Esposti vantava alte protezioni di Francesco Santini

Esposti vantava alte protezioni Esposti vantava alte protezioni (Nostro servìzio particolare) Roma, 6 giugno. Una mole di materiale, dai ritagli di giornale ai rapporti riservati degli uffici politici delle questure di tutta Italia, è stata esaminata nelle ultime 48 ore dal dottor Santillo, nel suo nuovo ufficio del Viminale. Smantellata dal ministro Taviani la direzione «Affari riservati», spetta ora al «Centro antiterrorismo», istituito in gran fretta sabato scorso, di riordinare i fili sull'eversismo nero per adempiere il compito sino ad oggi mancato: collegare i gregari ai mandanti, risalire l'onda del «sambabilìsmo» per giungere agli «insospettabili», i finanziatori, gli organizzatori occulti del traffico d'armi. Dieci giorni fa, la strage di piazza della Loggia, giovedì dell'altra settimana il conflitto a fuoco con gli ultras accampati nel Reatino: «L'inchiesta sembra giunta ad un punto morto è lontana dal coagularsi». Il giudizio di frammentarismo è espresso al ministero degli Interni, dove si ricorda la denuncia di Fanfani che ha parlato di «disegni radicali» che mirano a «sconvolgere i liberi ordinamenti e a minare, alla radice, Repubblica e democrazia». E Fanfani aggiungeva severe critiche ai pubblici poteri, ai «custodi delle patrie libertà non sempre vìgili, pronti, incisivi». Due vicequestori di Brescia sono stati fatti saltare da Taviani, i vertici della polizia sono stati ristrutturati, ma a Brescia soffia il vento del pessimismo e gli ambienti politici cittadini hanno espresso il parere che, rimuovendo i vicequestori Purificato e Dimanate, il ministero abbia voluto offrire all'opinione pubblica due capri espiatori. Da Milano si è appreso che Giancarlo Esposti, il quale, sempre, con i suoi amici aveva vantato «alte protezioni» e «garantite immunità» prima di imbarcarsi sulla «Land Rover» avrebbe detto in famiglia, alla sorella Pia: «Parto per l'ultimo campo, siamo stati mollati, ci hanno tradito». A chi si riferiva il mercenario nero ucciso a pian di Corvino dal maresciallo Filippi, partito all'alba dalla caserma di Rieti nel più assoluto silenzio radio, armato, sembra, di un fucile di precisione fuori ordinanza, con mirino telescopico? Lo accerterà l'indagine nei prossimi giorni, assicurano al ministero dell'Interno, dove grande risalto viene dato all'inchiesta dell'ufficio politico della questura di Roma che ha portato il magistrato Occorsio a firmare in due giorni 12 ordini di cattura contro gli eredi di «Ordine nuovo», sei dei quali sono, però, introvabili perché fuggiti in tempo. Molto si puntava nei giorni scorsi sull'arresto di Fuma- galli; grande importanza veniva attribuita all'interrogatorio-fiume di Degli Occhi, l'avvocato milanese che alle manifestazioni di piazza della «Maggioranza silenziosa» della Lombardia si presenta avvolto nel tricolore. A loro si era giunti con l'arresto e il comportamento processuale del fascista Kim Borromeo, e su questa prima accusa si era innestata, per poi essere subito ritrattata, la deposizione, a Rieti, del giovanissimo Danieletti. Ma dietro il giro dei quattrocento milioni a disposizione del piano «Stella del mar», dietro il movimento «Italia unitari e il rigurgito di «Ordine nero» c'è una ragnatela di collusioni e di complicità che 1 ex agente dei servizi segreti americani, Carlo Fumagalli, aveva intessuto con la presunzione di avere in mano «protezioni» e «garanzie». In realtà sarebbe stato il primo ad essere sacrificato da chi ha ritenuto di doversi ritirare nell'ombra e coprirsi dinanzi all'imprevisto: così si sostiene a Milano. Nessun passo avanti è stato fatto dalla magistratura per arrivare ai finanziatori delle squadre nere. C'è, però, l'on. Balzamo, deputato socialista di Brescia, che ha denunciato svdl'Avanti! il «padronato nero» della sua città, i cui nomi sono stati pronunciati anche nel Consiglio regionale della Lombardia nel corso di una seduta straordinaria. Balzamo è arrivato a dire: «Ciascuno di questi padroni ha un proprio gruppo neofascista armato che adopera, tra l'altro, anche come polizia privata per intimidire e minacciare gli operai durante gli scioperi». La denuncia va ancora più in là con una documentazione precisa: «Questi stessi padroni — ha aggiunto Balzamo — hanno autorizzato, mesi or sono, il sindacato fascista bresciano — la Cisnal — a diffondere una circolare riservata alle varie federazioni del movimento sociale, nella quale si invitavano i federali missini a reclutare disoccupati da inviare a Brescia, purché iscritti al movimento sociale, perché ad essi sarebbe stato assicurato il lavoro in fabbriche di industriali amici». Il segreto istruttorio che molto ha lasciato trapelare dalle sue maglie spappolate nei giorni scorsi, nulla ha fatto sapere su questa denuncia e su che cosa sia stato finora fatto in questa direzione. «Abbiamo sventato un colpo dì Stato» ha dichiarato il giudice Arcai, ma nulla ha detto sui mandanti; ed in contrasto con quanto ha dichiarato il magistrato di Rieti, Lelli, il giudice bresciano Lisciotto ha aggiunto: «Non abbiamo elementi per dire che gli ultras di Rieti siano i terroristi di piazza della Loggia». Non raggiunti i mandanti, ignoti gli esecutori materiali della strage, l'indagine su piazzale della Loggia sembra arenata, spezzettata in tutto il Paese. A Milano, intanto, i «sambabilini» tornano a circolare, a lanciare manifestini nei quali giurano di vendicare il camerata ucciso, a spedire lettere per far risuscitare il cadavere dell'Ovra. Francesco Santini