Lo "scandalo" di St-Vincent Tutti gli accusati si difendono di Francesco Fornari

Lo "scandalo" di St-Vincent Tutti gli accusati si difendono Il rinnovo della convenzione con il Casinò Lo "scandalo" di St-Vincent Tutti gli accusati si difendono L'avv. Cavcri, uno degli otto consiglieri regionali che avrebbero ricevuto denaro in cambio di grossi favori, dice: "L'accusa è infondata, potrei smontarla con una frase, ma non posso parlare" - Il direttore della casa da gioco: "Siamo tranquilli" (Dal nostro inviato speciale) Aosta, 30 maggio. Sospetti di corruzione nel mondo politico valdostano: otto consiglieri regionali hanno ricevuto mandati ci comparizione per un procedimento giudiziario nei loro confronti. Secondo il capo d'imputazione, avrebbero ottenuto dalla Sitav, la società che gestisce il Casinò di St-Vincent, rilevanti somme di denaro in cambio di «grossi lavori». Fra gli accusati si trovano l'avvocato Severino Caveri, che fu presidente della Giunta, l'attuale assessore alle Finanze Giuseppe Albanei, e tre consiglieri tuttora in carica: Mario Andrione, Claudio Manganoni ed Ennio Pedrini. Sono coinvolti nella vicenda gli ex consiglieri Mario Colombo, Francesco Balestri, Giuseppe Casetta e, con diverso capo d'imputazione, Alberto Zorli, presidente della Sitav, Carlo Gabriele Cotta, amministratore delegato della società, l'ex sindaco e consigliere di amministrazione della Sitav, Alessandro Petetti. L'elenco degli accusati comprende anche Romolo Conversano, ex intendente di Finanza di Aosta (per aver omesso la corresponsione dell'Ige sui proventi di gioco e di quota parte di mance da parte della Sitav) e il capo divisione del ministero delle Finanze competente in materia di contenzioso Ige, riguardante anche la Valle d'Aosta, Salvatore Guccione. Infine, a Milano è stato arrestato Alfredo Ferrante, indicato come ex funzionario della società che gestisce il Casinò di StVincent, anch'egli accusato di corruzione: avrebbe funzionato da tramite tra i dirigenti della Sitav e i pubblici amministratori, ai quali, in varie riprese, avrebbe consegnato somme di denaro per oltre 50 milioni. Alla base di questa operazione sarebbe stato il rinnovo della concessione alla Sitav per la gestione del Casinò, approvato quasi all'unani mità nel luglio '65 dal Consiglio regionale (essendo l'avvocato Caveri presidente di Giunta), con molto anticipo sulla scadenza della concessione stessa, fissata al 31 marzo dell'anno seguente. Questi i fatti. L'istruttoria, condotta dal giudice Cuzzola, è tuttora in corso perciò è inutile tentare di sapere qualcosa di più. Vincolato al segreto, il magistrato non rilascia dichiarazioni, gl'imputati preferiscono non parlare. Nei corridoi del Palazzo Regionale, dove oggi si svolgeva una seduta del Consiglio, si avverte un'aria di sbigottito stupore L'avvocato Caveri, l'unico che sono riuscito ad avvicinare, afferma che «l'accusa è infondata. Potrei smontarla con una sola frase, avrei molte cose da dire in merito, ma in questo momento non posso parlare». Alcuni consiglieri, non coinvolti nello «scandalo», riferendosi alla proroga della concessione alla Sitav approvata con tanto anticipo dal Consiglio e all'origine dell'imputazione nei confronti di alcuni colleghi, hanno dichiarato che « non era comunque possibile fare altrimenti». La convenzione tra la Sitav e l'Amministrazione regionale risale al giugno '46: il relativo decreto era stato firmato dal presidente Chabod. Per rinnovarla sarebbe stato necessario un nuovo decreto, ma era sorto il sospetto che la sua legittimità avrebbe potuto essere contestata perché questo atto non sarebbe più rientrato nelle competenze del Presidente della Giunta. Per questo, secondo alcuni, si era pensato di aggirare l'ostacolo concedendo una proroga alla concessione prima della sua scadenza. «Se questo non fosse stato fatto si correva il rischio della chiusura del Casinò, facendo perdere in tal caso all'Amministrazione regionale un gettito di vari miliardi». Qualcuno ha sottolineato che il nuovo atto aggiuntivo e modificativo della convenzione imponeva molte restrizioni alla Sitav, mentre aumentava l'utile per l'Amministrazione regionale di «circa trecentoquaranta milioni all'anno in base al bilancio dell'attività del Casinò relativa al 1966». Cifra che, oggi, è più che raddoppiata poiché il bilancio dello scorso rnno si è chiuso con un attivo di oltre dieci miliardi contro i quattro del '66. Uno dei direttori della Sitav ha affermato che «non si può parlare di tentativo di corruzione perché manca il presupposto principale per un simile reato: cioè un utile da parte di chi avrebbe corrotto». Questo direttore, che preferisce conservare l'anonimo, ha dichiarato che «la concessione della proroga è stato un affare per la società ma più ancora per la Regione. Noi abbiamo dovuto accettare condizioni che hanno notevolmente ridotto il nostro margine di guadagno, l'Amministrazione regionale, invece, ha ricavato un maggiore utile e inoltre aveva tutto l'interesse a rinnovare la convenzione con ima società che in tanti anni aveva dato prova di avere svolto un buon lavoro, aumentando gli utili con una progressione costante». Affermando che «dai nostri bilanci non risultano le cifre che sarebbero state stornate a favore dei consiglieri», il rappresentante della Sitav ha precisato che «contrariamente a quanto è stato detto, Alfredo Ferrante, l'uomo arrestato a Milano, non è mai stato v.n nostro dipendente e non ha mai collaborato con noi ». Tutti negano, dunque, tutti respingono le accuse. Al direttore della Sitav non risulta che la sua società abbia finanziato partiti politici, da parte loro i rappresentanti dei partiti respingono indignati questa ipotesi. In merito alla somma che i consiglieri avrebbero ricevuto, l'avvocato Caveri ribatte con una battuta: «Ci sarebbe molto da dire, in questo caso le responsabilità sono differenti, comunque io non ho mai ricevuto del denaro». Nei prossimi giorni il giudi¬ ce istruttore incomincerà gl'interrogatori di tutte le persone implicate in questo «scandalo» che minaccia di coinvolgere l'intera amministrazione regionale. Un episodio che il direttore della Sitav col quale ho parlato ha definito: «Una storia di cui si torna a parlare ogni tanto e non si è mai capito che origine abbia. Comunque noi siamo tranquilli e aspettiamo fiduciosi che la verità venga fuori». Francesco Fornari

Luoghi citati: Aosta, Milano, Valle D'aosta