Rilancio del grande Po area di turismo sociale di Omero Marraccini

Rilancio del grande Po area di turismo sociale Progetto delle Regioni Emilia e Lombardia Rilancio del grande Po area di turismo sociale Lungo viaggio sul maestoso fiume da Piacenza alla foce, alla riscoperta di un ambiente da salvare - L'importanza economica, culturale ed artistica dell'intera Padania e le possibilità di sviluppo - I problemi dell'inquinamento e l'idea del parco (Dal nostro inviato speciale) Piacenza, 8 giugno. Il Po come area di turismo sociale: questo il filo conduttore del viaggio che da Piacenza, attraverso le province di Parma e Reggio, si è concluso nella terra padana per eccellenza, il Ferrarese, dove 10 scorrere del grande fiume verso il mare ha costituito un ambiente naturale inconfondibile e, fino ad oggi, per fortuna, inalterato, come nella pineta di Volano, alla Mesola a Sacca di Goro e a Pomposa. Qualcuno ha scrìtto che il Po muore; ma questo viaggio, organizsato dagli enti turistici delle province che si affacciano sulle due sponde, quella lombarda e quella emiliana, non ha dato la sensazione di trovarsi al capezzale di un moribondo. E' servito semmai a confermare quale grande patrimonio economico e culturale rappresenti l'intera area rivierasca. Certamente il vecchio fiume ha molti acciacchi e bisogna correre ai ripari se veramente, com'è nei progetti, si pensa di restituire la sua area ad una condizione che possa conciliarsi con le esigenze della popolazione dell'«hinterland» urbano, affamata di spazi verdi, di luce e di aria buona. Al centro di una pianura densamente abitata, il Po è costantemente aggredito da imponenti fenomeni di inquinamento, sopratutto in corrispondenza delle grandi città ed alle foci degli affluenti più sporchi. Il fiume però è vigoroso, sa ancora reagire: dunque si può intervenire in tempo. Le sue acque, nonostante tutto, sono ancora ricche di pesce. « Proprio quest'anno — dicono con soddisfazione gli abitanti della zona — sono tornati gli storioni, che sembravano scomparsi per sempre ». Dunque il peggio è passato? Sembrerebbe. Ma bisogna darsi da fare. « Il Po — dice 11 dottor Gianfranco Crespi, assessore milanese, presidente della associazione degli amici del fiume — ha superato un momento difficile. Oggi tutti parlano di ecologia, della necessità di restituire l'area padana alla sua funzione di polmone che rigenera tutta la zona industriale del Nord. La gente ha capito che non siamo dei buontemponi che si riuniscono a cena di tanto in tanto, ma che desideriamo ridare per intero, al Po, la sua parte di protagonista nello sviluppo civile del Paese. Purtroppo le città che prosperano lungo l'alto corso non ci sentono. Fanno promesse, che non mantengono. E' il caso di Torino e dei sindaci di altre città minori piemontesi ». Si parla del Po come area turistica e del Po che porta ricchezza con i traffici sul suo corso, la navigazione, l'agricoltura. « Certamente — replica Crespi — bisogna tenere- presenti i due aspetti della questione. Il Po può svolgere un ruolo importantissimo, dal punto di vista turistico, nella misura in cui gli uomini sapranno conservare quelle che sono le sue caratteristiche ambientali, ma deve rappresentare anche un veicolo di attività. Non si può dimenticare che il grande fiume interessa il 60 per cento degli agglomerati agricoli ed industriali italiani; che lungo le sue rive si trasportano, ogni anno, dieci milioni e passa di tonnellate di merci; che non meno di 60-70 mila scafi da diporto solcano, nella buona stagione le sue acque, dove addirittura, come a Pavia, si devono mettere i vigili in barchetta, per regolare il traffico ». Sorgono villaggi sulle rive e stabilimenti balneari lungo i « sabbioni ». Il corso del fiume è stato interrotto da una diga, a Isola Serafini, per sollevare le acque che alimentano la centrale dell'Enel. Adesso sì parla di un nuovo grande invaso nella zona diMonticelli di Ongina. L'area padana ha alle spalle un colossale bacino di utenza, rappresentato dalla megalopoli milanese (4 milioni di abitanti con il circondario) e da altre aree industrializzate ed agricole, che hanno un bisogno crescente di energia. Torniamo alle ragioni del viaggio ed a quanto di bello offre la civiltà che prospera lungo il fiume. « Tutto il patrimonio dell'area rivierasca — dicono gli amministratori — deve essere coinvolto nei suoi aspetti: ambientale, monumentale, artistico, produttivo, ricreativo, sportivo ». Le province di Piacenza, Parma e Reggio hanno già avanzato alcune ipotesi di intervento lungo il Po, per richiamare correnti di turismo a breve ì-aggio (prevalentemente, dunque, di fine settimana), mentre la provincia di Ferrara è decisamente più avanti: per il Parco del Po e delle Valli di Comacchio già esistono precisi programmi e finanziamenti approvati. Ma di un « parco » lungo le sponde del fiume si parla già anche in provincia di Piacenza, promotori i commi di Monticelli, Caorso e Castelvetro. Gli enti locali stanno portando avanti un piano intercomunale che individua una porzione del territorio « che per le sue caratteristiche ambientali deve essere destinato a soddisfare la crescente richiesta di spazio e di attrezzature sociali, senza che si incida sull'assetto peculiare del paesaggio padano ». Per realizzare questo programma il sindaco di Monticelli d'Ongina ha proposto un incontro con il Comune di Piacenza e la Provincia. « Si tratta di trovare un punto d'accordo — afferma — per gettare le basi del parco del Po, da Piacenza a Cremona ». Il concetto di parco non deve essere inteso, per queste zone, come una sorta di « mummificazione » dello stato attuale delle cose, ma ha il valore di una « riscoperta» di tutto ciò che la natura prima e gli uomini poi hanno creato di bello e che me- rita di essere conservato intatto. Così, mentre vaste aree fluviali dovranno essere tutelate a verde, sì dovrà porre mano ad una serie di progetti per un rilancio del patrimonio artistico e storico. Pia- , cenza infatti è ricca di mo- numentì e di opere d'arte: il palazzo comunale detto « Gotico », uno dei più bei edifici italiani del secolo XIII; il palazzo Farnese, dove sono in corso i restauri (sarà destinato ad ospitare il museo e la collezione delle carrozze antiche): le basiliche, numerose chiese ed i palazzi nobiliari. Ma anche i centri minori offrono interessanti itinerari per un turismo a sfondo culturale: lo stesso Monticelli d'Ongina, borgo tipicamente padano dove si può ammirare un castello quattrocentesco con mirabili affreschi; Castell'Arquato, un pittoresco paese medievale con basilica romanica, torri viscontee, palazzo pretorio, raggruppati attorno alla piazzetta principale. Ci sono anche importanti affreschi, preziose opere d'arte, fra le quali un « pagliotto » bizantino che rappresenta un cenacolo. Omero Marraccini Gorino. Un vecchio faro, una barca di pescatori, una selva di canne alla foce del Po: un tipico paesaggio della Bassa

Persone citate: Crespi, Gianfranco Crespi, Isola Serafini, Monticelli