Piano autobus, Sanità

Piano autobus, Sanità Piano autobus, Sanità Il governo discute da sei mesi sul quando e sul come aumentare la produzione di veicoli pubblici: nei colloqui con le Confederazioni non è stata raggiunta un'intesa - Il problema della riforma sanitaria legato al deficit delle mutue verso gli ospedali (Nostro servizio particolare) Roma, 13 giugno. Nei lunghi incontri tra i ministri e tra i ministri e i sindacati, erano state individuate misure che, se globalmente assunte, avrebbero segnato una svolta per il Paese. Le misure passive — aumenti di tasse e di tariffe ■— le abbiamo descritte mercoledì matti na: avrebbero ridotto la spesa pubblica per 500 miliardi e la spesa privata per oltre 3600 al netto d'una detassazione di 500 miliardi per i minori redditi da lavoro (a ciò era poi da aggiungersi l'aumento delle tariffe di molti servizi comunali gestiti in deficit). Questo taglio di domanda doveva ridurre di 2-3 mila miliardi l'anno il disavanzo verso l'estero. C'erano anche da prendere, discusse soprattutto coi sindacati, le misure attive, quelle cioè che avrebbero dovuto allargare la platea degli occupati, utilizzandone una assai I maggiore dose per il soddisfacimento dei consumi collettivi, sociali (costruire scuole, ospedali, fogne, canali irrigui eccetera). Aveva detto Lama: «Ciò che conta per noi è che sia stabilito in che modo si faranno le cose, quale si farà prima e quale dopo, quale non si deve fare per consentire di esaudire la domanda so ciale». In questo spirito era I stata discussa la riforma sanitaria. Ci sono oggi due modi per fare la riforma sanitaria. Sulla sua gradualità non vennero posti dubbi: anzitutto trasfe- ! rire le prestazioni di medici- ! na generale dalle mutue alle unità sanitarie locali, che] avrebbero dovuto costituire la prima tappa della riforma, dal gennaio prossimo. Ma a quali costi? Tenendo fermi quelli attuali, il settore sanitario presenterebbe nel '75 un deficit di oltre mille miliardi. A volerlo addossare al bilancio dello Stato (renderlo cioè un costo pagato dal fisco), ciò comporta di sottrarre gli stessi mille miliardi da altre attività. Propose il sindacato di ridurre la spesa sanitaria. Come? Mediante la fissazione di onorari medici (medici a tempo pieno con cifra di guadagno fissa), che comporta un risparmio sulle attuali uscite, e mediante la creazione di un'azienda pilota per la produzione di medicinali, che farebbe enormemente contrarre le spese di propaganda. Inoltre proponevano che medici e infermieri, con visite a domicilio e ambulatoriali, scaricas- sero l'attuale e costosissima, ressa che si forma negli ospe- dah e nelle cliniche private | convenzionate. I Su come risolvere la rifor-1 ma, il governo non ha preso Ila decisione finale. Essa inve- ! ce influisce direttamente an- che su quei problemi del ere-1dito sui quali vi è stata, ne! governo, una rottura. Se si segue la «strada sindacale» si deve aprire una «vertenza» politica con i settori parassitari che nell'ultimo decennio hanno mostruosamente am-pliato la loro rendita costituita sui malanni altrui. Ma se questa strada è scelta, si liberano importanti crediti bancari. Già in questo momento, per esempio, se si adotta il decreto per pagare i debiti delle mutue verso gli ospedali, si eliminano i debiti degli ospedali con le banche, si recuperano importanti somme, disponibili per i settori produttivi. Questa riapertura di credito diventa automatica, da stabilire invece è l'uso che le banche dovrebbero fare della «nuova» liquidità, come selezionarla. Altro problema. Il sindacato preme per il piano dei trasporti pubblici. In questa direzione si muovono anche i Comuni. Se — essi dicono — aumentiamo i biglietti degli autobus e dei tram, rischiamo di perdere viaggiatori. Se si chiudono i centri abitati al traffico privato — replica la programmazione — è impossibile che diminuiscano, anzi aumentano i viaggiatori su tram e autobus e inoltre di-minuisce il deficit petrolifero, Ma allora occorre far nuovi autobus. Appunto, dicono i sindacati: e questo viene in-Ucontro alla nostra esigenza che aumentino i posti di lavo- ro nell'industria, compromes si dalla crisi dell'auto. Ma sul quando e sul come fare scatta- re il «piano autobus» il governo discute da ormai sei mesi, senza aver raggiunto una risposta, quella risposta che avrebbe dovuto essere data venerdì scorso da Rumor ai sindacati, e che quella mattina Rumor scoprì di non poter dare. I problemi del credito, dunque, sono non solo complessi, ma strettamente legati a una volontà politica. Cambiare oppure no il tipo di crescita della società. Per esempio, dicono i sindacati, si parla di I blocco dei salari, ma in questi giorni le banche stanno forte- j mente aumentando gli emolu- ! menti dei loro addetti, senza ', alcuno sciopero o contratta-1 zione. E nei giorni scorsi l'as-! sociazione tra i Comuni ha siglato un contratto nazionale di lavoro che costerebbe 700 miliardi annui in più a quei Comuni che sono tutti o quasi indebitati. La crisi di governo j impedisce per ora che questo econtratto entri in vigore, la chiusura del Parlamento ferma una miriade di leggine di «spesa corrente». Quelli descritti sono propriamente i «problemi del credito», così come i sindacati hanno cercato d'impostarli, in un momento nel quale avvertono che — quali (fel'rncdsiano le cause — il ripiano' del deficit nazionale verso l'estero va fatto sopra i consumatori, e i consumatori, or I j governativi sono valsi solo a ! far gran confusione sulle cau ', se vere della rottura tra de e 1 psi. ! Giulio Mazzocchi snsetincfogpIfrsimai, sono per la gran parte j v'lavoratori alle dipendenze, i vNel momento di «recuperare» ! ?Tsui lavoratori avvertono ! Uchiediamo che si mS per «., , , , .... ! ali futuro, le misure di impie- j go del reddito sociale. E' que- • jjsto il «messaggio» che la dele- j dgazione socialista al governo cha voluto far proprio, mentre I dla de avverte che questo pure ' sè il suo messaggio: evidente- \ smente gli «estremi riserbi» *dliecmg j Luciano Lama

Persone citate: Giulio Mazzocchi, Lama, Luciano Lama, Rumor

Luoghi citati: Roma