Il governatore Carli

Il governatore Carli PERSONAGGI ITALIANI DI CUI SI PARLA Il governatore Carli "Non possiamo agire come un Paese che, invece dei suoi cittadini, tassa quelli delle nazioni vicine" Roma, giugno. Nel salone elove mi trattengo per alcuni minuti in attesa, ci sono tre bellissimi arassi fiamminghi. Uno rappresenta, come spiega il cartello, Diana che « innanzi al Consiglio degli Dei chiede la verginità perpetua ». Mi pare che il quadro possa essere interpretato anche in senso allusivo: che so, gli italiani che domandano al governatore della Banca d'Italia il miracolo economico perenne. Dietro la scrivania di Guido Carli c'è un dipinto che raffigura il povero San Sebastiano trafitto dalle frecce. Può illustrare anche la posizione scomoda di chi deve resistere all'assalto dì tutti: ognuno lancia la sua proposta, o la sua richiesta. Carli ha sessant'anni, la faccia scavata, l'occhio fisso e attento: ricorda certi tormentati protagonisti dei film francesi. Parla a scatti, lascia delle pause per la riflessione. Se racconta una storiella (gli attribuiscono, fra l'altro, il gusto delle barzellette e la saltuaria lettura di Topolino;, imita voci e accenti dialettali. Ha due figli, maschio e femmina, e quattro nipoti. E' sempre stato, fin da studente, un prodigio. Nuota e va in barca a vela, lavora dodici ore ogni giorno, saltando la domenica. Nessuno discute la sita competenza. Non dà ascolto alle chiacchiere, non polemizza: un cronista gli ha attribuito perfino l'uso riservato della piscina del Foro Italico. Tra le molte domande che gli ho fatto, mi ha pregato di saltarne tre o quattro « per non buttare altro olio sui fuoco ». Trascrivo il nostro dialogo, che si è protratto per un paio d'ore, interrotto solo da una lunga telefonata. Dottor Carli, come va? Lei è sempre, così qualcuno l'ha definito, « il signor Resisto », o è pronto a mollare? «La mia posizione si de- duce. senza possibilità di equivoco, dalle cose dette durante l'assemblea: abbiamo indicato soluzioni alternative, in assenza delle quali abbiamo precisato il nostro atteggiamento, e crediamo che ciò risponda al nostro dovere. Non possiamo continuare a comportarci come un Paese che, invece dei suoi cittadini, tassa quelli delle nazioni confinanti. Non si può andare avanti. Se tutti gli italiani, presi nel loro insieme, spendono più di quello che guadagnano, ci deve essere anche qualcuno che guadagna più di quello che spende: ma purtroppo, vive oltre le nostre frontiere. Chi ha petrolio, esige più prodotti: o tu consegni, o niente greggio. L'ultimo gradino « Abbiamo raggiunto l'ultimo gradino: o tutti capiscono, o non c'è nulla da fare. Bisogna spiegarlo. Dice press'a poco un personaggio di Dickens, il signor Mickawer: " Per chi incassa venti sterline, e ne spende mezza di meno, felicità; ma per chi ha lo stesso introito e ne spende mezza di più, miseria ". No, io non lascio: se il mio programma non va, mi invitino, e tolgo il disturbo ». Chi ha messo in giro la voce delle sue dimissioni? « E' ricorrente. D'altra parte, sono qui da quattordici anni, ed è anche ovvio che stia sulle scatole a tanta gente, e se ciò non fosse vorrebbe dire che non ho sbrigato il mio compito ». Lei è diventato il bersaglio di molti attacchi: sinistra e destra. Dicono che da quando è entrato in questa stanza è il vero ministro del Tesoro. « Ecco uno dei modi nei quali trova compiacenza lo spirito qualunquista ». Dicono che ha commesso molti sbagli e poi li ha addossati ai vari governi. « Non credo di avere ad- debitato nulla: d'altra parte se fosse vero che si sono compiuti tanti errori, la colpa sarebbe di tutti, compreso il Parlamento e l'opposizione, perché non mi hanno cacciato via. Ecco: non avrebbero dovuto lasciarmi qui ». Perché non si è opposto | alla trovata del pensiona- ! I 1 i mento anticipato dei superburocrati, che è un episodio indecente? Chi l'ha permesso o voluto? « Vede, il solo fatto che lei mi ponga questo interrogativo significa che si è perduto il senso dei limiti, che in fondo alla nostra anima è nascosta l'immagine di quel signore che tanto fa e pensa sempre a tutti noi. che non ci si ricorda che viviamo in una società pluralistica, con molti centri di potere, che sì devono contrapporre ed equilibrare. Questa Italia non ha ancora conquistato la coscienza che ognuno la amministra un poco. Io posso provvedere a una sola cosa: restringere il credito. E lo faccio ». Insomma, lei non pensa di avere delle responsabilità, qualcosa che si sarebbe potuto fare in modo diverso, o addirittura meglio? « Sono molto imbarazzato. Quali sono gli elementi che hanno caratterizzato l'ultima parte degli Anni Sessanta, o il periodo più recente? Pruno: processo di redistribuzione dei redditi fra produttori di materie prime e produttori di manufatti, con slittamento a favore dei primi, mentre nel corso degli Anni Cinquanta la relazione era mantenuta costante, e in certi periodi a vantaggio dei manufatti. Secondo: analogo processo di redistribuzione dei redditi all'interno dei singoli Paesi, con assegnazione di quote maggiori ai dipendenti, cioè con un aumento dei costi di lavoro. Terzo: aspirazione a una diversa composizione qualitativa della domanda: cresce quella di impieghi sociali. « Sarebbe stato necessario compiere uno spostamento nella divisione delle risorse, ma mentre crescevano gli impieghi sociali continuava no anche ad espandersi i consumi individuali, che avrebbero dovuto invece essere contratti. Ma non è questo il modo di riproporre la politica dei redditi? Così si accresce un sistema in cui si dilatano ì disavanzi del settore pubblico, a parità di risorse si pone il problema: rifiutare il soddisfacimento delle esigenze del settore pubblico o di quello della produzione. Il settore pubblico assicura l'istruzione, la protezione e tutti gli altri servizi. E' il mio dramma. Potevo un giorno dire: la Banca d'Italia non finanzi il Tesoro? Sì, ma non era un atteggiamento da grande commesso, ma per chi vuole conquistare una facile celebrità ». Lama le imputa di non volere le riforme. E' vero? E perché? « E' metà vero e metà no. Perché chi sta in questo posto e svolge la propria funzione con un minimo di passionalità, vuole in prima linea due cose: non perdere le riserve valutarie, ed eventualmente accumularne, vedere che i prezzi non salgono o salgono poco, e possibilmente meno che nei Paesi vicini. Per ottenere questo risultato è evidente che un * e o i : o - o e e a i e . e i . a e n a l i , , . e ? e n i , : n n a e : o o , i a i e ea i i l i : o e a ba ri a. a l n e e eoE o. onsie nelseo n governo conservatore e, se vuole, un po' rispettabilmente ^azionario, è quello che ti mantiene nella condizione più agevole per centrare i due obiettivi indicati. « Ma non è vero per l'altra metà, perché la mìa aspirazione sarebbe stata quella di poter dare un minuscolo contributo a trasferire l'Italia, in senso moderno, all'avanguardia del progresso civile, secondo i modelli che gli uomini della nostra generazione avevano vagheggiato in questo dopoguerra. A mia volta ritorco l'accusa: è mancata una opposizione capace di svolgere il ruolo che è quello proprio di una democrazia efficiente, cioè capace dì proporre le soluzioni che avrebbero dovuto essere applicate in alternativa ». Ma lei non sarebbe per caso disposto, come hanno scritto, a fare il governatore anche coi comunisti al governo? « Io ho servito lealmente questo sistema, non ne posso servire un altro. La mia ambizione sarebbe stata contribuire a migliorarlo u.i po', forse non ci sono riuscito, ma mi ostino a credere che sia possibile, e che i più giovani siano capaci di farlo ». Prima la caduta della lira era strisciante, adesso precipita. Lei ha suggerito ciò che bisognerebbe fare, ma non tutti sono d'accordo. Sostengono che il prezzo più forte lo pagano sempre i più deboli. « E' una verità inoppugnabile, perché i deboli sono i più. Bisogna però far sì che mentre pagano siano convinti che ciò serve a salvare qualcosa alla cui sopravvi- \ venza sono interessati ». Uno pseudonimo Dicono che lei scrive con uno pseudonimo: Bancor. E il dottor Carli smentisce. Ma che rapporti ci sono tra voi due? Certo, di molta comprensione. « Chi afferma che, per esprimere un pensiero, mi nascondo dietro un falso nome, mi offende. Che uno scrittore possa avvalersi di * j uno pseudonimo è un diritto che nessuno può contestare, che dietro quegli articoli possano talvolta confluire anche certe mie idee, e talvolta quelle di altri, è un fatto la cui responsabilità è da attribuire soltanto a chi redige il pezzo, ed è cosa che non posso impedire». Anche suo padre era uno studioso di economia: che cosa ha imparato da lui? « Mio padre era dì origine nazionalista e io una certa dose di nazionalismo addosso ce l'ho ancora. Se l'espressione non facesse sorridere, io amo questo Paese. Credo che mi si farà l'onore di credere che se andassi altrove guadagnerei di più dì quello che percepisco qui, e con ciò non intendo dire che è poco ». Lei è sempre stato un primo della classe: tutti 8 e 9 in pagella, laurea con 110 e lode. Adesso che voto si darebbe? « Sono ancora rimasto un po' un primo della classe: però ero uno che aiutava i compagni ». Lei ha detto, o gliel'hanno attribuito, usando un linguaggio automobilistico, che lavora di « punta e tacco »: ma non si rischia di imballare il motore? «Non l'ho mai detto, me I l'hanno fatto dire. Sono espressioni che non mi piacciono. Però è una banalità che ha senso perché la politica monetaria è fatta dì accelerazioni e frenate; è una politica rozza, su questo anche non c'è dubbio ». Se fosse un operaio o un impiegato, in questa situazione che cosa farebbe? « Protesterei ». E se fosse un industriale? « Protesterei ». O un politico? « Protesterei ». Come vanno gli altri? Chi sta meglio o peggio di noi? « Per rispondere, dovrei I dirle dove andrei a vivere. Probabilmente farei molti ; giri, poi ritornerei qui ». Tempo fa lei dichiarò che ci sono anche in Italia cose che funzionano: citò le au- j tostrade e l'Alitalia. Due e- | sempi che non reggono più. ! Ne ha qualche altro più ro- ' busto? i « Prese a piccoli pezzi, ritengo siano innumerevoli le cose che marciano: non comincia a funzionare anche j ima stampa più europea? ». | Chi ha combinato più I guai? Governo, sindacati, | Confindustria, Banca d'Ita| lia? I « Ognuno ne attribuisce di ; più agli altri perché i nostri ! fini non coincidevano. Il \ problema è quello di costrui| re un sistema di obiettivi ! conciliabili tra loro, un pro\ blema di sintesi politica, , cioè di sintesi senza aggettivi, di cui può essere capace i chiunque. Una volta, ad una ; assemblea di banchieri interI nazionali, a qualcuno che si i lamentava perché in Italia I la democrazìa mostrava se! gni di degenerazione risposi | che probabilmente per co( noscere i mali della demo; crazia occorre più democra! zia ». Il ministro Gullotti ha i detto che Guido Carli legge i ogni anno una relazione in cui critica il Carli dell'anno precedente. Condivide? : « Non penso sia così, co\ munque sarebbe un bell'eloI gio, uno che invecchia ed è ì sempre capace di giudicarsi; | non è un caso da niente ». Una sua frase: « Il nostro : governo predilige i provve| dimenti che sono utili a po| chi ». « Ma non è un po' vero di tutti ì governi? Ecco la necessità del controllo dell'opinione pubblica ». C'è qualcuno cui lei vorrebbe assomigliare? « Mia madre, una donna semplice, che è rimasta sempre piena di entusiasmo, di curiosità, di gioia di vivere». Quando si farà un bilancio di quest'epoca travagliata, che cosa vorrebbe che dicessero di lei? « Non è stato un eroe, ha fatto la sua parte ». Enzo ma Biagi I dP; gccj t| s! N' bi tcmj i| I g| C| lI ; p! f\ p| r! c\ b, cvi c; aI ni lI l! g| c( n; c! zi di ocp: \ mI gì s| n Il governatore della Banca d'Italia Guido Carli: nell'occhio del ciclone (Foto Team)

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