Scintillo, uomo d'azione capo dell'antiterrorismo

Scintillo, uomo d'azione capo dell'antiterrorismo Questore di Torino da cinque mesi Scintillo, uomo d'azione capo dell'antiterrorismo Va a Roma per ricoprire il difficile incarico - "Perseguiremo le centrali della violenza ovunque si trovino" - Ha dominato la sommossa di Reggio: "Ma già prima i bombardieri fascisti erano all'opera" « Martedì mattina sarò a Roma ». Emilio Sanllllo, questore di Torino negli ultimi cinquimesi, ha appena appreso di essere stato nominato capo del « Coordinamento informa/inni e azione antiterroristica », un centro di nuova istituzione alle dirette dipendenze del capo della polizia Zanda Loy. Ricevendoci nel suo studio tradisce una certa emozione, cstrae lentamente da una grossa scatola un sigaro gigante, lo accende e scompare per un istante in una nuvola di fumo. Ha 56 anni, ma ne dimostra di meno nonostante I capelli grigi. Sari, per effetto dell'abbronzatura, il taglio perfetto dell'abito « manageriale », l'attivismo che contraddistingue la sua giornata di lavoro. E' preoccupato per il nuovo incarico? Sorride, sorvolando le insidie della domanda. « Non posso dire nulla, devo prima parlare con il capo della polizia, sapere quali sono le direttive del governo ». Ma come sarà fermato il « centro antiterrorismo »? « Si tratta in pratica di crearlo di sana pianta, sul piano investigativo intendo». Ripete quello che i giornali hanno già scritto sull'argomento: « Sarà un'organizzazione tipo Criminalpol ». E sul plano politico? Sarà la volta buona per superare i contrasti, i conflitti fra le varie polizie, per recuperare il tempo per- • duto? Santino ncn si sbilancia (« non tocca a me parlare di que- | sto», fa capire). Fra una tirata' di sigaro e l'altra si lascia sfug- | gire: « Perseguiremo il terrorismo di qualunque tipo, anche se ora è quello nero alla ribalta ». Da 20 anni nell'amministrazione della pubblica sicurezza, già ufficiale di cavalleria, Santino è noto da sempre come uomo d'azione. A Roma ha diretto la squadra mobile, prima di diventare questore vicario. Poi è stato questore di Reggio Calabria, durante la sommossa ha dominato una situazione incandescente. Portano il suo nome numerose operazioni antimafia, spesso volte ad accertare le responsabilità nei sequestri di persona. Questore a Genova dal 1" ottobre '72, ha condotto una spietata guerra alla delinquenza. Forte di queste esperien- z2 giunse a Torino nel dicembre scorso. « Qui ho trovato grande collaborazione — dice — ed ho lavorato con passione. Mi dispiace lasciare questa città». Traccia un rapido bilancio della sua attività: «Il problema maggiore è la prevenzione della criminalità, bisogna disturbare la delinquenza, tenendola sempre sotto controllo. Abbiamo rimpatriato 780 persone, sbandati, senza lavoro, disperati che potenzialmente possono sempre diventare braccia per la delinquenza. Su nostra richiesta il prefetto ha ritirato circa 400 patenti a pregiudicati. In tal modo si riesce almeno a rendere più difficile la loro attività. Abbiamo istituito squadre di controllo per i sorvegliati speciali, denunciato 350 persone alla magistratura per la sorveglianza, potenziato le squadre antirapina. I risultati si vedono. Da una media di 5 rapine e scippi al giorno siamo scesi sulle 3-4 settimanali ». Contro 1 delinquenti comuni Santillo ha applicato con successo le tecniche già sperimentate nella lotta alla mafia. Con il terl rorismo nero dei «boia chi motI la» si è scontrato a Reggio Calabria. Gli ricordiamo i giorni della rivolta e lui, tirando via I il sigaro dalla bocca: « Già prima erano in azione i bombardieri fascisti, una lunga serie di episodi. Gettarono una bomba anche contro la questura, prendemmo due di Avanguardia nazionale, furono condannati». Improvvisamente s'accorge che ha derogato alla regola del silenzio, che il discorso potrebbe slittare su considerazioni politiche, con tutti gli addentellati sulle responsabilità, i ritardi delle incheste, le divergenze di opinioni e comportamenti fra le diverse polizie e fra i magistrati. Si interrompe, accarezzandosi i baftetti ben curati. Uomo di polso e al tempo stesso « filosofo » alla maniera napoletana (è nato a Santa Maria Capua Vetere) Santillo si prepara a lasciare Torino per un compito molto arduo. Dovrà contribuire a gettare le basi di un organismo che coordini gli sferzi della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza per agire in permanenza contro le centrali dell'eversione, a presidio delle istituzioni demecratiche. Non sembra intimorito dall'importanza dell'incarico; è abituato ad affrontare situazioni d'emergenza. I collaboratori amano raccontare un episodio della sua permanenza in Calabria. « Si conquistò il rispetto dei mafiosi sfidandoli sul loro terreno, andandosene a caccia tutto solo per l'Aspromonte. Passava fra le raccoglitrici d'olive con fucile in spalla, facevano finta di non vederlo. Lui appoggiava una moneta nell'incavo di un albero, poi prendeva la mira da lontano e sparava. I contadini andavano poi a verificare se la moneta era bucata, la voce si spargeva. Così dimostrò di non aver paura. E' un uomo fatto così: deciso, inflessibile. Ma anche imparziale. E' abituato a fare il suo dovere, senza compromessi ». a. d. v. II questore Emilio Santillo lascia Torino dopo 5 mesi

Persone citate: Emilio Sanllllo, Emilio Santillo, Santillo, Sari, Zanda Loy