Dissensi tra i magistrati sui legami Brescia-Rieti di Liliana Madeo

Dissensi tra i magistrati sui legami Brescia-Rieti Dissensi tra i magistrati sui legami Brescia-Rieti Secondo il dott. Lisciotta (Brescia) sarebbe "inequivocabile l'estraneità dei terroristi di Rieti alla strage di Brescia" - Il dott. Lelli (Rieti) si è detto bruscamente "non d'accordo con lui" - Le tappe dei terroristi neri Gli accusati: Siamo i pesci piccoli, guardate in alto (Dal nostro inviato speciale) Rieti, 3 giugno. Agenti in borghese presidiano in forze il palazzo di giustizia, impedendo l'accesso al pubblico. I carabinieri del Nucleo investigativo si sono resi irreperibili. Il sostituto procuratore Lelli evita con uno stratagemma di incontrarsi con i giornalisti per fare il punto sulle indagini. Telefonate tempestose corrono tra le procure di Rieti, Milano, Brescia e l'ufficio affari riservati del ministero dell'Interno. Sono i segni esteriori di una profonda inquietudine che da stamane serpeggia tra le persone impegnate a fare luce sugli «ultras» sorpresi giovedì scorso sul Piano di Rascino, tra l'Abruzzo e il Lazio. Tutto lascia pensare che qualcosa di grosso stia per venire alla luce, a Rieti e, di rimbalzo, nelle città del Nord, dove si dipana la «trama delle piste nere». Il primo fatto di rilievo della giornata è una netta divergenza di vedute tra i magistrati che hanno interrogato i tre fascisti rinchiusi nelle carceri di Rieti: quelli venuti da Brescia, che indagano sul capitolo «Sam»-Fumagalli, e il dottor Lelli, cui compete l'inchiesta per i reati compiuti nel capoluogo reatino. Ripartendo per il Nord, il sostituto procuratore Lisciotta ieri sera aveva rilasciato all'inviato del quotidiano fascista II Tempo una dichiarazione ripresa poi dall'Ansa, secondo cui sarebbe «inequivocabile l'estraneità dei terroristi di Rieti alla strage di Brescia». Un giudizio evidentemente troppo sbrigativo agli occhi del dottor Lelli, il quale, interrogato a proposito, ha evitato di aprire una polemica con il suo collega, ma si è detto bruscamente «non d'accordo con lui». Al vaglio del magistrato sono molti i punti ancora oscuri sugli spostamenti, le intenzioni, i collegamenti del gruppetto di fanatici che erano venuti a rifugiarsi tra questi monti, e la meccanica stessa dei fatti che hanno condotto alla scoperta del loro campo, alla sparatoria fra i carabinieri impegnati nell'operazione e a Carlo Esposti rimasto ucciso nello scontro. In particolare c'è un vuoto di circa venti ore da colmare nella giornata del commando fascista, iì 28 maggio, quando avvenne la strage di Brescia. Sono stati dettagliatamente ricostruiti gli spostamenti del gruppo per tutto il periodo che va dal 9 al 27 maggio, da quando partono da Milano — già carichi di armi ed esplosivi — a quando arrivano nella campagna reatina, dove vengono notati da più persone (a Borgorose, un comune nella Valle del Salto, dove risiedono fedelissimi di Valerio Borghese e dove d'estate, in passato, si sarebbero tenuti campi di addestramento paramilitare, il DTntino sarebbe stato riconosciuto da persone che ricordavano di averlo già incontrato l'anno scorso). Ma il 28 maggio, secondo il racconto del Danieletti e del DTntino, Danieletti ed Esposti vanno a Roma e rientrano in serata. Avrebbero usato la moto «Benelli» e sarebbe andati a comprare la tenda, che non avevano. L'acquisto l'avrebbero fatto a Porta Portese. Ora: il mercato di Porta Portese c'è solo la domenica, nelle rivendite aperte nei giorni feriali non esiste la tenda che i campeggiatori avevano, altre tende non sono state trovate in loro possesso. Possono i due aver raggiunto Brescia e aver posto il micidiale ordigno in piazza della Loggia? E' l'interrogativo a cui il sostituto procuratore Lelli cerca di dare una rispo sta. Si verificano tutte le indicazioni che potrebbero costituire un alibi per il Danieletti. Si effettuano controlli all'aeroporto di Fiumicino. Si vuole accertare se i due si sono spostati in aereo, fino a Milano. E' una traccia, che le indicazioni che gli stessi terroristi hanno prospettato, e ii magistrato giustamente non trascura nessuna pista che possa condurre a scoprire i responsabili di quel sanguinoso episodio. Ci sono dichiarazioni rese dagli imputati che hanno già avuto più ampie ripercussioni. Essi hanno parlato. Di certo non hanno detto tutto quello che sanno e hanno scaricato troppe responsabilità sulle spalle dell'Esposti. Ma hanno fatto nomi importanti, hanno ammesso che erano diretti verso la Calabria dove possono contare su una base locale solida e dove — oltre che in Valtellina — avevano in mente di compiere attentati. «Noi siamo i pesci piccoli e voi prendere solo gente del nostro rango — avrebbe detto il DTntino a un brigadiere I . ' I I dei carabinieri del nucleo investigativo di Brescia — Guardate più in alto. Guardate più in alto». Avrebbe dato precise spie-1 gazioni sulla scala gerarchica ] che sta al disopra dei «pesci I piccoli». Avrebbe parlato dijFumagalli come di un capo i «esecutivo». Avrebbe indicato, • fra i finanziatori, il capo della maggioranza silenziosa, l'av- vocato Degli Occhi, il quale ; ' avrebbe versato al Fumagalli 400 milioni (che infatti sono stati trovato in casa del capo delle Sani). Davanti al giudi- I ce Arcai, poi il ragazzo avreb-1 . ' be ritrattato tutto. «E' vero\ I che l'ho detto — avrebbe I spiegato —. Ma l'ho /atto sor¬ -1 to la minaccia di un mitra a ] puntato». Una giustificazione i I accolta solo in parte dal maijgistrato: da Rieti infatti sa-jo i rebbe partita la richiesta di i , • convocazione del legale mila- ! a nese. ! - Delle indagini compiute og- ! e ; gì si ha un lungo elenco, forse ì ' incompleto. Sono state trova-1 te nelle abitazioni di due j esponenti missini di Rieti ar- mi e una radio rice-trasmit- i o o i- tente. E' stata rinvenuta, in una grotta presso Fonte Cerro, una fossa con resti umani di decine di persone e accanto oggetti e monete recenti. Fra i documenti di Esposti è venuta fuori una tessera della Pide, la polizia portoghese. C'è poi un capitolo a parte, l'interrogatorio, protrattosi per cinque ore e mezzo, del maresciallo dei carabinieri Fi liPPi, il tiratore scelto che ha ucciso Giancarlo Esposti, sembra con un fucile di preci sione. Liliana Madeo Rieti. I carabinieri continuano le perlustrazioni nella zona di Petrella Salto (Ansa)

Persone citate: Degli Occhi, Fumagalli, Giancarlo Esposti, Lelli, Valerio Borghese