Comincia in assise a Genova il processo per l'attentato fascista al Torino-Roma di Paolo Lingua

Comincia in assise a Genova il processo per l'attentato fascista al Torino-Roma Soltanto per caso fu evitata una strage sul "direttissimo,, Comincia in assise a Genova il processo per l'attentato fascista al Torino-Roma Da martedì in giudizio, con i complici, Nico Azzi, impiegato di 23 anni, del gruppo neonazista "La Fenice" - Gli scoppiò tra le gambe la cartuccia con la quale innescava sul treno una potente bomba a orologeria - Prima il giovane, tra i passeggeri, aveva ostentato opuscoli della sinistra extraparlamentare (Dal nostro corrispondente) Genova, 8 giugno. Nico Azzi, l'impiegato milanese aderente al gruppo di neofascisti della « Fenice », arrestato il 7 aprile dell'anno scorso a Santa Margherita sul direttissimo Torino-Roma dopo il fallito attentato dinamitardo al treno, comparirà insieme con i suoi complici martedì 11 giugno dinanzi alla corte d'assise di Genova. I difensori di Azzi e dei suoi compagni Francesco De Min, Mauro Marzorati e il latitante Giancarlo Rognoni hanno cercato di rinviare il dibattimento all'autunno, temendo che i recenti, tragici fatti di Brescia e di Rieti possano influenzare negativamente nei confronti dei loro as- sistiti la giuria popolare: il presidente della corte d'assise Vito Napoletano, lo stesso magistrato che ha diretto i processi contro la banda del XXII Ottobre e di Lorenzo Bozano, è stato irremovibile. Anche l'obiezione, mossa da polizia e carabinieri, di rinviarlo per gravi motivi di ordine pubblico (contemporaneamente a Genova, in tribunale, è previsto un processo a carico d'un gruppo di extraparlamentari di sinistra) non è stata raccolta dal dottor Napoletano, il quale ha accelerato le operazioni di estrazione a sorte dei giurati. Sembra che manchino soltanto due nomi per completare la rosa che dovrà sedere in giudizio e seguire tutto il dibattimento. Le previsioni, in particolare per Azzi, non sembrano buone: il giovane neofascista ha dovuto sostituire alla vigilia del giudizio, pochi giorni fa, il suo collegio di difesa: per dissensi con i suoi legali, Ugo Failla e Gianni Meneghini, ha rinunciato al loro patrocinio e sarà difeso dall'avvocato spezzino Gianfranco Corradino. Marzorati sarà assistito dagli avvocati Mario Gregorio e Gino Ean- I di; De Min sarà difeso dal l'aw. Silvio Romanelli (il legale di Bozano) e dall'avv. Celeste di Milano; il contumace Rognoni sarà rappresentato dall'avv. Cesidio De Vincentiis di Genova. Il ruolo di pubblico ministero sarà sostenuto dal sostituto procuratore della Repubblica Carlo Barile, il magistrato che ha condotto per primo le indagini e che ha svolto tutti gli interrogatori preliminari di Azzi. Nico Azzi, 23 anni, doveva collocare, secondo un piano ben preciso elaborato in alcune riunioni con altri aderenti al movimento neonazista « La Fenice » ( che per un certo periodo ebbe anche una rivista omonima diretta dal 'Rognoni), nella toilette del direttissimo Torino-Roma un ordigno che doveva esplodere mentre il convoglio attraversava una galleria. La deflagrazione della bomba a orologeria — formata da due « pani » di tritolo di mezzo chilo ciascuno — secondo quanto hanno stabilito successivamente i periti nominati d'ufficio dalla procura avrebbe provocato, appunto in galleria, una strage: potevano morire cinquanta o sessanta persone. Nico Azzi e Mauro Marzorati erano partiti da Milano sull'auto di De Min con l'esplosivo. De Min li accompagnò sino a Pavia: aveva il compito di attenderli al ritorno: i due dovevano scendere dai treno a Santa Margherita o a Rapallo e rientrare a Milano in serata. Azzi e Marzorati salirono in treno a Pavia, quindi scesero alla stazione Principe di Genova e salirono sul direttissimo Torino-Roma. Nello scompartimento ostentarono opuscoli e giornali della sinistra extraparlamentare: l'intenzione era di far ricadere sugli estremisti di sinistra la responsabilità dell'attentato. Azzi aveva l'incarico di innestare il « fulminante » nell'ordigno a orologeria e di collocare la bomba nel cestino della toilette del treno. Forse poco abile a maneggiare esplosivi, commise un errore: la cartuccia gli esplose tra le gambe, appunto nel gabinetto, mentre il convoglio lasciava Genova. Azzi, allora, gettò fuori dal finestrino i due pani di tritolo e cercò di passare inosservato. Era però gravemente ferito, perdeva sangue. Fu notato da alcuni passeggeri e dal personale del treno. Nonostante cercasse di evitare il fermo, fu fatto scendere alla stazione di Santa Margherita e consegnato alla polizia ferroviaria. Il direttissimo ven- j ne fermato e perquisito: gli ! agenti trovarono le tracce dell'esplosione nella toilette imbrattata di sangue. La potizia scoprì lungo la linea fer-! roviaria il tritolo di cui il | giovane aveva cercato di sbarazzarsi. Azzi, dopo le prime febbrili indagini, fu trasferito all'infermeria del carcere di Marassi: sulla base d'una agendina che gli era stata sequestrata, e di alcune sue ammissioni, furono arrestati a Milano Mauro ivr-trzorati di 20 anni e Frances > '< Franz » De Min di 23 anni. Nel frattempo a Milano c'erano stati i gravi incidenti provot/n'I da una manifestazione non autorizzata promossa dal msi, nel corso dei quali l'agente di p.s. Antonio Marino fu ucciso con una bomba a mano. Successive indagini confermarono che la « mente » e l'ideatore del progetto dinamitardo era Giancarlo Rognoni, 29 anni, amico dell'on. Servello, ex « federale » del msi di Milano, e leader del gruppo « La Fenice ». Rognoni era stato l'ideatore del piano e riteneva che l'attentato avrebbe provocato in Italia un'ondata di reazioni di sdegno — come per la strage di piazza Fontana — tale da favorire « un colpo di Stato militare, sul tipo di quello greco ». La frase tra virgolette è una delle prime affermazioni di Azzi. Rognoni, però, per quanto braccato dalla polizia e dai carabinieri di Genova e di Milano, riusci a riparare in Svizzera, dove fu arrestato l'anno scorso. Il capo della « Fenice », aiutato dall'organizzazione che sostiene Junio Valerio Borghese, non è stato estradato data la natura « politica » del suo reato e attualmente vive tra Ginevra e Losanna, dove riceve visite da parte della moglie e dei « camerati » italiani. Nel corso dell'istruttoria che è stata svolta dal giudice Giovanni Grillo, forse preoccupato della propria posizione processuale, Azzi ha zexcato di alleggerire le proprie responsabilità: ha detto in un primo momento che Rognoni non intendeva far saltare il treno, ma voleva compiere un gesto dimostrativo. Avrebbe avvertito le autorità di polizia e ferroviarie in tempo per bloccare il direttissimo e impedire l'esplosione. Poi ha modificato questa veisione, dicendo che nella prima telefonata che doveva essere fatta alla polizia e ai giornali gli attentatori avrebbero detto di appartenere al gruppo « XXII Ottobre » e avrebbero chiesto la liberazione di Rossi e compagni. Queste nuove versioni dei fatti sono per il giudice istruttore « prive di ogni minima consistenza ». Azzi e compagni avevano l'intenzione di compiere un « eccidio spaventoso » (l'espressione è del magistrato) per provocare addirittura un mutamento istituzionale. Per questo, il giudice Grillo ha rinviato i quattro a giudizio per « strage ai fini di attentare alla sicurezza dello Stato », reato per il quale l'art. 285 del codice penale prevede la pena dell'ergastolo. Paolo Lingua f A II neofascista Nico Azzi