Parigi:primo incontro tra Giscard e Schmidt

Parigi:primo incontro tra Giscard e Schmidt Verso la "distensione,, fra i due Paesi Parigi:primo incontro tra Giscard e Schmidt Il neopresidente francese rivendica "una politica d'indipendenza e d'autonomia" - Il nuovo ministro degli Esteri Sauvagnargues | serie di misure (Dal nostro corrispondente) Parigi, 50 maggio. La politica « giscardiana » compie domani il primo passo importante. Il nuovo preside»I te francese incontra a Parigi ' il cancelliere tedesco Helmut Schmidt (atteso nel tardo pomeriggio), per affrontare con spirito diverso la divergenza franco-tedesca, l'ipotesi di un rilancio europeo, le relazioni euroamericane. Dopo il peggioramento dei rapporti BrandtPompidou, dopo il famoso scontro di Washington Ira fobert a Schmidt, si mette in moto un tentativo di normalizzazione. Il clima dell'incontro — definito «privato» — si preannuncia buono. Nonostante i due Paesi non possano cambiare bruscamente le rispettive politiche (che sono antagoniste e concorrenziali), Schmid! giunge a Parigi con due segretari di Stato (Finanze e Agricoltura) e con un ragionamento preciso basato su due argomenti. Primo, occorre evitare a tutti i costi uno « sfasciamento » del Mercato Comune. Secondo, c'è una sola priorità per evitarlo: sostenere l'economia francese. Il cancelliere tedesco proporrà quindi a Giscard d'Estaing ima di sostegno « privilegiate » per equilibrare la bilancia commerciale francese. La Francia, che rifiutò il famoso prestito di Brandt a Pompidou, potrebbe cominciare su queste basi un nuovo dialogo. Debutta, con questo incontro, il nuovo ministro degli Esteri, fean Sauvagnargues, la cui scelta è bene illuminata dall'avvenimento. Fino a pochi giorni fa, Sauvagnargues era ambasciatore a Bonn, stimato come negoziatore serio, come « amico della Germania », ex professore di letteratura tedesca. La sua chiamata al Quai d'Orsay, e l'inaugurazione della nuova politica estera con un incontro franco-tedesco, favoriscono ovviamente un parallelo. Nel 1958, dopo la riconciliazione ParigiBonn voluta da Schuman, e mentre nasceva il Mercato Comune, De Gallile cercò nell'ambasciata di Bonn il nuovo ministro degli Esteri. Allora l'oscuro diplomatico, Couve de Murville ebbe l'incarico di dare un asse franco-tedesco all'Europa. Sedici anni dopo, in piena crisi europea, Giscard d'Estaing ha cercato ancora a Bonn l'uomo che — dopo il licenziamento di fobert — deve formularg'i la « nuova » politica estera. Chi è Sauvagnargues? Cinquantanove anni, professore in Germania fino al '59, entrato in diplomazia col regime di Vichy, ma poi passato nelle « Forza francesi libere » di De Gaulle, pare somigli a Couve de Murville nel carattere freddo, difficile agli approcci. Pare che i diplomatici non lo giudichino un grand-uomo, ma « capace di lavorare », e molto vicino a ScheeI, il Presidente tedesco. Nella sua carriera, ha brillato una volta: nel 1972, quando si ridiscussero gli accordi a quattro per Berlino. Ora può brillare una seconda volta, mostrando che cosa cambia nella politica estera francese dopo fobert. L'epoca fobert è stata inquieta, contraddittoria, sostanzialmente antitedesca e antiamericana, anche se l'ex ministro, oggi, uscendo di scena ha dichiarato « di non essere stato antinessuno, ma solo profrancese ». Essa lui significato una serie di battaglie di retroguardia, per dare alla politica di Parigi ancora un po' di spazio « nazionalista » dopo la sua crisi provocata dalle intese Usa-Urss del giugno '75. Un anno dopo, il cambio della guardia significa il fiuto forse più importante nel rivolgimento presidenziale avvenuto in Francia. Prima di muovere il suo primo passo politico, il nuovo Presidente francese ha oggi Ietto il tradizionale messaggio alle Camere, affrontando il Parlamento. Anche qui ha voluto rinnovare lo stile presidenziale, invitando i deputati a restare seduti, e sollevando parecchie proteste. Il presidente della Camera, Finire, ha dovuto ristabilire la calma con tre scampanellate, ma una trentina di deputati gollisti sono rimasti ostinatamente in piedi, rivelando lo spirito ostile che lentamente sta prevalendo in parte del movimento gollista. La direzione Udr ha fatto precedere l'entrata del Presidente in Parlamento da una decisione severa. Il partito gollista considera che i cinque gollisti chiamati al governo da Giscard vi siedono « a titolo personale » e che l'appoggio futuro sarà « condizionale », deciso di volta in volta. Su questo sfondo parlamentare polemico (anche i centristi espulsi hanno oggi espresso la loro « necessità di riflessione », prima d'impegnarsi al voto) Giscard ha comunque continuato il suo discorso ispirato al principio del « cambiamento nella continuità ». Quanto alla politica estera, sia nel discorso al Parlamento sia in numerosi messaggi oggi inviati a Podgorny, a Kissinger, a Schmidt, a Leone e ad altri i capi di Stato, il nuovo Presi- ; dente ha tracciato un quadro abbastanza vasto. In generale egli pone l'accento sulla « continuità della politica d'indipendenza e dell'autonomia di decisione francese », nella ricerca di una « cooperazione da svolgere ovunque ». Quanto agli Usa, ha parlato di « coopcrazione sulla base di un'uguaglianza di diritto ». Quanto all'Urss, s'è impegnato a « restare fedele agli orientamenti di Pompidou » e a « intensificare relazioni soprattutto economiche ». Quanto alla Germania, egli si augura « una azione comune nell'obiettivo prioritario del rafforzamento europeo ». Quanto agli arabi, ha promesso la « continuazione della politica di amicizia ». Nel messaggio al presidente Leone, ha detto « senza appelli mediterranei »: « Sono certo che la cooperazione italo-francese, sempre più stretta e fiduciosa, gioca un ruolo essenziale nella prosperità dell'Italia e della Francia, permettendoci di contribuire efficacemente alla costruzione dell'Europa ». La sua tesi di fondo è comunque che « qualsiasi gestione di una politica estera presuppone l'indipendenza e la sicurezza economica » e che perciò « il primo obiettivo oggi resta il risanamento economico della Francia e il riequilibrio degli scambi ». Praticamente, la novità sta in una politica estera collocata dopo la politica economica. Il silenzio sulla « force de frappe » è significativo. Alberto Cavallari Jean Sauvagnargues