Non era dell'anarchico il coltello trovato vicino al missino ucciso? di Filiberto Dani

Non era dell'anarchico il coltello trovato vicino al missino ucciso? Il processo per il delitto in una strada di Salerno Non era dell'anarchico il coltello trovato vicino al missino ucciso? L'arma che l'imputato gettò via dopo la rissa mortale (anche secondo una teste) era lunga 5 cm; quella trovata vicino alla vittima, 20 - Le polemiche dichiarazioni di un monarchico (Dal nostro inviato speciale) Vallo della Lucania, 11 giugno Entrato nella terza settimana di dibattimento, il proces so all'anarchico Giovanni Ma-iì'ini, accusato di aver accoltel-1 lato a morte il missino Carlo Falvella, ricomincia sulle stesse posizioni che aveva in partenza. E ricomincia, press'a poco, sugli stessi temi che le prime udienze hanno lasciato in sospeso perché da allora non è cambiato nulla. In breve: il processo era e resta indiziario, l'accusa non ha gua dagnato terreno, la difesa non I ne ha perduto, ! Uno dei punti più oscuri di qUesta storia continua ad essere rappresentato dal coltello con cui Carlo Falvella fu ucciso la sera del 7 luglio 1972, al termine di una rapidissima rissa fra missini e anarchici. I medici legali (la corte di assise li ha sentiti nel corso del primo processo, poi sospeso per motivi di ordine pubblico) hanno raggiunto un'unica certezza: che il giovane missino fu colpito al cuore con un coltello monotagliente. L'arma che l'assassi- ! no lasciò accanto al corpo della vittima, in via Velia a ; Salerno, aveva appunto una lama affilata solo da un lato. A suo tempo, i giudici hanno anche cercato di sapere se, raffrontando le lesioni riscontrate su quattro dei partecipanti alla rissa (Carlo Falvella e Giovanni Alfinito di parte missina; Giovanni Marini e Francesco Mastrogiovanni, di parte anarchica), si potessestabilire se fossero state prò-vocate dallo stesso coltello. I medici legali hanno risposto di no: si può soltanto affer- mare che il colpo mortale fu inferto da un coltello con un solo taglio, che la lama, lunga non meno di 20 centimetri, penetrò nel ventricolo sini-stro del cuore, che più di questo, insomma, non è possibile stabilire. Giovanni Marini, invece, ha sempre sostenuto, e continua a sostenere, che il suo coltello I (a scatto e non a serramanico j come quello trovato sull'a-1 sfalto) aveva due tagli e una} ama lunSa appena 5-6 centi-1 metri. Che fine ha fatto que-1 sto coltello non si sa: lo stes-1 so anarchico ne ignora la sor-; te {«Quando ini resi conto | che il mio compagno France-1 sco Mastrogiovanni era stalo uggredito e ferito, cavai di ta-1 sca il coltello e presi ad agi- j tarlo da sinistra verso destra, ! dall'alto in basso, per evitare ì che i fascisti si accanissero su di lui. Poi mi allontanai e mi \ accorsi di non avere più il coltello »). Ecco ora sui pretorio una ; testimone che porta acqua al1 mulino dell'imputato. E' una 1 gl°va^e.fl0.nna',San,t.a.°?_Ma5;ico, laureata in lettere, si esprime con molta decisione Dice subito che ebbe occasione di vedere il coltello di Giovanni Marini: ciò avvenne nell'atrio dell'Università di Salerno, sette o dieci giorni prima della tragica l'issa. Presidente — Ricorda come era? De Marco — Aveva il manico scuro, era molto piccolo, la lama di circa 5 centimetri veniva fuori premendo un bottoncino. Giovanni Marini mi spiegò di averlo acquistato per una ragione di sicurezza. li pubblico ministero Giovanni Zarra vuol sapere dalla testimone un mucchio di co-se: quali erano i suoi rapporti con l'anarchico e da quanto tempo lo conosceva Un giro hì HnmmrfD ir,^™,™ °r.ha di domande, insomma, che mirano a scoprire l'etichetta poltica della testimone. Non >è b- d- diploma. . . , . , ?f .dal s"° ™cu?t0 Gl0anm Manni soddisfa la curiosità dei magistrato gridando: « E compagna ». Continua la sfilata dei testimoni. Francesco Fedullo, è un ragazzone sui 20 anni, ed e esponente del Fronte monar- chico di Salerno. Anch'egli abita in via Velia, ma a diffe-, renza degli altri quella sera udì gridare dalla strada: «Francesco!». E poi: «Chiamate la polizia!». Si af faccio dalla finestra, vide Gio- vanni Alfinito suo amico, te lefonò al 113, quindi scese in strada. Qui, però, non era ri masto più nessuno. Sul selcia to, invece, c'erano delle mac chie di sangue, un coltello con lama lunga almeno 20 centimetri e un paio di occhiali. Che cosa fece? «Andai all'ospedale e vi trovai Giovanni Alfinito. Mi disse che era stato accoltellato, ma non sapeva da chi. Mi descrisse il suo feritore e capii che si trattava di Giovanni Marini». Per i difensori dell'anarchi- co (gli avvocati Franco Pisco- po, Gaetano Pecorella, Giulia-1 casigliani, | no Spazzali e Marcello Torre) il racconto del testimone suona con le note del sospetto: tanta premura (dalla telefonata, alla corsa in strada e all'ospedale) non li convince. Il perché è presto detto: essi ritengono che quella sera Giovanni Marini sia stato attirato in un agguato preventivamente organizzato dai caporioni dei fascisti salernitani. Il testimone viene tempestato di domande, si cerca di farlo cadere in contraddizione, si vuol dimostrare che quello che ha raccontato non è vero. Ma Francesco Fedullo (l'atmosfera in aula s'è intanto fatta incandescente) non sposta di un millimetro la sua deposizione. Il processo continua domani. Filiberto Dani

Luoghi citati: Salerno, Vallo Della Lucania