illustrazioni del Dorè. Ma non c'è oggi il pericolo di un recupero troppo datato, di un'operazione retorica che solleciti solo il gusto dei ricordi? I restauratori della Casa, contro ogni tentazione, hanno deciso che i titoli del passato costituiranno il cinquanta per cento delle nuove attività. Il risorgente catalogo sarà una mistura, editoriamente calcolata, di testi « archeologici » con libri recenti e anche inediti: l'esempio di Edoardo suggerirà soprattutto i criteri di impostazione, in collane distinte, la visuale « popolare », e l'ampiezza delle scelte. C'è un pubblico giovane, spiega Alessandrini, che chiede di leggere e si assume la responsabilità dei suoi acquisti. Nei primi titoli in libreria Z'Arsenio Lupin curato da Del Buono andrà insieme con il Marx di Garaudy, ed Il popolo dell'abisso di London con Un mondo perduto di Conan Doyle. Ci saranno anche il Peter Schlemil di von Chamisso e II pianeta doppio di Asimov, nonché un opportuno Libro dello Yogurt che bilancerà le dolcezze della collana Romantica ("L'estate dei bisbigli di Brunella Gasperini). E i nuovi autori? La Casa non li cercherà tra ì saggisti e i letterati, che hanno bisogno di un lungo rodaggio, ma tra i Romantici. I continuatori di Sonzogno non hanno dimesso la certezza nella macchina narrativa dei buoni sentimenti. Sulla bandiera dei best sellers c'è ancora scritto Liala. La scrittrice continua ad essere la più venduta: consegnò a Sonzogno un libro all'anno senza sbagliare un colpo. Le sue storie d'amore raccontano nobili intrecci fra ufficiali d'aviazione e ragazze devote all'igiene. Tra una frase appassionata e l'altra, la vasca da bagno simboleggia la pulizia morale. Sono romanzi che si raccomandano allo studio dei sociologi. Ha compiuto dieci anni la definizione dell'avanguardia ("«Cassola è la nuova Liala»A" ma evidentemente molti preferiscono l'originale. Stefano Reggiani tóiuttcotéttenft a cu» di OrwU>d«ì Buono Torna Arsenio Lupin

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